Lacrime al ritorno

Arrivati a Napoli, mentre stavamo attraccando alla banchina e la banda musicale suonava per accoglierci allegramente, io dissi al mio amico “Peirano mi viene da piangere” ed egli subito: “Piangi pure”. Immediatamente mi vennero giù lacrime copiose, come dimostrazione della mia grande gioia di essere finalmente ritornato in Italia. Appena scesi a terra, fatta registrare la mia licenza ed incassate le mie spettanze, mi avviai subito alla stazione dove presi il primo treno per Genova. Devo fare un appunto al Governo di allora perché siamo stati trattati bene allo sbarco, però la dogana mi sequestrò tutte le sigarette che avevo acquistato a bordo e non erano poche. La visita doganale è Stata veramente minuziosa. Arrivai a Genova verso mezzogiorno del 31 gennaio 1937. Era brutto tempo, faceva freddo e cadeva dal cielo acqua commista a neve. Logicamente erano ad attendermi, oltre ai miei genitori, tutti i parenti. Fu una riunione generale della parentela perché ero l’unico maschio giovane. Ebbi, come al solito, dei problemi per la mia licenza, perché era stata così formulata “Licenza straordinaria di trenta giorni, seguita da rimpatrio”. Al Distretto asserirono di non aver mai visto una licenza così concepita. In effetti era stato un accorgimento del Maresciallo Poverelli, perché la licenza concessa dal Generale Pirzio Piroli si limitava a trenta giorni; a questa concessione era stata aggiunta la dicitura “seguita da rimpatrio”. Quindi, essendo in Italia la mia classe in congedo, automaticamente, alla scadenza dei trenta giorni, avrei dovuto starmene a casa. Al Distretto non accettarono le mie spiegazioni. In quell’occasione commisi un grave errore, dichiarando che la licenza me l’ero battuta a macchina io; in conseguenza scrissero all’Asmara per avere conferma. Questa giunse subito per merito sempre del Maresciallo Poverelli, e finalmente potei starmene tranquillo a casa. Per me il servizio di leva è durato due anni e nove mesi.