Paesi di emigrazione
AlbaniaData di partenza
1941Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Temi
Temi
Butini, radiotelegrafista del Regio Esercito italiano in guerra sul fronte Greco della Seconda guerra mondiale, nel 1941, avanza verso Agirocastro, città albanese a lungo contesa dagli eserciti belligeranti.
Qua non si dorme mai; si cammina invece chilometro dopo chilometro da circa otto ore, con questo zaino che pesa, pur se alleggerito delle cose non indispensabili, sostituite da alcuni pezzi della stazione radio che dobbiamo portarci a spalla, perché il mulo è morto. E’ circa mezzanotte e al bagliore di una pallida luna si intravede il costone di una montagna rocciosa alla cui base passa la mia “Casale” romagnola, con in testa il generale Navarrini. La colonna si ferma ed io mi siedo su un mucchio di sassi al lato della strada con lo zaino ancora in spalla; mi addormento e non sento l’ordine di ripresa della marcia. Mi ridesta qualche colpo di fucile e nella solitudine preoccupante della notte di guerra, non so orientarmi. Ho perso il contatto con la mia compagnia e con i commilitoni della stazione radio; il pensiero di ritrovarli mi assilla. L’ansia di ricongiungimento mi guida per vie traverse e viottoli scoscesi verso il posto da dove sento provenire gli spari. Raggiungo una pattuglia di bersaglieri del 3° di Roma che è in retroguardia alla nostra truppa e mi da l’altolà. Finalmente, a qualche chilometro da Argirocastro, poco prima dell’alba, raggiungo felice la compagnia. Ci fermiamo sulla strada che fiancheggia un piccolo torrente, poco sotto la città, ma il Comando non dà l’ordine di entrare con la forza e invia un gruppo in avanscoperta per gli accertamenti del caso; se non tornerà una risposta rapidissima, suonerà l’attacco. Al castello di Argirocastro con i primi arriviamo io e il sergente Saponaro di Ferrara. Urlando come fossimo un centinaio, in quei sotterranei, raccomandiamo obbedienza e disciplina alla folla spaurita ivi raccolta e accertiamo che non vi sono nè soldati greci nè armi. Sono le nove circa. Informiamo il Comando e la truppa si accampa nel castello. Verso le 11 arriva una numerosa rappresentanza di autorità e notabili del posto che, con bandiere ed evviva, inneggiano all’Italia e a Mussolini. Finalmente ci rifocilliamo e ci riposiamo un po’.
Il viaggio
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