Giovanni Di Staola

Dal Molise alla Svizzera, dalla campagna alla fabbrica, senza mai perdersi d’animo nonostante le condizioni di vita difficili e gli atteggiamenti sociali ostili con i quali, spesso, deve confrontarsi. È la storia di vita che Giovanni Di Staola ha racchiuso nel racconto della sua memoria: emigrato in Svizzera a diciotto anni per lavorare la terra, Giovanni capisce presto che non vuole fare il contadino per sempre e cerca nuovi sbocchi professionali. Frequenta corsi serali per perito meccanico ed è assunto come operaio specializzato in una ditta che produce macchine tessili. Racconta il periodo durissimo dell’ambientamento, quando le barriere linguistiche gli impedivano il più basilare dei contatti umani, coltivati a fatica con la sola comunità di italiani immigrati. Senza mai integrarsi del tutto, lavora in Svizzera sino agli anni Novanta , formandosi una famiglia e diventando capo-reparto. Il rientro in Italia coincide con il pensionamento. “Sono partito come contadino e sono arrivato caporeparto, nella meccanica”, scrive all’inizio delle sue memorie stilando un bilancio. “Dal 1960 al 1990, da caposquadra sono diventato capo reparto. Nel 1990 è stato eliminato il reparto e mi sono ritrovato macchinista. Nel 1994, per mancanza di lavoro alle macchine, ho dovuto accettare anche tre mesi da postino interno, esercitandomi nel frattempo con i carrelli elevatori. Non si finisce mai di imparare”.