Mestieri
impiegataLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media inferiorePaesi di emigrazione
GermaniaData di partenza
1969Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)A Colonia nel 1969, due ragazze, Rita e Clara, si conoscono e stringono amicizia. Rita racconta a Clara delle sue profonde radici piantare nel Sud Italia. Clara, che è una ragazza più smaliziata, ascolta rapita la descrizione di quel mondo ancestrale.
La gente, la mia gente la vedevo girare per le strade di Colonia, si dava un gran da fare per integrarsi con la gente del posto. Da lontano ci conoscevamo, ci distinguevamo razza per razza, i nostri costumi e tradizioni ci risaltavano. La mia collega del secondo lavoro, Maria, con lei mi sentivo a casa. Più o meno con lei ci raccontavamo le stesse cose e quando lavorando le raccontai l’accaduto dell’autobus una risata spudorata ci scappò a tutte due lei continuava a dire mi vedo la scena, povero turco… con un colpo di tacco al piede: io così impara sembra che non hanno mai visto una donna, questi stranieri … In effetti si trovavano di fronte ad un abbigliamento femminile che aveva poco da coprire, e quegli uomini ne rimanevano turbati. A Maria raccontai dell’ora e mezza che passai con Clara a parlare della mia terra, Maria è sposata, ha tre figli ed è qui a Colonia da un po’ di anni, ormai sembra che si sia integrata. I figli frequentano le scuole tedesche e parlano un tedesco perfetto, lei e il marito lo masticano, si fanno capire. Tra noi c’era qualcosa di complicità, anche con la differenza di età ci legava qualcosa, nei nostri discorsi c’era sempre una grande armonia e affetto, mi disse: ci sarebbe tanto da dire, ma non c’è mai tempo e si fa fatica trovare chi ti ascolta. La guardai, e con un sorriso le dico, beh… io ho trovato Clara. Maria prende secchio e straccio e dice: dai – dai, muoviamoci che il tempo scorre. Passo la serata velocemente, alle 21 avevamo finito, lasciato tutto in ordine, un saluto a domani e mi avviai a piedi per casa, ci sono 10-15 minuti di strada, non faccio altro che pensare se domani vedrò Clara su l’autobus, non so neppure dove lavora, spero tanto di rivederla. È mattino, scendo dal tram di corsa per andare a prendere l’autobus, vi salgo, con lo sguardo la cerco ma non la trovo, ci sono tante teste bionde ma non la sua, mi chiedo se avrà preso quello di prima e spero di incontrarla alla sera al rientro. Passate le nove ore lavorative mi affretto a non perdere l’autobus, se perdo questo non arrivo in tempo al secondo lavoro, quindi non ho un minuto da perdere. Faccio una piccola corsetta, sono alla fermata, salgo sull’autobus, sento una risata conosciuta punto lo sguardo verso di lei, anche lei ridendo e parlando con la sua vicina di viaggio, mi scorge si alza e mi viene incontro, mi dice che ieri ha passato un’ora e mezza bellissima, – non capisco cosa sia che mi attrae al tuo racconto, ma non vedo l’ora di sentire il continuo, mi invita alla fermata a bere qualcosa all’Imbiss, le dico che devo scappare alle cinque inizio il secondo lavoro. Mi chiede – allora quando ci vediamo? Mi informa che lavora una fermata dopo la mia e che la sera prende sempre quel bus. Così iniziano i nostri incontri, tutte le sere da lunedì a giovedì un saluto veloce e il venerdì quell’ora e mezza all’Imbiss di Frisemplaz a raccontare della mia gente e lei con meravigliosa curiosità ad ascoltare, coi qualche sorriso e qualche commento. Quel venerdì continuai il mio racconto con l’inizio del progresso, della modernizzazione dove l’uomo diventava protagonista di se stesso. È qualcosa di travolgente l’uomo inizia a girare dentro un vortice che non si stanca mai. Parlo a Clara dell’entrata della televisione nelle nostre case, dico: ricordo mia nonna che in qualche lettera che arrivava dalla America, da sua sorella, scriveva: