Mestieri
insegnanteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
CambogiaData di partenza
2003Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Claudia Grassi ha concluso il periodo di volontariato come insegnante di inglese in un villaggio cambogiano. Il suo bilancio è molto positivo, e se ne va con la consapevolezza di dover tornare presto a vivere quell’esperienza.
22/08/03 “Penultimo giorno al villaggio” ripete Loredana da stamattina. Fa di nuovo un gran caldo e le ore pomeridiane sono difficili da superare. Dopo l’acquazzone all’alba di ieri sembrava che tutto sarebbe stato più semplice… e invece oggi non si respira di nuovo. Stamattina a colazione c’erano quaranta bambini e giocando con loro o semplicemente guardandoli mi è capitato di domandarmi in cosa fossero uguali e in cosa diversi dai nostri. Sin dal nostro arrivo ho notato quanto il loro linguaggio sia universalmente valido, quanto non serve una lingua comune per giocare, scherzare o “dialogare” con loro. Gli sguardi, i sorrisi e il modo di 17 essere bastano per stringere alleanze, alleviare una pena, scambiare emozioni, giocare, a volte persino insegnare. Ciò che mi ha colpito, invece, in questi ultimi giorni è la quantità e la qualità dei sorrisi che offrono a chi li osserva. Sembra quasi che al loro non avere non corrisponda una perdita nel loro essere. Ed è forse presuntuoso da parte nostra pensare di poter dedurre che laddove si ha meno si sia anche meno… felici. Quando invece sento quanto di più autentico e salubre essi siano: in contatto con la natura, con se stessi e forse anche con gli altri. E’ come se conservassero immutato un certo patrimonio “umano” di spontaneità, di primordiale esistenza senza che la mancanza di norme igieniche, di confort e di optional tolga nulla alla qualità della loro vita che, ai miei occhi, con tutto che sento la mancanza di una vera doccia, appare desiderabile. Con prudenza confesso a me stessa tutto ciò, nonostante ci siano bambini con i capelli ingialliti per la carenza, di vitamine; nonostante ci siano case dove, quando piove, l’acqua entra regolarmente; nonostante ad una bambina semplicemente diversa, forse più timida, forse più lenta, vengano rasati i capelli e trattata per il resto della sua vita quasi come una “non-persona”; nonostante per un bambino con la polmonite e un edema polmonare, l’unica occasione di curarsi sia la conoscenza casuale di una ONLUS che offre le proprie vacanze e le proprie conoscenze alla gente del villaggio…
23/08/03 Ultimo giorno al villaggio… “per quest’anno”, corregge Cristina. E tutto ha il sapore di un dolce che si sa che non si potrà mangiare tutti i giorni. Le prime ore del pomeriggio, calde come sempre, trascorrono tra un pisolino e qualche messaggio inviato col telefonino: l’unica forma di comunicazione col nostro mondo. Sento addosso la stanchezza e la gioia come quando si finisce un incontro sportivo. Come quello durato un quarto d’ora circa tra me e un ragazzino del secondo corso di inglese con il quale, prima dell’inizio della lezione, ho conteso un pallone, di calcio, tra l’ilarità generale e un gran senso di gioiosa sfida. Così si conclude questo pezzo di esperienza cambogiana. E tutto è andato come doveva, come sentivo che sarebbe stato. Il desiderio che, dopo aver preso forma in me, lo scorso ottobre, superando dubbi e ambivalenze, si è consolidato dando vita ad aspettative e ad una crescente impazienza, ha trovato in queste due settimane adeguata soddisfazione. Ci sto bene in situazioni come questa e non so se è più per il modo libero di vivere, per il contatto con le persone, con la natura, per il sentirmi utile, per la possibilità di esprimermi liberamente; non so se è per questa sana e armoniosa interdipendenza che mi ha legata in questi giorni alle due mie compagne… Non so cosa sia, ma sento di starci bene dentro.
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