Mestieri
contadinoLivello di scolarizzazione
frequenza elementarePaesi di emigrazione
EtiopiaData di partenza
1936Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Le fasi più cruente della battaglia dell’Amba Aradam, descritte da Morettini nella sua memoria.
Noi, si percepiva, come paga, una quindicina di lire al mese che, come c’era modo, io li spedivo tutti a casa, perché qui non c’era modo di spendere neanche se avessimo pagato mille lire per una sola goccia d’acqua, oppure per un grammo di pane, perché non esisteva. Un giorno siamo stati chiamati a dare il cambio a degli ascari venuti dalla Libia dove avevano sostenuto una battaglia con questi abissini. Si andò e si arrivò verso sera. Era un luogo molto boscoso. Giunti sul posto trovammo tanti morti che non si riusciva a camminare. Tutti neri. C’erano delle boscaglie, si guardava in mezzo, per tutto ve ne erano quattro o cinque. Si sentivano, anche lontano, dei feriti che si lamentavano. I loro colleghi rispondevano, ma noi non si capiva niente. Si dovette spingere questi morti da una parte e dall’altra per fare un po’ di posto per mettere le tende e lì passare la notte. La mattina si riprese a camminare per vari giorni. Sempre nelle stesse condizioni. Soprattutto sentivamo fame e sete che non si riusciva mai a calmare. Si arrivò in un luogo dove, poco lontano, vi erano questi abissini bene armati. Eravamo due battaglioni: primo e secondo. Noi si faceva parte del secondo. Ci fermammo in una posizione che era ben protetta da una grande roccia mentre il primo battaglione si schierò nella nostra sinistra disteso su una piccola altura e andando giù da questa altura un 50 metri. Questi abissini si trovavano giù in fondo nella nostra destra, dove c’era un bosco. Si sentiva tanto chiacchierare, tanto fracasso ma non si vedeva nessuno, dato che questo bosco era tanto fitto. Erano verso le quattro di sera, la nostra artiglieria sparava tanti colpi su questo bosco. Fin quando calò la notte. Tutta la notte eravamo in allerta. Finché la mattina, verso le ore cinque, questi escono da questo bosco dove erano in gran numero. Si lanciarono con tanta fretta, proprio all’impazzata, contro questo primo battaglione. Lo presero quasi di sorpresa. Cominciarono una grande batttaglia. In fondo a questo battaglione avevano piazzato una mitragliatrice di una certa importanza che dominava l’uscita di questo bosco. Come mitragliere era un certo C. di Padova che sparava senza tregua. Più ne distruggeva e più ne venivano fuori da questo bosco. Finché qualcuno di questi, riuscito a passare girando di dietro, con una scimitarra gli tolsero la testa. Lui e la mitraglia andarono giù per la scarpata. Questi abissini adoperavano questo sistema. Se erano 100 e ne morivano 99, quello rimasto seguitava a venire avanti. Con questa mitragliatrice ne aveva uccisi più di 80. Però, alla fine, si è riusciti a sapere che dei nostri ne erano morti quanti di loro.
Il viaggio
Mestieri
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