Salvati dagli ascari

Come scorta e difesa ogni cammelliere era armato di fucile, sul quale si poteva fare poco affidamento, perché troppo interessato alla custodia dell’animale che aveva in consegna dal proprietario, dal quale era pagato. Ai cammellieri si aggiungevano gli ascari che il medico dei Battaglione non riteneva temporaneamente idonei a seguire i combattimenti. L’aiuto valido sul quale potevo contare mi era dato da due graduati con una decina di ascari, appassionati e pratici di tale servizio, armati anche di due mitragliatrici leggere. Ad essi è andata sempre la mia riconoscenza perché, confesso che senza questo piccolo gruppo di valorosi non so come sarei riuscito a cavarmela. Per avere un’idea di questo servizio, basta immaginare in pieno deserto, la lunga carovana che talvolta superava i due chilometri in marcia col passo lentissimo sotto il sole che sembrava voler bruciare tutto, con carichi di ogni ben di Dio che faceva gola ai ribelli, costretti a vivere delle scarse risorse locali e che sapevano in quali difficili condizioni ci saremmo trovati se privati dei rifornimenti lontani dalle basi. La carovana era perciò un obiettivo ghiotto per i ribelli che ci seguivano sempre a distanza, pronti ad approfittare di località adatte per sorprenderci, ciò che purtroppo qualche volta è accaduto. È da tener presente che, ai primi colpi di fucile, i cammelli si sbandano, buttando il carico a terra, i cammellieri, come ho detto, anziché rispondere al fuoco, pensano all’animale e quelli destinati alla difesa sono sempre troppo pochi e insufficienti. La fortuna è stata benigna verso di me, le poche volte che siamo stati attaccati, ci è stato sempre possibile avere l’intervento del Battaglione non molto distante.