Mestieri
marinaioLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
India, Portogallo, SudafricaData di partenza
1914Periodo storico
Periodo post-unitario (1876-1914)È il 1915, mentre in Europa divampa la Prima guerra mondiale, il marinaio Pietro Ernesto Galli è in Africa del Sud, in attesa di imbarcarsi per l’Inghilterra racconta a casa alcuni episodi di vita quotidiana.
(appunti) del 29/1/1915
Il 24 partimmo da Durban per il ritorno East London, porto Elisabetta li abbiamo rivisitati pure al ritorno, di piú Algoa, Mossel igav, Capo di Buona Speranza, sono tutti porti a breve distanza situati su di una costiera, quasi nuda e sterile, lungo il mare. Tutti posti che non vi trovo granchè.
(appunti) del 1/2/1915
Città del capo- la città – A pranzo in un convento – La festa dei morti – Schiaffeggiato sulla pubblica via.
Ritornatevi alla mente il monte dei nostri monti, il Marcl~ una piccola montagna così a picco, disseminata ogni tanto di qualche pianta vegetativa con delle stradicciole tortuose che conducono alla cima. Questo è il ritratto del piccolo monte che sovrasta la Città del Capo. Anche qui vi sono molti europei e fra i quali tanti tedeschi, tanto vale che molte tabelle indicative sono scritte prima per inglese e poi per tedesco. LA, città è bella , elegante e pulita ma …… molto monotona. Per chi vi arriva da londra, abituato a vedere tanto traffico, la giudica una piccola città di provincia. Qui i signori vengono a passarvi la stagione cpportiva, specialmente la caccia al bestiame grosso; il leone, la tigre, ecc. ecc. Mi si dice vi siano pure molti serpenti.
Pranzo al convento
Giunsi a Città del Capo nel meriggio e appena finito il servizio mi ritirai in cabina per prepararmi ad uscire per visitare la città, il tempo era breve al giorno dopo si doveva partire per Londra.
Ero in costume adamitico, camicia e mutande; due colpi leggeri, leggeri risuonarono alla porta, io senza sospettare chi fosse il visitatore diedi il “avanti “. La porta si apri, e comparve alla mia presenza la monaca di Newcastle.
Rimasi di stucco. Con passi leggeri e ben sicuri, incrociando le mani a mò di preghiera, col viso sorridente e lo sguardo maligno, mi si avvicina e quasi genuflettendosi, mi dice: “Ho il piacere di dirvi, che la Madre Superiora mi ha fatto l’onore di concedermi di invitarVi a pranzo questa sera al Convento”. Le sorprese si susseguivano, e non potevo capirci niente.
Mi rimisi dallo stupore subito e Le risposi: “Di tutto cuore ringrazio Voi e la Madre Superiora della cortesia ehe, state per usarmi, ma dispiacente non posso soddisfare il Vostro desiderio la nave parte domani e stasera devo andare in città”. Ma inutile, tanto mi pregò che accettai. Mi vestii, ossia mi vesti e dopo averle offerto un Wischy alla soda partimmo. Giungemmo al convento. Appena entrato venni ammesso alla presenza della Madre Badasse, cosi vuole la regola, e mi parla, (mi interroga veramente) da un inferriata, poi passando da un corridoio all’altro salendo diverse scale giungemmo alla sala degli invitati.
Questi scuri corridoi e quelle ripide scale, mi diedero una impressione talmente triste che quasi divenni cupo, il cuore mi si serra, e ben volentieri avrei fatto dietro front. La sala da pranzo era molto semplice ma pulita. Il banchetto constava di tre coperti, la monaca di Newcastle io ed una assistente, (nel mio caso la regola vuole un’assistente, guant’unque fossi parente, una suora non può trattenersi a tu per tu con un uomo). Il pranzo non fu troppo frugale, ma però, ……. Tenemmo conversazione in Italiano, e la povera assistente sbirciava di qua e d la, tanto non capiva nulla. Alle 9 una campana a rintocchi da morto annuncia l’ora della preghiera e riattraversando quei corridoi, sepolture dei viventi, raggiunsi il portone d’uscita.
Mi trattenni ancora per 10 minuti. “Ebbene, dissi cosa avete deciso, rinunciate al mondo o alla clausura? La bella suora cella voce commossa mi rispose; Ritorno a Newcastle, abbandono definitivamente l’abito monacale, a papà ho già notificato la mia decisione. -Fate meglio a far così le dissi e se vi manca la vocazione, io dentro a queste mura non ci starei nemmeno un giorno. Con una affettuosa stretta di mano ci lasciammo. La vita claustrale mi ha sempre ripugnato. Mi metto in cammino per visitare la città. Un grande belamento di pecore arresta il mio cammino e vedo da un bosco che si innalza un grande chiarore. Mi avvicino. Era un camposanto! Non un segno di croce, non una zolla smossa, tutto disseminato di lumi. Una moltitudine di neri pregava, ossia chi cantava, chi piangeva, chi sgambettava e chi faceva altri scherzi; in complesso era un vero bordello; assistei a questo teatro per una buona mezz’ora, poi vedendo che la recita era sempre quella mi stufai e fuggii.
Schiaffeggiato
Sono a zonzo per la città, saranno state le 11 p. passate, camminavo in un marciapiede ed a testa alta, osservavo i palazzi e le botteghe dall’altra parte, ero piuttosto contento per aver pranzato al Convento, me la fischiettavo, cioè facevo uscire con pressione il fiato fra mezzo le labbra. Avanti di me vi era una donna e come me camminava a testa alta e guardava dall’altra parte, la raggiunsi e non curandomi di lei, continuai la mia fischiata, sorpassatala di alcuni passi, essa mi chiama; mi rivolto ed essa mi dice cosa voglio, nulla ancor sospettando dell’equivoco mi fermo; mi ripete cosa voglio e cosa cerco eppoi con forza mi regala un manrovescio sulle labbra, lo schiaffo fu sonoro al punto che lì per li credei di aver perso qualche dente. Volevo reagire perché sapevo di non avere intenzioni non oneste ma pensai che se avessi allungata la disputa, per me, per ben che fosse andata avrei dovuto dormire in prigione. Solo tentai di spiegarle l’equivoco, ma essa sempre più forte continuava ad insultarmi, la gente cominciava a fermarsi e per caso passò un tram, saltai su quello e fuggii. Che bel ricordo di Città del Capo!
Il viaggio
Mestieri
marinaioLivello di scolarizzazione
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