Mestieri
assistente tecnico, contadinaLivello di scolarizzazione
diploma scuola media superiorePaesi di emigrazione
Sud AfricaData di partenza
1996Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Temi
paesaggioTemi
paesaggioHa inizio un “viaggio nel viaggio”: Francesca e la compagna, Sandy, partono in autostop da Città del Capo verso la regione del Transkei.
Lasciamo Città Del Capo in autostop. Non so dove stiamo andando, né quanti chilometri dobbiamo percorrere, non so nemmeno che giorno è, e non lo voglio sapere. Mi sento come un pezzo di legno trasportato dalla corrente. La parte di me che vuole dirigersi a Johannesburg deve adeguarsi al programma di Sandy, mi affido a lei. Johannesburg sembra così lontana ed impossibile, eppure, dentro di me di nuovo una voce mi rassicura che sarà una tappa del mio viaggio. Intanto stiamo su una strada a quattro corsie, è molto bella e desolata. Arriva il momento di lasciare la via principale, evidentemente ci stiamo avvicinando alla nostra meta. Spesso a fermarsi sono i bakkie, che sono mezzi molto usati in Sudafrica: si tratta di camioncini a due posti, aperti dietro per il trasporto di materiale, sono quasi più diffusi delle utilitarie. Sono comodi perché prendi il passaggio e te ne stai seduta dietro senza dover chiacchierare con nessuno e senza rischiare di essere importunata. Finora, viaggiando, abbiamo incontrato soprattutto persone simpatiche ed interessanti. E’ molto facile in Sudafrica vedere africani-neri spostarsi in autostop, infatti difficilmente hanno la patente e tanto meno l’auto. E’ molto comune vedere persone, intere famiglie, lungo le strade con in mano dei cartelli con scritta la città da raggiungere, o scorgere persone che camminano dove all’orizzonte non si vede nessun tipo di abitazione. Altri dormono lungo la strada appoggiati ad un albero senza avere uno zaino, niente, nemmeno le scarpe. Quelli che ci offrono passaggi lungo questo tratto, parlano tutti una lingua per me incomprensibile: l’afrikaans. Sì, ogni tanto a Città Del Capo avevo sentito usare questa lingua dei boeri che insieme all’inglese è la lingua ufficiale del Sudafrica, ma non immaginavo di trovarmi in zone dove non si conoscesse l’inglese. E’ una lingua molto dura, è un misto di olandese, inglese, portoghese e chissà che altro. Quasi tutti i prodotti in vendita, così come i cartelli, hanno le indicazioni bilingue. Dopo l’arrivo dei portoghesi, in Sudafrica ci sono stati altri due grandi flussi di colonizzazione: prima gli olandesi chiamati boeri, poi gli inglesi. Ci sono state anche guerre sanguinose, con spartizioni territoriali, che hanno evidentemente consentito in certe aree la prevalenza di una lingua piuttosto che un’altra. Sandy mi informa che la rivolta degli studenti di Soweto negli anni settanta fu proprio contro l’uso dell’afrikaans come lingua ufficiale nelle scuole. In quella situazione numerosi ragazzi e ragazze furono falciati dalla polizia durante una manifestazione pacifica. Rabbrividisco. Noto che anche l’inglese-sudafricano è molto più duro di quello britannico, è ancora più sintetico ed è pronunciato sempre con un tono molto secco ed asciutto, come un comando per intenderci. E’ un modo che esaspera il senso dell’autorità. Personalmente lo trovo ridicolo, ma ritengo sia stato efficacie per mantenere il proprio “senso di superiorità”.
Il viaggio
Mestieri
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