Mestieri
registaLivello di scolarizzazione
frequenza universitariaPaesi di emigrazione
Cina, Malesia, NicaraguaData di partenza
1978Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Ultimo balzo nel tempo e ultimo viaggio introdotto da Daniele Cini nel suo diario: “Sono stato in Malaysia nel febbraio dell'88 per realizzare un documentario di viaggio coprodotto dalla RAI e sponsorizzato dall'Ufficio Nazionale del Turismo Malese. Sono partito con Giancarlo Pancaldi, un fotografo con cui ho lavorato per tre anni nella trasmissione PAN, un programma della Rai sugli animali, più Maurizio Felli, l'operatore, e il suo assistente, il figlio di Pancaldi, Stefano. Giancarlo faceva il co-regista e il presentatore. Il viaggio è durato un mese, una gran corsa per tutta la penisola di Malacca e il nord del Borneo”.
KUALA LUMPUR 9.1.1988
Strano, ma non riesco a ricordare il momento in cui ho realizzato di essere in viaggio per la Malesia: forse a una cena con gli amici, quando la testa ha cominciato a veleggiare per tropici conradiani e sequenze esotiche montate dalla mia immaginazione. Il viaggio questa volta è stato semplice, quasi ovvio, in un improbabile aeroporto miliardario in mezzo al Golfo Persico, tenuti per mano dall’invadente onnipresenza di Gucci, su e giù per i tapis-roulant dello scalo di Singapore, città-duty free. Arriviamo in Malesia con la stessa stanchezza abitudinaria di un pendolare Roma-Torino. Se non fosse per le facce decisamente esotiche che ci circondano, il nostro trasbordo notturno per le sopraelevate della capitale, fino all’albergo Hilton dove siamo alloggiati, ha tutto l’aspetto di un viaggio nazionale di routine. Eppure nella brigata comincia a serpeggiare un’allegra inquietudine, una curiosità verso il nuovo posto che riesce a trovare interessante persino il senso di marcia delle vetture e il modo di salutare della receptionist. Ci riserviamo le vere sorprese per domani e andiamo a letto con una straordinaria zuppa di granchi.
KUALA LUMPUR 10.1.1988
Kuala Lumpur ha le aiuole di Zurigo, le strade di Melbourne e i grattacieli di Los Angeles si respira un’aria tropicale depurata, non c’è la folla né la puzza di Hong-Kong ed ovunque si percepisce inaspettate. Del resto è una città inventata di recente, una pulizia e una prosperità anche se fu fondata alla fine del secolo scorso da un felice incontro di cercatori di stagno cinesi e colonialisti inglesi della Compagnia delle Indie. Allora era una rada paludosa dove s’incontravano quei due “fiumi melmosi” (in malese=Kuala Lumpur) da cui la città prende il nome. Maligni affermano che ci sia un riferimento evidente ai due ceppi fondatori… La nostra guida ci mostra le bellezze di Kuala: casa del Parlamento, del Sultano, Stazione; tutto sembra appena finito di costruire, con l’aiuto dell’arch. Portoghesi o di suoi epigoni cementieri. Ci porta infine,- per mostrarci gli animali, al Parco dei Daini a Villa Borghese, ma qui ci sono davvero, e dormono, morti di caldo nel praticello per la gioia dei bambini. Chiediamo di uscire dalla città. Arriviamo finalmente in un luogo veramente spettacolare: le Batu Caves. Sono delle immense grotte che sembrano uscite da un’incisione del Doré, usate come tempio per gli indiani tamil che qui adorano il figlio del dio Siva, Brama e Visnù (è sempre lui, ho scoperto). Trecento assolati gradini incorniciati da jungla con regolari macachi, portano all’imbocco delle grotte. Entrando, subito vieni coinvolto in un clima di sentito misticismo: il giorno del Thaipusam, migliaia di fedeli verranno qui in pellegrinaggio a fustigarsi e trafiggersi il corpo con uncini, trascinare pesi su per le tremende scale, per onorare il Dio bambino. Speriamo di riuscire ad essere qui quel giorno. La guida è scettica, ma l’attrattiva per noi è troppo forte. Caliamo in una periferia di Favelas orientali dove vendono, nelle baracche tra i bananeti, ogni genere di porcheria: ci introducono in una fattoria dove allevano scorpioni per sistemarli artisticamente sottovetro in dei quadretti. Ce ne prestano uno vivo e andiamo a fare wildlife in una vicina piantagione di caucciù. Lo scorpione gigante non apprezza molto il filo col quale lo teniamo a bada e fa il morto, come l’istrice di Pan. Ma noi ci abbiamo fatto il callo e pazientiamo, ogni tanto torturandolo, mentre attorno lo circondano in agguato quattro obbiettivi. Continua il nostro giro nella banlieue di Kuala, ed arriviamo a un tempio luna park cinese in pura plastica dove si gode la bella vista di quei dieci grattacieli, mentre il cielo ben grattato rovescia il suo catino quotidiano di pioggia tropicale. Con qualche esitazione torniamo alla base. La giornata si conclude in pieno turismo: con un completo da matrimonio mi presento al ristorante TIGRE AFFAMATA dove ci saltellano quasi sul piatto i ballerini folkloristici locali. In fondo loro sono bravi e simpatici. Siamo noi che suoniamo un po’ stonati. Tutto fila liscio e tranquillo, ma la Malesia è davvero tutta qui?
Il viaggio
Mestieri
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frequenza universitariaPaesi di emigrazione
Cina, Malesia, NicaraguaData di partenza
1978Periodo storico
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