Paesi di emigrazione
Sud America, , Nord America, AsiaData di partenza
1907Periodo storico
Periodo post-unitario (1876-1914)Salpato dalle coste occidentali degli Stati Uniti, e diretto verso il Giappone, Sebastiano Mele a bordo della nave “Puglia” viene trasportato alle Hawaii: la proverbiale bellezza dell’arcipelago non delude le sue aspettative.
Il mare non ha nulla di normale. L’acqua di un turchino cupo cupo, quasi nero è prodromo di una qualche non lontana tempesta. Infatti dopo due giorni incomincia il vento a levarsi forte e aumenta gradatamente d’intensità. Lo abbiamo in poppa e non ci preoccupa tanto benchè prendiamo delle sbandate da far paura. Dopo nove giorni siamo in vista delle Haway. E’ una mattinata primaverile, sull’orizzonte chiarissimo, senza un nembo, di un azzurro da fare invidia al cielo di Napoli, spicca chiarissima l’isola paradisiaca di Honolulu. Questa perla perduta nell’infinito spazio delle acque tormentate da potenti venti di ogni direzione, è la vera espressione del bello dell’insuperabile. E’ un rifugio in questo immenso oceano pieno di insidie. Mano mano che ci avviciniamo l’impressione aumenta tanta è la meraviglia di questa oasi coperta di cicas e di gaggie delle quali sentiamo in lontananza l’inebriante profumo. Di sfuggita avevo letto qualche brano di Espatriata di Mantea, e ciò aumentava in me il desiderio di visitare Honolulu. Mi sembrava di avere un grande interesse di giungervi. Avevo già visitato le Seicelle e Madera ma Honolulu l’immaginavo più bella e più attraente. Non mi ingannai. Nulla di più moderno dell’aspetto di questa cittadina americana sì, ma che conserva assieme alla forte razza kanaka le linee e i costumi suoi particolari. Gli enormi palmizzi sovrastano con i loro immensi fogliami cadenti l’abitato. Una rete fittissima di trams circola in ogni senso per l’isola degli innamorati. Gli americani l’hanno preferita per il viaggio di nozze e le coppie di sposi novelli vi approdano coi grandi piroscafi per godervi la luna di miele in questo paese d’incanto. Gli indigeni, con la testa inghirlandata da garofani sono dì una perfezione assoluta. Amano, più di qualsiasi altro popolo, lo sport. Delle passeggiate amenissime, quasi letteralmente coperte da piante esotiche rarissime, sono percorse da innumerevoli automobili e da eleganti amazzoni. Tutto è bello. La natura pare abbia usato un grande privilegio. E’ il paese dei fiori e degli amori. Le ragazze ne intessono delle ghirlande odorose e vi si adornano i capelli come pure i loro sposi. Gli americani, (peccato) con la loro civiltà non fanno che ogni di più scomparire gli usi intimi di questa gente forte, fino a pochi anni fa indipendente e patriarcale. Lo scopritore Kook vi lasciò la vita. La popolazione affabilissima e superba della loro razza ha per noi italiani un rispetto profondo. Una domenica, prima della nostra partenza, la banda musicale della città ha voluto tenere un concerto a bordo. Una signora indigena ha cantato vari pezzi a modo loro tenendoci allegri tutta la sera. In questo paese, se pure infinitamente lontano da qualunque altro centro, non manca nulla. Il 31 d’ottobre, dopo esserci premuniti contro i possibili temporali e forniti di tutto l’occorrente per la traversata (la più lunga che si possa compiere) partiamo diretti per Yokohama.
Il viaggio
Paesi di emigrazione
Sud America, , Nord America, AsiaData di partenza
1907Periodo storico
Periodo post-unitario (1876-1914)Gli altri racconti di Sebastiano Mele
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