Mestieri
ufficiale medicoLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
EtiopiaData di partenza
1936Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)I drammatici effetti della battaglia dello Scirè, in Etiopia, nel 1936 raccontati da Manlio La Sorsa, ufficiale medico, che arriva nei luoghi in cui si è combattuto poche giorni dopo la fine della battaglia. Nel suo diario La Sorsa descrive l’aggressione dell’Italia fascista e i massacri compiuti come una missione per portare la civiltà nel Paese.
22 marzo Finalmente si arriva a Selaclacà (Selekleka, Ndr). Il villaggio è completamente distrutto. Durante il combattimento che si ebbe non molti giorni fa: tutta la popolazione, comprese le donne, i vecchi e i fanciulli vi parteciparono con accanimento ed eroismo, dando man forte alle truppe abissine, che cedettero il terreno palmo a palmo sotto lo strapotente assalto dei nostri baldi e gloriosi fanti, il micidiale tiro della nostra artiglieria e aviazione, la travolgente avanzata delle nostre armate. E tutti morirono, chi non preferì la fuga, tanto che il campo si colmò di morti, e ancora oggi dopo circa venti giorni, da diversi punti emana un nauseante fetore di carne putrefatta, ultimi avanzi abbandonati dagli avvoltoi già satolli, di gente che preferì la morte eroica anziché la sottomissione al nemico, e ciò forse per non aver compreso che questo desiderava soltanto portare la fiaccola della civiltà su quelle terre dove mai un raggio di questa aveva brillato.
26 marzo Siamo a Selaclacà, un villaggio abissino ormai distrutto, dì cui non è rimasto altro che un cumulo di pietre annerite dal fuoco che le bruciò. Esso non è ben precisato sulle carte geografiche, perché alcune lo portano molto a sud di Acsum, altre sullo stesso parallelo ad ovest; ma dalla via corsa ritengo che esso trovasi sulla diagonale del parallelogramma costruito sulle due direttive precedenti. Selaclacà è completamente circondato da montagne più o meno alte e costituisce come una grande conca, un avvallamento esteso parecchie centinaia di Km e piano come un tavolato. Il terreno fertilissimo, per la privilegiata sua posizione, per cui l’acqua, quando piove, scorre da tutti i monti e l’allaga.
28 marzo Sono stato a visitare i campi di battaglia che si trovano a qualche Km. da Selaclacà, e dove gli abissini non solo opposero tenacissima resistenza, apprestando fortificazioni e trincee, aiutati in ciò molto dalla natura del terreno, per resistere alla nostra avanzata, ma tentarono più volte di prendere l’iniziativa dell’offensiva, cercando di operare un accerchiamento alle nostre truppe. Gli armati abissini, costituiti da diverse migliaia di uomini, erano al comando di Ras Immerù, un capo che fin ora à mostrato, pur non avendone l’aria, maggiore tattica, molta più accortezza e strategia dei Ras Cassa e Sejum, che sono stati clamorosamente e solennemente messi allo sbaraglio. Ras Immerù infatti precedette il nostro attacco, previsto per il 2 marzo, di qualche giorno, e fin dal 29 febbraio il campo incominciò ad echeggiare di colpi e tuoni prodotti dall’esplosione dei proiettili di artiglieria. Andò all’assalto ripetute volte, tentando di rompere la nostra difensiva; poi visto che i suoi sforzi riuscivano vani, operò una tattica di accerchiamento, ma fu prevenuto in ciò dai nostri, che cominciarono ad attanagliarlo ai fianchi, e l’avrebbero chiuso in trappola se egli, visto fallire il suo piano, scoraggiato per le ingentissime perdite e per il ritardo nell’invocato arrivo dei rinforzi e dei rifornimenti, sentendosi in grande pericolo, non avesse ordinato la ritirata. Ma questa non fu disastrosa, disordinata, precipitosa come le altre, ma da capo intelligente e accorto cercò scampo nell’unico spiraglio rimastogli, contenendo la fuga, senza dar l’impressione al nemico dì ritirarsi sconfitto clamorosamente. Ma le perdite degli abissini furono ingentissime, i morti si contarono a migliaia; dovunque essi tentarono di contrastare la nostra irruente avanzata, il terreno si cosparse letteralmente di cadaveri. E ancor oggi a distanza di parecchi giorni dal sanguinoso combattimento, campo offre uno spettacolo stupendo ed orrendo di vita di battaglia feroce e cruenta. Sparsi in ogni luogo, sulla pianura e sui monti, nelle trincee e nelle caverne, nelle screpolature profonde della terra, ricoperte di erbe intricate, fortezze formidabili della natura, si vedono ancora i resti di una memorabile battaglia.
Il viaggio
Mestieri
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