Paesi di emigrazione
SomaliaData di partenza
1935Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Temi
colonialismoTemi
colonialismoÈ il 1935 e Vasco Poggesi è in Somalia, di stanza come radiotelegrafista della divisione Peloritana. L’Italia non ha ancora dichiarato guerra all’Etiopia, lo scacchiere dell’Africa Orientale non è ancora campo di battaglia, ma la tensione nell’aria è palpabile.
La notte dal 7 all’8 aprile è stata assai movimentata, soprattutto per la nostra compagnia. Già la nottata, tempestosa e satura di elettricità, doveva influire sui nervi dei miei compagni, già eccitati per una voce che correva alla sera. Si diceva, infatti, che un pericoloso bandito negro, due volte omicida, era riuscito a fuggire dal carcere, e si aggirava nei dintorni città cori l’intenzione, forse, di impadronirsi di armi e munizioni per proteggere la sua fuga. Fatto sta che, nella nottata, è risuonato un urlo lacerante, cui subito hanno fatto eco altre diecina di grida di terrore. Si crede che sia stato un soldato che, forse in preda a un incubo, ha lanciato l’urlo che ha provocato la scena invero POCO decorosa. È stato un momento di terrore bestiale, in cui più di metà della compagnia si è data a urlare e a correre senza sapere che cosa fosse successo. Le mani sono corse istintivamente alle armi e ai caricatori. Ad accrescere, il panico, un caporale è entrato di corsa nella zeribba, gridando: «Tutti fuori, con armi e munizioni!». Finalmente, la calma e il sangue freddo di quelli che non avevano perduto la testa hanno avuto il sopravvento: e non è stato difficile persuadere i più terrorizzati che non c’era più nessun motivo di allarme. Ma ormai i nervi erano tesi, e non ci eravamo ancora addormentati che una scena simile si è verificata nella zeribba di fronte alla nostra. Anche qui, naturalmente, senza nessun motivo… Brutta nottata, insomma, che mi ha disingannato completamente sul concetto che mi ero formato dei coraggio e del sangue freddo dei nostri soldati. Come si può mettersi a gridare e a correre come forsennati senza neppure sapere quale pericolo ci minaccia? E se domani un tale pericolo esistesse realmente, quale sarebbe il nostro comportamento?
Il viaggio
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