L’Ovest

L’Ovest è formato da città e montagne, deserti e praterie, boschi e colline rosse d’argilla, dove si trovano alcuni dei più famosi spettacoli naturali del Continente Americano: la Valle della Morte, il Grand Canyon, Monument Valley, il Deserto dipinto. Vicino a grandi città come Los Angeles, Las Vegas, Phoenix, San Diego si ritrova il classico folclore del West con i ranches, i cavalli, le mandrie tenute a bada da cow boys con cappellone e lazo, gli spericolati rodei, le orchestrine da ballo e chitarre che suonano vecchia musica “country”, palme e cactus sono legati fra di loro da interminabili strisce d’asfalto e acquistano così un senso d’insieme che durante il viaggio in aereo va quasi sempre perduto. La vastità del territorio e le tante cose da vedere ci hanno obbligato a stabilire in anticipo un itinerario. Siamo partiti da San Francisco, abbiamo attraversato il Nevada e l’Arizona, parte del Colorado, abbiamo toccato New Messico, l’Utah per ritornare in California da sud e risalire a San Francisco lungo la costa del Pacifico. Siamo partiti da poche ore quando ci accorgiamo che il camper ha qualche cosa che non va perché fa un forte rumore e siamo costretti a fermarci vicino a Merced dove pernottiamo. Agosto-mercoledì. Ci siamo svegliati alle sette e mezza, Stefano porta il camper dal meccanico e dobbiamo attendere fino alle tredici. Nel frattempo passeggiamo attorno ad alcune case della zona, per fortuna c’è un supermercato le cui porte si aprono automaticamente e così Lara si diverte un mondo ad entrare ed uscire. Con Sonia facciamo la spesa, fuori fa molto caldo, ma nell’interno c’è la aria condizionata, per ore facciamo il giro dei vari reparti, poi usciamo con la speranza che il camper sia pronto: vana illusione. I Mason ci ospitano nel loro Camper, ma qui non c’è la aria condizionata e fa caldo, con loro ci trasferiamo all’officina dove apprendiamo che manca un cerchione e che sono dovuti andare a prenderlo a San Francisco: Alle 12 e 30 smettono di lavorare per la colazione, riprenderanno alle quattordici e trenta. Nel frattempo passeggiamo sotto un solleone da scottature di terzo grado. A poca distanza c’è un salone con alcune automobili esposte, un signore esce e mi fa entrare offrendomi the e caffè, accetto volentieri il the che è freddo, e mi fermo per un po’ di tempo. Alle due e trenta i meccanici riprendono il lavoro, ma il cerchione non è arrivato. Si giunge ad un compromesso, mettono un cerchione già usato e così alle quindici e trenta possiamo partire.