Mestieri
perito industrialeLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
EtiopiaData di partenza
1935Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)È il 1° ottobre 1935, antivigilia dello scoppio della guerra d’Etiopia. L’Italia sta per sferrare un attacco in Africa Orientale, per espandere i propri possedimenti coloniali. Liberto Micheloni, artigliere del Regio Esercito, comandante di un reparto assorbito nel genio militare, è giunto da poco nel porto di Massaua, in Eritrea, luogo di assembramento e smistamento per truppe e merci. E racconta il clima che si vive in quei giorni infernali.
Alle ore 6 di questa mattina sono iniziate le operazioni di sbarco degli uomini e dei materiali. Ad eccezione di brevi soste, questo massacrante lavoro continua ininterrotto, fino al giorno 4. Avevamo dei materiali anche sulla motonave «Gianfranco» che era già in porto ad attenderlo, ed abbiamo dovuto provvedere a scaricare anche quelli. È difficile descrivere le sofferenze fisiche di questi quattro giorni, la sete è continua; l’acqua, fornita da alcune fontane, è tanto calda che non si può bere se non si provvede prima di raffreddarla un po’; anche per il vitto ci sono difficoltà sia per la scarsità, sia per poterlo distribuire ai soldati affranti e spossati, per il caldo terribile che sembra volerci annientare!! La notte, attesa con ansia e desiderio, non è però molto migliore del giorno; l’aria è ferma, ancora troppo calda ed umida, è impossibile riposare. La prima notte ho dormito sulla banchina, in mezzo ad un enorme ammasso di materiali, disteso sopra ad un copertone d’incerato. Le notti successive ho dormito in una baracca di legno, sdraiato su di una porta, che ho abbattuta e sistemata a mo di branda e rivestita con delle coperte da casermaggio. Nelle ore più calde della giornata, sono stati impiegati uomini di colore del presidio militare locale, in sostituzione dei nostri artiglieri, che non potrebbero sopportare questo faticoso lavoro alla torrida temperatura di Massaua; per noi Ufficiali, a turno, è invece necessario essere presenti per indirizzare e dirigere questi neri che, pur cantando, combinano… ben poco, fra il rumore assordante degli automezzi, la polvere, il sole implacabile, il sudore, l’enorme ammasso di materiali che invadono la quasi totalità della banchina… è veramente inferno!! Sulle braccia in particolare, ed anche sul resto del corpo, comincia ad apparire una eruzione cutanea il «lichene tropicale»; sembra di avere il morbillo, si suda terribilmente in continuità e questo aumenta il fastidio, rendendo penosi i movimenti! Fuori servizio, in compagnia dì altri due Ufficiali, abbiamo percorso alcune vie nell’interno della città. La folla dei bianchi militari e civili e della popolazione di colore, è numerosissima; vi sono negozi ben forniti e completi di tutto come in Italia, non mancano costruzioni moderne, Uffici pubblici, ospedale, farmacie, banche tutto ciò che necessita per la vita della città. Intenso il movimento di persone… indaffarate per le compere e forse anche in giro, per distrarsi… da parte mia non vedo il momento di poter lasciare, più presto possibile, questo «Inferno dei vivi»! Manifesti murali, attaccati un po’ ovunque, avvertono la popolazione che: — dal giorno 3 ottobre 1935, i territori dell’Eritrea e della Somalia, sono dichiarati «ZONA DI GUERRA».
Il viaggio
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