Mestieri
insegnante, ristoratriceLivello di scolarizzazione
diploma magistralePaesi di emigrazione
PerùData di partenza
1953Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)La sposina è partita da Genova con la “Antoniotto Usodimare”. Viaggia da sola, avendo contratto il matrimonio per procura: il marito la attende all’arrivo. Nel mese che trascorre a bordo ha modo di stringere nuove amicizie ed "esplorare" un pezzetto d’Europa.
Mare, gente nuova, bei pranzi (niente piatti da lavare!), programmi dettagliati della vita di bordo, cioè giornate scandite da programmi scritti e appesi nella sala di incontro di tutti i passeggeri, banane in quantità già a Tenerife.
“Il porto è due dita più lontano di Barcellona” scriveva a casa, “ho fatto gruppo con altre ragazze sposate per procura e con due ragazzine che vanno a raggiungere la mamma in Venezuela insieme allo zio. Imparo lo spagnolo parlando con spagnoli”.
Ad ogni porto imbucava per casa a Pontecchio e trovava la lettera del Bacchelli che le diceva che la aspettava, che non vedeva l’ora del suo arrivo, che le aveva preparato una casino coi fiocchi! E trovava anche una lettera della madre: “Stai attenta alle persone che hai intorno, non dare confidenza a nessuno, sappiti comportare, non chiacchierare troppo” e via di questo passo.
Non…non…non…Poi:
“Fai la comunione tutti i giorni”.
Ma le raccomandazioni della madre non potevano essere prese alla lettera tutte, perché la madre quel viaggio non l’aveva mai fatto e non sapeva prevedere i pericoli che c’erano. […]
Furono lunghi quei ventisette giorni di bordo, anche perché diventarono ventinove, dato che la nave aveva impiegato due giorni in più in un carico-scarico, imprevisto, di merci. Ma vide cose stupende! In particolare, una delle sette meraviglie del mondo: il canale di Panama; e vide in diretta e da vicino il passaggio delle navi attraverso le quattro chiuse che coprono il dislivello dei ventotto metri tra i due oceani, l’Atlantico e il Pacifico. […] Fu pieno quel viaggio, fu meraviglioso. La tristezza, l’angoscia, la paura del primo giorno furono presto sostituite dall’interesse per le cose circostanti. L’assenza dei famigliari non poteva sentirla, perché riceveva da loro lettere piene di dettagli sulla vita di casa, e lei riusciva a comunicare con la penna ogni sua emozione.
“Sto attraversando l’Oceano Atlantico: da otto giorni vedo solo cielo e mare, mare e cielo”. […]
“Stiamo navigando sull’Oceano Pacifico che di pacifico non ha nulla se non l’onda lunga lunga, che quando rientra o si ritira porta con sé di tutto un po’”.[…]
Certo si chiedeva spesso se mai avesse ritrovato lo stesso uomo che aveva lasciato andar via da solo, e in un paese sconosciuto. E lei avrebbe riprovato le stesse emozioni della ragazza che era in casa alla Longara?
Nei ventinove giorni del viaggio aveva avuto tempo e modo di pensare, vedere, guardare, soffrire. Aveva visto visi nuovi, aveva parlato con altre ragazze sposate per procura, aveva tenuto in braccio bambini che viaggiavano con la mamma e andavano ad incontrare il papà. Aveva raccontato storie di casa sua alle ragazzine che erano in camera con lei e andavano in Venezuela a raggiungere la madre.
Aveva seguito la scia che lascia la nave sul mare andando veloce veloce.
Il viaggio
Mestieri
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PerùData di partenza
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