Mestieri
insegnanteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
UngheriaPeriodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Nel febbraio 1945 l’Est Europa è passato dalla dominazione nazista al controllo dei carrarmati russi. Fiorenza, ancora separata dal resto della famiglia, viene accompagnata da Budapest a Timisoara con altri bambini italiani, in attesa di essere rimpatriata.
Il 15 febbraio 1945 vennero degli italiani da Timisoara, Romania, con un camion russo per prendere i bambini italiani, sapendo della fame che soffrivamo da mesi. Mia madre mi disse di andare con loro, dato che lei non aveva tempo di badare a me perché doveva ritrovare e liberare mio fratello. Nel frattempo ci era pervenuto un biglietto di Italo buttato da un camion russo mentre lo portavano a Kistarcsa, un campo di concentramento al tempo dei nazisti, ora diventato un campo di prigionia dei russi. Una donna trovò questo pezzo di carta, lo lesse e si dette la briga di cercare la casa di mia cugina Hedi e consegnarlo. Dovette fare dei chilometri a piedi per arrivarci. Durante la guerra non ci furono solo orrori, ma anche tanti gesti di solidarietà. Mia madre continuava ad andare ai vari comandi russi per ottenere la liberazione di mio fratello Italo. Finì anche dal maresciallo Vorosilov, il comandante dell’armata che liberò Budapest. Io non volevo andare in Romania, ma mia madre mi convinse e così partii sul camion militare russo con gli altri bambini. Fui sistemata presso la famiglia Guido Guidi, una famiglia italiana che aveva una piccola fabbrica nel cortile della propria casa. La Romania era stata liberata prima dai Russi e non si soffriva la fame come in Ungheria. Dopo mesi mi feci un bagno e mi disinfettarono e bruciarono i pochi stracci che avevo addosso, pieni di pulci e pidocchi. Mi rivestirono da capo a piedi, e mi trattarono come una loro figlia per tutto il tempo che sono rimasta da loro. L’unico mio dispiacere fu che finita la guerra non sono riuscita a ritrovarli per ringraziarli. Erano venuti via dalla Romania e non ho potuto sapere dove si sistemarono in Italia. Mentre ero da questa famiglia, il 7 o 1’8 aprile del 1945 arrivò una telefonata dalla Legazione Italiana di Bucarest. Comunicavano che mia madre era passata con un treno che rimpatriava gli italiani da Budapest e che i russi non le avevano permesso di scendere per recuperare me.
Il viaggio
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