Cose insuperabili

Dicevo sempre: «Signore, fatemi morire il giorno dopo che son tornato a casa, ma non fatemi morire su questa terra». Queste parole le ho ripetute tutti i giorni che son rimasto su quella terra. In più, quando avevo del tempo, leggevo sempre quel librettino che mi aveva dato quel prete quando siamo imbarcati. C’erano cose tanto utili che mi facevano piacere. Dunque, finito l’assedio di questa montagna, abbiamo ripreso a camminare, da mattina a sera sotto quel sole scottante. Era sempre sereno e non si vedeva mai una nuvola grande come una mela. Quando si arrivava stanchi la sera, tutti bagnati di sudore tanto che i panni gocciolavano, si prendeva una piccola coperta che si portava sempre appresso, si stendeva per terra e lì si passava la notte. La mattina i panni si erano tutti prosciugati. Questa era la vita dì tutti i giorni. Più camminavamo e più le cose si complicavano, perché i rifornimenti rimanevano sempre più lontani e la sete e la fame aumentava sempre più. Strade non esistevano, tutti sentieri che andavano da tutte te parti. Si incontravano raramente qualche di questi neri. Quando vedevano che noi eravamo in molti e loro pochi, si inginocchiavano e ci baciavano le scarpe e dicevano delle frasi che noi non capivamo; tutto diverso se loro erano molti e noi pochi: ti prendevano e ti facevano tutte cose insuperabili.