cara sorella qui in America abbiamo trovate cose a noi sconosciute, si vive meglio e con tante agiatezze, pensa che abbiamo il cinema in casa. Noi, non capivamo di cosa parlasse, ma dopo poco tempo la vedemmo, era la televisione, fece ingresso dapprima nelle case più ricche e man mano si sistemò magnificamente, prendendo il posto del focolare, raccoglie tutti grandi e piccini. Ne rimanemmo affascinati, incantati, seduti a pochi metri di distanza quel rettangolo nero ci portava lontani, vedevamo visi e mondi sconosciuti, sentivamo lingue nuove, avevamo il mondo in casa, riusciva a far sognare l’uomo a fargli accarezzare tutte queste novità. Sai Clara sono sicura che tu un cavallo l’hai visto solo allo zoo, in televisione, io da piccolina lo vedevo dentro una stalla, una stanza attaccata alla casa che abitavamo, ricordo poco di esso, ben presto vidi apparire la bicicletta, poi la lambretta, ricordo la festa del primo maggio, la grande festa dei lavoratori, si riunivano centinai di giovanotti in biciclette a sfilare per le vie del paese con bandiere e striscioni e noi bambini ci divertivamo a corrergli dietro. In poco tempo alla due ruote si affianca la quattro ruote, l’automobile cambia il sistema di vita. È iniziato un sistema stupendo, l’era della motorizzazione, tutti gli anni futuri portano sempre qualcosa di nuovo. L’uomo ne rimane affascinato, attratto, con grande piacere abbandona il vecchio sistema. La gioia del benessere si fa avanti. Tutto diventa più facile, più comodo, l’uomo intuisce che ad uscire dal proprio guscio c’è tutto da scoprire e da guadagnarci, arriva il frigorifero, un armadio bianco congegnato di motore per mantenere il cibo fresco, si incomincia a parlare di igiene alimentare, di conservazione. Con il frigorifero si dà l’addio alle dieci lire di neve che mia madre mi mandava a prendere dalla bottegaia per rinfrescare l’acqua, cominciò la separazione dalle cose tradizionali. Brocche di terra cotta, panieri di vimine, di canne, adesso entrava nel nostro mondo la plastica. Una scoperta straordinaria. Clara mi guarda con occhi increduli, mi dice: pensavo che fossero nei film, tutta roba inventata, invece me la trovo in una mia coetanea, non è possibile, non sono tante le migliaia di chilometri che ci separano quanto il modo come si può vivere la vita. Eravamo giovanissime, i nostri cuori palpitavano anche nelle emozioni più semplici c’era ancora quell’odore di giovinezza. I suoi occhi brillavano di curiosità, voleva conoscere meglio chi le stava vicina, mentre nel mio racconto mi sentivo attratta proprio da questo suo modo di fare. Ogni tanto mi soffermavo ed invitavo Clara a parlarmi un po’ di lei, dei suoi, della loro vita. La gioia e l’allegria che emanava mi facevano pensare ad una sua vita spensierata, senza alcun tipo di problemi. Lei mi rispondeva, -sai, adesso sei qui, puoi sperimentarla da te la vita che conduciamo noi, era tutto un ridere, continuava a dire -dai racconta, il tempo passa e tu devi andare, infatti sbirciando le ore era quasi ora, l’ultimo boccone di frigadella passata sul senf un saluto frettoloso con un —”ci vediamo”!
Il viaggio
Mestieri
impiegataLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media inferiorePaesi di emigrazione
GermaniaData di partenza
1969Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Gli altri racconti di Rita Virgillito
Tacco a spillo
Ci siamo incontrati così per caso, su l'autobus che ci conduceva a casa. Alla fermata dell'autobus...
Donna del Sud
Tra un saluto e l'altro arrivammo a venerdì, ci trovammo al solito Imbiss, vidi Clara in...
Emigrante tra emigranti
Passavano gli anni, la vita continuava nel meraviglioso paradiso degli emigranti, alle scoperte delle novità e...
Il mio nuovo mondo
Si mescolò la partenza del 69 a questa del 77, si mescolarono i pensieri con i...