Segnali di resa

21/1/1943 Gli incendi continuano a succedersi. Docks di porto, magazzini, macchine, polveriere… Stiamo facendo saltare in aria munizioni di artiglieria tante da poter condurre la guerra per due anni! In mattinata vado al btg. Folgore per dare il cambio a F. I miei uomini vanno, col mio consenso, alle sussistenze. Quanta infinità di roba e di materiale! Scarpe, giubbe, divise di panno coloniale, pastrani, indumenti di biancheria, biscotti della salute, marmellata, caramelle e farina, farina, farina e olio, olio, olio. Ad entrare nelle sussistenze si ha l’impressione della catastrofe: fusti sventrati, damigiane spaccate, casse rotte e da ogni parte cola olio, vino, sciroppi e allagano le stanze, escono fuori, mentre borghesi e soldati, nella più disordinata confusione guazzano in questo mare semifluido per pigliare quello che più piace. Per quanto tempo avrebbe potuto mangiare l’Armata d’Africa? Gli uomini, con la più completa incoscienza, ridono nello sgavazzare in tanta abbondanza e il poter disporre di un pacco di caramelle da due chili non fà loro minimamente pensare che oggi dovremmo piangere.