Mestieri
registaLivello di scolarizzazione
frequenza universitariaPaesi di emigrazione
Cina, Malesia, NicaraguaData di partenza
1978Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Il primo approccio con l’Estremo Oriente, con i contesti urbani, e i primi passi lavorativi compiuti da Daniele Cini, regista, nel 1978 a Hong Kong
18 LUGLIO
All’Hong Kong Hotel c’è un sistema sconcertante di promozione del servilismo dei dipendenti: i clienti sono tenuti a compilare, alla fine del loro soggiorno, una cartolina in cui segnalano il nome del cameriere preferito; il concorso si chiama “smile”, sorriso. Questa mattina il cinese della colazione ha bussato per chissà quanto tempo, poi si è imposto col passe-partout; ha esitato un po’ in attesa della mancia, ma né io né Marina abbiamo avuto il riflesso condizionato dell’habitué e siamo rimasti a guardarlo; così il nostro, opportunamente incazzato, ci ha piantati senza neanche uno “smile”: forse merita una cartolina. La mattina è dedicata agli acquisti per il film; la temperatura è al solito, atroce. Per avere un buon ricordo di Hong Kong, non bisogna mai guardar per terra; oggi, per poco non inciampiamo sul corpo di una donna: piccolissima, anziana, giace distesa sotto il sole nell’indifferenza più completa. Sembra morta, ma la gente tira dritto; ora qualcuno si è fermato a ridere di noi che la guardiamo preoccupati. Avvicinandoci, ci accorgiamo che è sudatissima e ha un respiro affannoso; vorrei sollevarla, ma Roberto me lo impedisce: potrebbe avere una malattia infettiva, meglio chiamare la polizia. Io e Marina non siamo d’accordo, ma siamo del tutto spaesati e privi d’iniziativa; vince Roberto. Entriamo in un bar, ma il telefono è occupato. Intanto lei è là, stesa sul marciapiede al sole. Roberto ironizza sulle nostre anime belle, dice che ne ha viste centinaia, che è tutto inutile, che è pericoloso immischiarsi, che non resta altro che chiamare la polizia. Noi siamo indignati del suo cinismo, vogliamo far qualcosa, ribattiamo che non si può infischiarsene di una persona che muore, che Hong Kong è una porcheria etc etc. Ma intanto passa il tempo e quella è sempre lì. Mi viene in mente un tossico rantolante a Trastevere, e noi tutti attorno ma nessuno che lo aiutava; e poi l’arrivo della polizia e lui che scatta in piedi e corre via, meglio morto che preso. No, la polizia non è il caso; il telefono si libera e chiamiamo un’autoambulanza, e poi torniamo in strada ad aspettare. Io e Marina ci avviciniamo per sollevarla e portarla all’ombra. Roberto ribadisce: io non la tocco, mi fa schifo. Noi due tentenniamo per qualche minuto, mentre Roberto enumera le peggiori malattie infettive del creato. Per fortuna l’ambulanza fa presto; e così, proprio come il tossico di Trastevere, appena sentita la sirena, la donna s’alza in piedi di scatto, e dopo una breve discussione con gli infermieri si libera e scappa via. Chi ne capisce più niente. Comunque da adesso in poi Roberto gioca la parte del cinico e noi due quella dei Boy-scout. Andiamo al consolato italiano in cerca di un tal Peter, cinese tuttofare aspirante italiano: Roberto vorrebbe scaricargli qualche grana, ma lui non si fa trovare. Proseguiamo a far turismo; prime riprese su per la ripidissima cremagliera del Peak (roba del 1888) ed eccoci al fungo del’EUR, dove ci strafoghiamo di cibo in un super ristorante con super panorama. Discussioni e liti ai taxi con cinesi prepotenti e poi di corsa al mare: dall’alto pare un sogno tropicale, ma quaggiù viene nostalgia di Fregene, almeno là l’acqua è più fresca, qui si può calare la pastasciutta. La nuova cinepresa attrae tutto il mio interesse e non so più cosa abbiamo visto, tanto sono impegnato a guardar bottoni, gadgets, e scaricare metri di pellicola su tutto quello che mi capita a tiro. Per festeggiare l’inizio del film ci concediamo un ristorante francese: tavolini rossi, clima très charmant, crème froid di avocades, filet à la tartare, bon vin, trecento fromages, dessert, solita discussione sui lussi e la miseria. Il primo ciak viene battuto nella panoramica stanza 1760 dell’Hong Kong Hotel. Roberto e Marina si improvvisano attori mentre io, completamente rapito nel mio nuovo ruolo di tecnico mi lancio in campi controcampi e illuminazioni ardite, panfocus dolly e carrellate. Si finisce poco prima dell’alba, soddisfatti per aver sfruttato al massimo la stanza e la sua corrente elettrica, ma con seri dubbi sulla sceneggiatura del film che non è mai esistita e che non esisterà.
Il viaggio
Mestieri
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1978Periodo storico
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