Mestieri
insegnante, ristoratriceLivello di scolarizzazione
diploma magistralePaesi di emigrazione
PerùData di partenza
1953Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Carla, che spesso racconta le sue memorie in terza persona, inizia presto a insegnare italiano in una scuola poco distante da casa.
Conobbe delle suorine italiane, della chiesa vicinissima alla casa dove alloggiavano i Bacchelli, che le chiesero perché non andava ad insegnare nella scuola italiana del Callao, scuola con tanti alunni, figli di italiani e dove c’erano poche insegnanti che dominassero la lingua madre. Si presentò al direttore del Collegio Santa Margherita, e si meravigliò quando scoprì che poteva entrare in classe anche se non sapeva lo spagnolo.
Fu così che fece le “gaffe” peggiori. Non sapeva che certe parole in italiano avevano un significato e che le stesse parole, pronunciate e scritte allo stesso modo, in spagnolo ne avevano uno tutto diverso, a volte opposto.
Come primo giorno di scuola decise di parlare di storia e s’accorse con soddisfazione che quei ragazzi di quinta seguivano con interesse le sue parole, il suo gesticolare, il suo entusiasmo. Si fermò di botto quando, dopo aver detto i Romani cacciarono i Greci, s’accorse che la cattedra era circondata dai ragazzi che, cogli occhi luccicanti chiedevano: “De verdad, señorita? Pero como?”.
Carla non poteva continuare se prima non sapeva cosa aveva detto, certamente l’interesse mostrato dai ragazzini per quei Romani era esagerato! Mandò al posto i ragazzini.
Bussò alla porta dell’insegnante della classe vicina e le disse che spiegava che “i Romani cacciarono i Greci”…
“Per carità vai dal direttore, non ti posso spiegare!” – fu la risposta.
Andò dal direttore, ma nemmeno il direttore la lasciò finire e non le spiegò cosa aveva detto e cosa era stato interpretato […]. Fu la Madre Superiora, l’insegnante della quinta femminile, in un’altra area della scuola, dato che a quell’epoca le classi femminili erano separate dalle maschili, che con poche parole le chiarì il tutto.
“Dunque, quando la parte maschile entra nella parte femminile, si dice cacciare; quando la parte maschile entra nella parte posteriore di un altro essere si dice sempre cacciare e…mi pare di sentire i commenti dei ragazzini”. […] Il tutto si concluse con una risata.
Qualche settimana più tardi la stessa Madre Superiora (un metro e ottanta di statura, robusta, milanese di origine, col saio marrone, con il cipiglio di persona abituata a mettere mano alle opere, vissuta nella selva peruviana, sembrava più un carabiniere che una suora) le giocò uno scherzo con le parole a doppia interpretazione.
Causa un brutto raffreddore che le aveva abbassato la voce, la maestrina era mancata due giorni da scuola. Il terzo giorno, mentre attraversava il patio, dove ogni mattina si riuniscono i professori, i maestri, gli alunni delle medie, quelli delle elementari, della materna, prima a crocchi sparsi, poi in fila per cantare l’inno nazionale peruviano e quello italiano, e poi entrare in classe ed iniziare le lezioni, sentì la voce della Madre Superiora, dalla parte opposta del patio, dire:
“Signora Bacchelli, incomincia presto lei a fare la vacca, vero?!
Credette di aver capito male e continuò a dirigersi verso di lei guardandosi intorno. Nessuno la guardava, quindi aveva capito male. La frase fu ripetuta, sempre a voce alta, anche se si avvicinava sempre più alla suora e non riusciva a capire il perché di quella domanda. Lei incominciava presto a fare la vacca? Rossa in viso dall’imbarazzo, incredula e meravigliata del modo di parlare di suora, la maestrina non sapeva cosa pensare; e, anche se nessuno la guardava, mentre passava in mezzo ad alunni e professori, era sicura che non avrebbe mai permesso a una suora di usare un tale linguaggio.
Capitolò immediatamente quando la Superiora chiarì che “fare la vacca”, hacerse la vaca, voleva dire fare vacanza senza autorizzazione. Altra risata e avanti.
Il viaggio
Mestieri
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