Mestieri
insegnante, pittriceLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
RussiaData di partenza
1969Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Sara, il marito e il gruppo di amici sindacalisti in viaggio in Russia approdano a San Pietroburgo, ai tempi ancora denominata Leningrado in onore del leader della rivoluzione russa.
24/7/69
A Leningrado ci aspettavano, nell’aria gelida e caldo umida di una opaca mattina tra il via vai confuso della modesta stazione ho visto venirmi incontro sorridendo un giovanotto biondo che mi ha offerto un garofano rosso. Era il capo di un gruppo dei sindacati che aveva avuto l’incarico di riceverci e non so perchè fra le tante signore della comitiva si sía rivolto proprio a me. Ricevo l’omaggio con piacere e cerco a gesti di far capire che l’ho gradito e mi dispiace soltanto che a Leningrado non ci sia il sole. Ci lasciamo poi portare all’albergo anch’esso grigio e vecchio in una zona periferica della città dove l’unica cosa che colpisce è una piccola chiesa chiusa, tutta ricamata di bianco e rosa che spicca come una torta di marzapane su di un prato verde: la vedo da una finestra dell’albergo mentre vado in camera e resto incantata a guardarla sognando. Vorrei poter rimanere in camera a riposarmi e sognare, ma sembriamo spinti da una forza inarrestabile. Alle 10 ci portano in visita alla città e io dormo: mi sveglio solo quando d’improvviso mi trovo davanti al mare sulla punta dell’isola dove sorge Leningrado e mi accorgo allora di essere a Nord con l’animo e gli occhi protesi verso il capo del mondo da cui il vento sembra portarmi la luce dei ghiacciai. Soltanto Venezia può dare a chi vi arriva il presentimento di orizzonti lontani e luminosi come Leningrado, ma in questa città il ma-re entra con respiro più largo possente: alla foce della Neva sembra gonfiarsi e sommergerla nel suo azzurro lasciandosi solo il disegni rosa sottile delle sponde segnate dai bassi e lunghi edifici bianco verdi da cui emergono lunghe punte d’oro affilate. Resto a lungo a guardare il via vai dei vapori e delle navi che avanzano fino qui in città e mi propongo di venire la sera alle due a vedere quando alzano i ponti. Dopo poco sono a guardare di sotto in sù la statua di Pietro il Grande nella omonima piazza vicino al mare dove sta all’ancora la nave Aurora che diede il segnale della rivoluzione con un colpo di cannone; pochi istanti dopo eccoci davanti a quel palazzo incantato che è il Palazzo d’Inverno nella immensa piazza dove ho appena il tempo di pensare che anche in luoghi da fiaba come quello possono accadere fatti truci di sangue quale fu la rivoluzione. La guida ci spiega quei fatti nei più minuti particolari, ma io non riesco a distogliermi dall’incanto di quei colori verde-oro-bianco che brillano sotto il sole. Vorrei rimanere a fantasticare… ma dopo poco mi trovo nel Cimitero di Leningrado davanti a uno sterminato oceano di croci senza nome e il trauma è per me così forte che mi metto a piangere a dirotto. Non riesco a capire come si possa pensare e dire davanti a una simile terrificante visione che la guerra porta in fondo dei benefici all’umanità: lì sotto quella terra erano sepolti uomini che avrebbero dato al mondo la loro giovinezza, il loro lavoro, opere di poesia, di scienza e ora non si sapeva nemmeno chi erano: venuti su questa terra erano stati travolti da un mostro anonimo e disumano per lasciare noi lì a piangere e a portare fiori. A un compagno di viaggio che voleva farmi meditare sulla guerra e i relativi benefici, specie di natura economica, rispondo male dicendo che’non voglio sentire simili eresie. Fecero bene le guide a portarci prima al Cimitero narrandoci le atroci sofferenze del popolo di Leningrado assediato per due anni dai nemici nell’ultima guerra; subito dopo pranzo ci condussero al museo di Lenin narrandoci la storia della presa del potere. Questo itinerario basato su fatti senza contenuti di natura politico-filosofica è estremamente significativo: ognuno di noi ha modo di tirarvi su le conseguenze che vuole anche se dopo però tutti ci ritroviamo a comprare ninnoli e nannoli ai berioska come se non avessimo visto né imparato niente.
Il viaggio
Mestieri
insegnante, pittriceLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
RussiaData di partenza
1969Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Gli altri racconti di Sara Cerrini
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