Mestieri
impiegatoLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
AlbaniaData di partenza
1940Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Temi
guerraTemi
guerraGennaio 1941, l’Italia combatte la Seconda guerra mondiale e da alcuni mesi le truppe sono impiegate in una infruttuosa offensiva sul fronte greco-albanese. È lì che è destinato anche Aldo Biagioni
L’imbarco, a Brindisi, durò parecchie ore, perché le navi si avvicendavano al molo una per volta e la partenza evidentemente doveva essere simultanea, in unica spedizione. Dalla direzione presa dalle navi, ci accorgemmo che la nostra destinazione non era l’Africa, bensì l’Albania o la Grecia. Di scorta ci affiancava al largo un cacciatorpediniere e, dicevano, qualche sottomarino. Alle prime ore del pomeriggio eravamo entrati nel porto di Durazzo; una nave per volta. All’imbocco del porto, una nave, simile alle nostre, era inclinata su di un fianco, dicevano, silurata. Anche lo sbarco a Durazzo durò parecchie ore: una nave alla volta. Seduti a terra, lo zaino era una comoda spalliera, in attesa della ricomposizione dei vari reparti. Poi nuovamente in marcia, molto lenta, perché la stanchezza aveva affievolito tutte le forze. A Tirana ci accampammo alla svelta fuori città, ove passammo tutta la notte. Al mattino seguente, tutti pronti per riprendere la marcia. La capitale schipetara, in quella occasione, distrattamente la vedemmo in lontananza. Prima di rimettersi in marcia, tutti attendevano un buon rancio caldo. Niente: solo scatoletta di carne e galletta. Dopo ore di marcia, ci accampammo per la notte e, per rancio, apparve, per la prima volta, il minestrone “chiarizia”, imbarattolato similmente alla carne: un misto di cannolicchi e qualche raro legume. Si chiamava “chiarizia”, che era il nome del suo inventore. Riscaldato nella gavetta non era tanto male, ma era la prima e l’ultima volta gustato a caldo. In seguito, sempre freddo nella scatoletta di latta aperta con la baionetta. Un giorno durò la sosta, ma è bastato per riprendere le forza. Il buonumore era ritornato. Le canzoni montanare ripresero, molto appropriate durante la marcia di montagna. Attraversammo Elbasan e poi riposo nelle vicinanze di Berat. Lasciata Berat, parlare sì, ma niente più canti. Ci stavamo avvicinando al fronte. Squadriglie di aerei ci facevano dall’alto buona guardia. Aerei nemici non apparvero. La strada che percorrevamo era poco più di una mulattiera, ma centurie di operai militarizzati erano in opera per suo allargamento. Particolare incredibile e curioso: ogni tanto, lungo la strada ci imbattevamo in enormi tartarughe. Seppi dopo, che un soldato, a nome Maldini, di Bologna, specialista in gastronomia, con le tartarughe ricavava un ottimo brodo, così diceva chi lo gustava. La nostra marcia terminava a Paraboar, dove erano concentrati, in seguito, tutti i rifornimenti.
Il viaggio
Mestieri
impiegatoLivello di scolarizzazione
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AlbaniaData di partenza
1940Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Gli altri racconti di Aldo Biagioni
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