Mestieri
musicistaLivello di scolarizzazione
diploma di conservatorioPaesi di emigrazione
ArgentinaData di partenza
1950Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Durante la traversata oceanica che lo porta, emigrante, in Argentina nel 1950, Corrado non perde occasione per dedicarsi alla sua vera passione, la musica.
A Las Palmas, quando facemmo scalo alle isole Canarie, si aggiunse al nostro gruppo una ragazza di cui non ricordo il nome, ma che rammento soprannominammo ” canarina ” tanto era brava nel canto e vista la sua origine. Dato che avevamo formato un vero e proprio complesso musicale, chiedemmo al Commissario di bordo se ci poteva consentire di organizzare e tenere uno spettacolo in occasione della cosiddetta ” festa dell’Equatore ” da tenersi nel momento del passaggio nell’emisfero Australe. L’Ufficiale acconsentì ringraziandoci, quindi noi ci demmo un gran daffare e riuscimmo ad imbastire un programma che prevedeva una scaletta molto precisa che doveva essere naturalmente rispettata accuratamente nei tempi e nei brani. Furono addirittura stampate le locandine dello spettacolo, con tanto di nomi di tutti gli artisti che si sarebbero esibiti. Durante la traversata veniva quotidianamente stampato un giornale in lingua italiana – il ” Corriere del Mare ” – grazie al quale potevamo essere aggiornati su tutto ciò che accadeva nel mondo, ed un giorno di quel Giugno 1950 fummo raggiunti dalla terribile notizia dello scoppio della guerra di Corea: la lezione di cinque anni di carneficina non era servita, ed a quel punto il mio grande desiderio era quello che la mia fidanzata potesse raggiungermi al più presto.
Arrivò la sera dello spettacolo. Nel “comedòr” ( il salone dove si pranzava ) venne allestito un palco. La sala si trasformò in platea e si cominciò. Il programma prevedeva canzoni in voga in quel periodo; ricordo che la canarina cantò ” Santa Lucia “, e nonostante le raccomandazioni a lei fatte da parte nostra circa la pronuncia di quei versi, non fu in grado di non cantare, tra l’altro, ” venite all’aghile barcetta mia ” , così che molti risero, ma devo dire che aveva comunque una voce splendida e che era intonatissima. Giunse il momento del cantante, Ernesto Bonino, che però si rifiutò di esibirsi : c’era quindi da tappare un buco, e decisi di farlo io, perciò accompagnandomi con la mia chitarra Balboni iniziai a cantare ” Argentina “, una nostalgica canzone degli anni venti che avevo imparato ( o meglio che ricordavo ) avendola sentita cantare da mia zia Maria . Senza ( forse! ) rendermene conto, avevo toccato un tasto magico, specialmente grazie alla seconda strofa che recita tra l’altro ” cielo d’Italia, cielo turchin, strimpella allegro il mandolino ! ” … e fu così che l’accordo finale con cui conclusi la mia esibizione fu seguito da un completo silenzio e mentre osservavo i miei ascoltatori, che erano in tutti i sensi ” sulla mia stessa barca “, mi accorsi che avevano i lucciconi; a questo silenzio seguì un lungo applauso ed il Cappellano di bordo venne ad abbracciarmi, anche lui con le lacrime agli occhi. Bonino stesso mi disse che se avesse cantato lui non avrebbe avuto quel successo; ma io gli feci presente che col suo rifiuto aveva deluso tutti i passeggeri, e che molto probabilmente questi non sarebbero più stati suoi ammiratori, non tanto per la sua arte quanto per il suo comportamento. Al termine di quello spettacolo il Comandante incaricò il capo – cambusa di preparare una cena fuori programma , anche per il fatto che erano stati imbarcati viveri per seicento passeggeri e che quindi dovevano essere smaltiti prima di approdare a Buenos Aires. Qualche giorno più tardi ( la traversata durò in tutto diciassette giorni ) nel Golfo di Santa Caterina, sulla costa brasiliana fummo investiti da una furiosa tempesta. Fu dato l’ordine che vietava a chiunque di recarsi in coperta poichè vi era il rischio che le ondate trascinassero fuori bordo.
Il viaggio
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