Mestieri
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laureaPaesi di emigrazione
Stati Uniti d'AmericaData di partenza
1995Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Temi
tempo liberoTemi
tempo liberoA Lakewood, in Colorado, Antonio assiste a una commemorazione in onore del leggendario Buffalo Bill.
5.6.95. A Lookout Mountain, ieri, alla festa commemorativa dei funerali (avvenuti nel 1917) di Buffalo Bill. Molta gente era venuta al “mock funeral” a cavallo e anche a bordo di vecchie macchine. La piazza vicina al “Buffalo Bill Museum” era piena di figuranti in costume da “Far West”. L ‘uomo che impersonava la figura del leggendario avventuriero del West, sarebbe arrivato a cerimonia iniziata. Un omaccione dai capelli bianchi e dai baffi e la barba come nei ritratti oleografici che ho visto in qualche ufficio postale dei dintorni di Denver. Al Huffmann, forse è tedesco di origine ed ha un’espressione gioviale, però, appena sceso da cavallo, si è visto che non era più tanto giovane come voleva sembrare: la sua andatura, a dispetto del suo fisico imponente, era un po’ strascicata: le sue gambe arcuate, oltre che la sua lunga pratica dello sport equestre, rivelavano il peso dell’età. A dire il vero, Al Huffmann è arrivato un bel po’ dopo gli altri figuranti e precisamente, al momento della sepoltura del finto feretro in vetta alla collina dove sono sepolti, da quasi un secolo, Buffalo Bill e la moglie Louisa. La foto del finto Buffalo Bill l’avevo vista sui giornali, e allora, appena sono uscito dalla macchina, ho creduto di riconoscerlo. Ho chiesto a Loretta di farmi una fotografia assieme a lui, ma quando sono stato un po’ più vicino mi sono accorto che era un’altra persona. Questo signore aveva gli occhialini d’oro a stanghetta e le gambe, invece di essere arcuate, avevano un valgismo pronunciato. Loretta, ignara del mío piccolo dramma, l’ha pregato di posare accanto a me. L’uomo in cappotto di daino con le frange e un sombrero dello stesso colore, non si è fatto pregare e, molto cortesemente, mi ha chiesto come mi chiamassi. Gli ho detto il mio nome e ho aggiunto: “Sono italiano”. Ci siamo stretti la mano sotto i flash della Olympus di Loretta e poi, quello che io avevo preso per la controfigura di Buffalo Bill, mi ha augurato una buona giornata: “Have a good day”. Poco dopo, i figuranti (i baffi e parrucche erano finti, ma i costumi di cuoio e le armi erano veri) e la folla dei convenuti si sono riuniti attorno a una macchina nera da cui è uscito un damerino altissimo in tight. Il giovane allampanato, dall’aria un po’ lugubre si è avvicinato al portellone posteriore e l’ha aperto. E’ comparsa una bara di legno chiaro. I cowboys più prestanti e decorativi l’hanno sollevata e si sono avviati verso la collina. Nello stesso istante, una teoria di cavalleggeri ha preso a salire in mezzo al bosco nella stessa direzione. Ci siamo accodati anche noi. Tutti seguivano il funerale in silenzio anche se le facce che ho visto non erano tanto contrite. Il signore bene in carne vicino a me, ad esempio, stava fumando il sigaro. La bara è stata deposta in uno spiazzo davanti alla ringhiera metallica dietro alla quale c’era la vera tomba di Buffalo Bill. Tra i flash delle macchine fotografiche e gli zoom di un cameraman della televisione, sono iniziati i discorsi commemorativi. Ha parlato il sindaco di Golden, il comune a cui appartiene la tomba, un uomo corpulento in jeans e maglione con un pettine rosso aragosta che gli usciva dalla tasca posteriore dei pantaloni. Un biondino antipatico, tutto affettato, con un curioso grembiule che gli copriva l’abito di severa grisaglia sul cui doppiopetto spiccava una collana di oro con una croce (Loretta mi ha detto che era un rappresentante di una loggia massonica; Buffalo Bill, non lo sapevo, era un massone) ha letto una poesia un po’ vomitevole in onore dell’eroe della prateria. Poi è stata la volta di un vecchietto leggermente brillo che continuava a dire che sì, che lui c’era ai veri funerali, e quel giorno memorabile c’era molta più gente di quanta non ce fosse ieri. Finalmente, a cavallo del vecchio pony, è comparso lui, Buffalo Bill in persona che ha invitato i presenti a festeggiare la ricorrenza in modo consono alla manifestazione.
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