Mestieri
ufficiale medicoLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
EtiopiaData di partenza
1936Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Manlio La Sorsa, ufficiale medico, registra nel suo diario quel che vede durante la guerra di Etiopia. I tanti, tantissimi morti etiopi, i morti e i feriti italiani. E le centinaia di tonnellate di gas lanciate dagli aerei italiani sulle truppe abissine.
Da ciò che posso concludere dalle tante notizie sentite e più o meno attendibili, la guerra si protrae stentata e difficile. Gli abissini oppongono una resistenza tenacissima e un coraggio incredibile! Mi diceva un soldato che era venuto da Amba Aradan ove era rimasto ferito in un combattimento, che questi abissini combattono con un vero fanatismo e si gettano a corpo morto a diecine incontro alle mitragliatrici non curandosi e non impressionandosi se queste anno già sterminati molti altri loro compagni nell’inconcepibile assalto; ed insistono fino a che qualche volta riescono a raggiungere i posti dove sono annidate le mitragliatrici e con le loro scimitarre spaccano furiosamente e selvaggiamente i nostri soldati, che eroicamente si difendono coi calci dei loro fucili e con le baionette. Da parte nostra si sono avute anche delle perdite considerevoli. La colonna Diamanti fu quasi interamente distrutta; la 28° ottobre decimata; gli ascari sono stanchi e avviliti e cominciano a dar segno di non voler più combattere con quella prontezza e quel coraggio che li à sempre caratterizzati, e si è avuta anche qualche ritirata da parte nostra come quella che dal Tacazzè ci à ricondotti nei pressi di Adua, e di dove in questi giorni si prepara un nuovo formidabile attacco da parte nostra per riprendere le posizioni perdute… Ma a queste notizie disfattiste se pure vere, non tengono conto delle numerose ed eroiche nostre azioni e vittorie, non tengono conto dei numerosi e gravi errori commessi antecedentemente da De Bono, non tengono conto delle enormi difficoltà che si debbono superare. I nostri soldati sono animati da coraggio e da altissimo senso di amor patrio. O visitato ieri un bersagliere ad un ospedale, che era stato ferito gravemente in un combattimento, che piangeva perché non lo facevano ritornare subito sul fronte per vendicare il suo amato tenente che cadendogli morente nelle braccia gli aveva detto: «non piangere ma vendicami!». La ritirata dal Tacazzè fu un’azione tattica decisa dal M.llo Badoglio per raddrizzare il fronte, organizzarlo e prepararlo a un formidabile attacco. Abbiamo avuto diverse centinaia fra morti e feriti, ma i morti abissini non si contano tanto sono numerosi. Chi è stato sul monte mi dice che in certi punti ove la battaglia si è infuriata maggiormente, il campo abissino si è riempito di cumuli di morti. Specie nell’ultima grande battaglia del Tembien, l’esercito abissino si è trovato chiuso fra le nostre incalzanti truppe e le centinaia di tonnellate di iprite gettate dai nostri areoplani al di là della loro linea. Fatti di eroismo fra i nostri se ne raccontano numerosi. I nostri fanti, i soldati della Gavinana, i militi della 28 ottobre, la stessa colonna Diamanti, pur subendo così gravi perdite, ànno combattuto eroicamente, rinnovando le gesta dei nostri grandi e invitti arditi, e delle antiche gloriose legioni romane. È falso che gli abissini siano male armati. Se è vero che molti combattono e si gettano in mezzo al fuoco delle nostre mitraglie, armati con solo scimitarre e bastoni, è pur vero che le truppe regolari sono armate ed equipaggiate modernissimamente. Gli abissini inoltre sono guerrieri per eccellenza che sanno combattere valorosissimamente, e sanno andare incontro alla morte con vero eroismo e fanatismo. Essi preferiscono gli accerchiamenti, la guerra a tradimento, ma quando sono costretti a combattere a viso col nemico, offrono uno spettacolo superbo di arditismo, di sprezzo della vita, d’indomito coraggio. Essi rinnovano gli attacchi ad ondate non curandosi e non avvilendosi se il campo è coperto di morti e se camminano sui cadaveri dei fratelli. Infine essi sono lusingati dal numero preponderante e sulla precisa conoscenza del terreno sul quale combattono.
Il viaggio
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