Mestieri
registaLivello di scolarizzazione
frequenza universitariaPaesi di emigrazione
Cina, Malesia, NicaraguaData di partenza
1978Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)È lo stesso Daniele Cini, nell’incipit del suo diario, a introdurre il lettore contestualizzando la sua storia: “Questo viaggio è stato scritto nell'estate del '78, poco dopo la liquidazione della ‘banda dei quattro’. Avevo allora ventitré anni e mi ero appena diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia, e ne uscivo con una voglia matta di girare dei films: avevo cominciato a fare l'operatore. In quel periodo abitavo in un appartamento insieme ad altri quattro più una bambina di tre anni. Eravamo tutti molto politicizzati, ma molti di noi avevano smesso di fare "militanza attiva" dopo il '77. Io per esempio avevo da poco lasciato il Manifesto, arrivatoci nel '73 da Potere Operaio. Come status sociale ero un disoccupato, quando mia sorella, che era stata per due anni in Cina Popolare, mi presentò Roberto Palmieri, segretario d'ambasciata a Pechino con ambizioni da produttore, presi l'occasione al volo: Roberto mi aveva chiesto di occuparmi delle riprese e del montaggio di un documentario da girare insieme a lui in giro per la Cina, ritornando in treno con la Transiberiana. Il documentario si fece, e fu poi terminato e presentato al Centro G. Pompidou nel novembre del '79. Partii il 16 luglio con la mia ragazza, Marina, che mi faceva da aiutante. Era il mio primo viaggio intercontinentale”.
16 LUGLIO
Se vogliamo stabilire un inizio, credo che il viaggio sia cominciato oltre la dogana; solo qui, dietro alle grandi vetrate, sotto i pallidi neon e le indicazioni (luminose ovunque quasi fosse proibito perdersi), sui pavimenti in bollato con le balaustre smaglianti, circondati da quella flotta di aeroplani a riposo, appollaiati come grosse zanzare, in questo scenario per me da fantascienza, ecco mi sento finalmente viaggiatore. Ripenso un attimo ai soldi spesi e a quelli da spendere, un po’ con la solita ansia, un po’ con un nuovo sentimento: quello di essere per la prima volta fra ricchi, in una “cosa da ricchi”. Francamente un po’ mi vergogno, e non mi basta il fatto che attorno a me la gente legga “Lotta continua” o “il manifesto” per togliermi questo pensiero, pensiero da aeroporto. Appena entriamo in cabina passeggeri, le mie preoccupazioni morali vengono subito ridimensionate e sopraggiunge un forte senso di claustrofobia. Un DC8 strapieno di gente accaldata, l’aria che manca e in più ci relegano in due posti in fondo stretti stretti, come in un pullman, però lontani dal finestrino. Non bastano neanche le orchidee e i sorrisi delle hostess thailandesi per sopire questo senso di disagio. Credo che la mia precedente vergogna fosse legata a un segreto desiderio di comfort: me ne accorgo perché adesso è svanita, ed anzi mi sento in diritto di protestare: l’auricolare non funziona, i posti sono scomodi, il personale è in definitiva scortese. Sono già le 4 e l’aereo deve ancora decollare. Dopo una lenta manovra di posizionamento si accendono improvvisamente dei rumorosissimi motori, e il velivolo assume un aspetto minaccioso: è come se fosse un cavallo che gratta con lo zoccolo il terreno prima di essere lanciato alla carica. (0.K.Corrall, Lancillotto e Ginevra, 600 di Balaklava). La carica effettivamente comincia. Noi due siamo nel pieno del pacifico. Sembriamo due selvaggi al loro primo giro in ascensore, guardiamo se anche gli altri hanno le nostre stesse reazioni, ma qui attorno sono tutti flemmatici come se fossero in autobus, e continuano a leggere ‘Lotta continua’. Faccio finta di fare coraggio a Marina; lei sembra crederci e questo mi solleva. Intanto si solleva anche l’aereo, e mi ritorna in mente decollando anche nella memoria, il mio primo ed ultimo viaggio aereo a Londra, sei anni fa, e questo nuovo senso della geografia: Fiumicino, Ostia, Roma, la Ciociaria, l’Appennino e poi l’Adriatico; la costa jugoslava e poi più niente fino a Bangkok; solo caldo, sonno, piccoli pranzetti, riviste italiane come ultime tracce di cose e persone che scompariranno pian piano. Prima dell’atterraggio ancora qualche bel panorama in un orario indefinibile del giorno; le foci del Gange, la giungla birmana, paludi, odore di terre malesi, mi sembra perfino ci sia Sandokan. A terra un calore impazzito: bazzecole rispetto a ciò che ci aspetta.
Il viaggio
Mestieri
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frequenza universitariaPaesi di emigrazione
Cina, Malesia, NicaraguaData di partenza
1978Periodo storico
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