Mestieri
meccanicoLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
TanzaniaData di partenza
1980Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Anselmo arriva in Africa nel 1980, diretto in Tanzania per avviare un progetto di cooperazione allo sviluppo. Ma l’arrivo in terra africana riserva delle sorprese, spiacevoli.
Primo scalo Bujumbura in Burundi nella missione dei padri bianchi. La missione dei padri bianchi è una missione importante; chi va a Bujumbura va lì, i padri hanno camere per dormire e una mensa per mangiare, fanno anche pensione, è un edificio molto grande. Ci siamo fermati un giorno o due, perché dovevamo aspettare che ci venissero a prendere per andare nella missione dell’L.V.I.A., che è a Rumeza, in un paese nell’interno. In missione venivano a mangiare anche dei civili che risiedevano in città; uno di questi era un imprenditore edile e nel parlare insieme mi chiese il perché della mia venuta in Africa e io glielo raccontéti.
Il mattino seguente siamo andati alla stazione per prendere il treno (che doveva partire alle ore 8), ma in Africa gli orari sono flessibili e siamo partiti un po’ più tardi (per la verità anche in Italia i treni non sono molto precisi). L’arch. Cattai, che aveva il dito sempre sul pulsante della macchina fotografica per scattare fotografie, scese dal treno per fotografare una macchina rudimentale per fare i mattoni e altre cose. Io, che ero sul treno, avevo visto due in borghese che lo seguivano da lontano, ma attenti a quello che faceva; lo chiamai e gli dissi: “Quei due ti seguono”. Lui mi rispose che erano foto senza valore, che gli servivano da pubblicare su bollettini, riviste ecc. Io gli dissi: “Guarda che in stazioni, ponti, gallerie e strutture militari è proibito fare foto”, ma Cattai era convinto che fossero fotografie senza valore; se fosse stato interpellato avrebbe detto questo. Finalmente si parte. Noi dovevamo andare a Manyoni. In Tanzania. Chi ci va in treno non deve aver fretta. Il treno è super accelerato, ti dà tempo di guardare il panorama. C’è da tenere conto che quella è l’unica linea ferroviaria esistente nel paese, una linea con un solo binario, quindi ad ogni stazione deve aspettare per dare la precedenza e non sempre alla stazione sanno se c’è un treno in arrivo; le telecomunicazioni sono molto lente. Dopo molte ore siamo arrivati in un paese che si chiamava Itigi. Il treno si è fermato e siamo stati fermi due ore e più, perché doveva arrivare un treno, ma, come ho detto prima, le comunicazioni sono sempre in ritardo. Abbiamo poi capito che il treno che finalmente è arrivato dopo tutto quel ritardo, era un treno militare che andava ai confini con l’Uganda, che era in guerra con la Tanzania. Era così spiegato il perché di tutti quei ritardi e quelle incertezze. Cattai, quando il treno si è affacciato in stazione, ha detto: “Questo me lo fotografo bene per ricordo per tutto il tempo che ci ha fatto perdere”: Itighi era a 15 Km da Manyoni, quindi oramai eravamo quasi arrivati. Non appena Cattai ha fatto quelle foto al treno sono arrivati due militari, gli hanno sequestrato la macchina fotografica, ci hanno ammanettati, e ci hanno portati in uno scompartimento a due posti con una guardia armata. Arriviamo dopo poco tempo a Manyoni. I padri ci chiamavano, gridavano, noi ci siamo affacciati al finestrino e abbiamo loro fatto capire e vedere che eravamo ammanettati. I padri sono saliti sul treno, han parlato con i militari, ma non c’è stato nulla da fare. Sono stati irremovibili.
Il viaggio
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