Mestieri
pubblicistaLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
Stati Uniti d'AmericaData di partenza
1995Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Ecco la famiglia di Loretta, la donna che Antonio ha conosciuto in Italia e che è andato a trovare fino a Lakewood, nei sobborghi di Denver.
Ieri pomeriggio, “party” in grande stile. Visita dei figli, e, rispettivamente dei nipoti, di Loretta. Ho messo sul fuoco due pentoloni di acqua, facendo in modo che bollissero all’unisono quando l’ultimo ospite fosse arrivato. Due chili di spaghetti. Chris, il terzo dei figli, aveva portato verdura cotta con una salsa piccante. Rick, il primogenito, è arrivato alle cinque, perché, anche se era domenica, doveva lavorare. In tutto eravamo diciotto persone: nove adulti e nove ragazzi. L’aglio era stato rosolato in precedenza e il prezzemolo lo si è tagliato a parte. Alle tre e mezzo, quando la pasta ha finito di cuocere (in genere, io spengo il fuoco prima che sia cotta e lascio che la cottura finisca a pentola chiusa), non tutti gli invitati erano presenti: mancava Laurie, l’unica figlia femmina di Loretta, l’unica che vive da sola, sta a Park, assieme al figlio, Lukas. I ragazzi sono stati subito serviti. Joe, il figlio maggiore di Chris (che fa il carpentiere), dodici anni, molto spiritoso, é allergico a certi alimenti, ma non certo alla pasta: ne ha voluto mangiare un altro piatto e mi ha fatto i complimenti per come l’avevo preparata. Questo ragazzotto un po’ cicciottello é un attore in miniatura, continua a distribuire battute a destra e a manca, tanto che i genitori devono intervenire quando diventa un po’ troppo aggressivo con i cugini. Nick, il figlio minore di Paul e Rhonda (bionda statuaria di origini prussiane, quando Loretta l’e ha scritto di me, le ha fatto i complimenti e le ha augurato una lieta intesa sessuale), mi ha fatto un omaggio di un coloratissimo dipinto. C’erano ritagli di carta argentata incollati su uno sfondo rosso corallo. L’ho subito appeso nella stanza dove dormiamo. Loretta, in mezzo a figli e nipoti, brillava luce da tutti i pori. I figli maschi, sono tre ragazzoni americani (italo-canadesi) ben piazzati, gioviali e alla mano. Chris, è il più estroverso e ridanciano. L’abbiamo incontrato anche stamattina, al King-Sooper, assieme alla moglie Lisa, e all’ultimo nato, Lee. Chris è carpentiere, con braccia in proporzione al suo fisico da mediomassimo, Paul è un po’ stempiato, e come Rick, il primogenito, è impiegato in una birreria. Anche Laurie é bene in carne, Loretta, in vena di confidenze, mi ha detto che sua figlia si lascia un po’ andare da quando é uscita dall’esperienza negativa del matrimonio con un militare di origine tedesca con il quale ha abitato in diverse parti degli Stati Uniti e dell’Europa, e anche in Sicilia, nella zona dell’Etna. Se fosse un po’ più magra, potrebbe passare per una tipica bellezza mediterranea: bel profilo, occhi e capelli neri, curve piene al punto giusto. Finalmente, quando tutto il parentado era al completo, anche gli adulti si sono seduti a tavola. La pasta era fredda, ho dovuto scaldarla, anzi, arrostirla, a Loretta piace di più di quella appena bollita. Anch’io, come quel napoletano che si é accorto che la pasta si può mangiare anche come contorno della carne, ho cominciato ad apprezzare la pasta con contorno di insalata verde. Paul, il marito di Rhonda, aveva portato un vassoio di verdure bollite che abbiamo mangiato come antipasto intingendole, alla maniera della “bagna cauda” piemontese, nella salsa, piccante e fredda. Chris, il papà di Lee e di Joe, mi ha chiesto se le bottiglie di vino italiano (tra cui un vino rosso di Casarsa), le avessi portate dall’Italia. Ho dovuto deluderlo, dicendogli che le avevamo comperate al supermercato. Le nipotine femmine di Loretta sono molto carine. La piú grande, Alana, occhi e capelli neri, alta e sottile, sembra una donna di Delvaux, una donna cerbiatto. Le due gemelline, curiose di vedere l’uomo italiano della nonna, Jenna e Denae, sono bionde e una ha la coda di cavallo. Ieri, le loro lunghe gambe erano inguainate nei calzettoni bianchi corti infilati, a loro volta, in scarpe di vernice nera. Mi hanno chiesto a che cosa corrisponde, ín inglese, la parola “ciao”. Gli ho detto, a “hello”, ma non è affatto vero. Ciao, credo, sia intraducibile.
Il viaggio
Mestieri
pubblicistaLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
Stati Uniti d'AmericaData di partenza
1995Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Gli altri racconti di Antonio Calvano
Atterraggio
Il controllo della dogana statunitense, a Washington, é stata una pura formalità. Mi sono messo in...
È proprio l’America
28.4.95. Un po' stanco, ieri sera, appena arrivato. Loretta mi è venuta a prendere in macchina...
Buffalo Bill
5.6.95. A Lookout Mountain, ieri, alla festa commemorativa dei funerali (avvenuti nel 1917) di Buffalo Bill....
Ritorno ad Amalfi
Quasi ce l'ho fatta. Oggi è l'ultimo giorno che passo in Colorado. L'altro ieri Chris mi...