Mestieri
sacerdoteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
CamerunData di partenza
1980Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Nel 1980 padre Angelo Daddio, sacerdote poco più che trentenne, arriva in Camerun per trascorrervi un periodo da missionario, nel villaggio rurale chiamato Fonjumetaw. Angelo avvia contestualmente al suo arrivo una peculiare forma di scrittura privata: la chiama diario epistolare, è una raccolta delle lettere che a mano a mano invia a parenti e amici, nelle quali racconta i passaggi più importanti delle sue giornate e i suoi stati d’animo.
Douala 18/11/80
Carissimi papà e mamma,
è giusto che le prime righe scritte dall’Africa siano per voi. Anche perché potete comunicare più facilmente a chi è interessato che il viaggio e l’arrivo sono andati benissimo. Dopo un po’ di tempo perso all’aeroporto di Fiumicino perché avevo le valige troppo pesanti, sono partito alle 23,30 precise. L’aereo era più vuoto che pieno. Accanto a me c’era una suora che anche lei veniva per prima volta nel Cameroun. Oltre ad aiutarla a portare il bagaglio… ho dovuto ritrovarle il passaporto che aveva puntualmente perso prima ancora di sedersi. Dopo un po’ hanno tirato giù il sipario… e hanno cominciato a trasmettere un film, c’era un cavallo (con relativo cow boy) che faceva a gara con macchine e motociclette. L’ho lasciato fare perché mi sono subito addormentato. Peccato che il film sia finito alle 2,30… perché da allora in poi mi è stato difficile dormire. Verso le 5 siamo scesi verso Douala. Mentre scendevamo ho dovuto scrivere in un modulo che provenivo da “Roma”. Mi sembrava così strano scrivere “Roma” come quando uno scrive per la prima volta il suo nome e sembra, che lui stesso sia un altro. Poi eccomi alla dogana: mi hanno fatto aprire una valigia, hanno guardato dentro una busta.. Si sono meravigliati quando gli ho detto che portavo sapone e attrezzi da barba…. ma sono passato. Naturalmente non c’era nessuno ad aspettarmi: avevo telegrafato che sarei arrivato alle 7,30 (così mi era stato detto) e non erano che le 6. Ho pregato un po’, ho fumato una sigaretta seduto fuori l’aeroporto, ed ecco dalla strada laggiù appare una toyota con P. Celso e P. Luigi che sono venuti a prendermi. Ora dopo aver dormito un paio d’ore, contento di essere qui (chi l’avrebbe immaginato un anno fa, a causa del mio stato di salute), in canottiera vi mando tanti saluti.
Fonjumetaw 20/11/80
Carissimi, il riferimento al “Carissimi” vermiciniano non è puramente casuale. Ho appena inventato un nuovo genere letterario di cui ora vi rendo edotti. Si tratta del “diario epistolare”. Non so se riuscirò a portarlo a termine, ma l’intenzione c’è. È un modo come un altro per lavorare meno (qui in Africa spero di inventarne parecchi!): si scrive a chi di dovere, e nello stesso tempo si fa il diario. Cosi la descrizione del viaggio in aereo (senza avventure!) e delle prime ore africane… cfr lettera a papa e mamma del 18/11/80.
A voi naturalmente tocca qualche cosa di più sostanzioso con la raccomandazione, già fatta, di non credermi troppo…altrimenti mi arrabbio e smetto di scrivere. Eccomi dunque alla Procura delle missioni in Douala, porto di mare o meglio recinto di “omnes boves et universa pecora”, turisti, pastori protestanti e medici altrettanto protestanti non certamente contro i bei pranzetti che effettivamente la Procura passa. E’ proprio un medico protestante che, mangiando alla Raffaele Grasso o alla Giovanni Santolini vecchia maniera, afferma che spesso viene nel sud a Douala per riparare ai digiuni che il nord gli procura nella sua missione. Come è cambiata la geografia, eh? Il nord è sud e viceversa. Comunque è stato il mio primo atto ecumenico in Cameroun dove poco meno della metà dei cristiani è protestante. Cosi ho imparato che è molto più facile fare ecumenismo attorno ad una tavola che attorno ad un altare, II pomeriggio, sempre del giorno di arrivo, è riservato alla prima visita ufficiale: andiamo a Buea a trovare il nostro vescovo. Dopo il caldo dell’arrivo all’aeroporto, finalmente ci si accorge di essere in Africa, ma non per le carcasse di elefanti che si possono incontrare, ma per le ‘carcasse’ di auto, camion e simili lasciate lungo le strade. Non esistono cimiteri delle macchine, ma siamo come ai tempi dei romani: i morti vengono lasciati lungo le strade. Facile a dirsi che l’incontro con il vescovo è cordiale, si può parlare in italiano, ci offre birra e aranciata, mi prende per una specie di visitatore… ma soprattutto ho l’occasione di dirgli che sono contento di averlo incontrato, perché nei prossimi mesi pregherò ogni giorno per lui nella messa. Per la cena si è di nuovo a Douala: è presente anche il Nunzio Apostolico. Non poteva andare meglio, gli porto i saluti di Mons. Zacchi… che effettivamente glieli mandava, ma non pensavo mai di poterlo fare. La giornata di ieri e stata quella del vero viaggio, per raggiungere qui Fontjumentaw. L’Africa si avvicina sempre di più; si cammina solo recitando rosari, ci si ferma varie volte, si aiuta chi è più in difficoltà di noi. E infine la strada comincia a salire segno che siamo vicini. Veramente si può dire con il poeta: ‘La nebbia gli irti colli piovigginando sale’. Siamo in piena Africa o in qualche valle sperduta della…valle padana? La nebbia non permette di scoprirlo. Comunque arriviamo ad una casa. Abbiamo portato da Douala una campana per la nuova chiesetta, appena giunta dall’Italia. Non voleva stare ferma nella Toyota, tanto è vero che ha fatto preoccupare Luigi, per un rumore strano che proveniva dal di dietro. E’ comunque puntualmente scomparso appena ci si è seduto sopra. Il suo primo rintocco è stato per me, non un semplice invito alla preghiera, ma un ricordarmi che non sono venuto qui per essere un cembalo squillante…o un bronzo risuonante… La prima giornata quassù è appena finita. Ci siamo svegliati, abbiamo mangiato, pregato… tutto come a Vermicino. Qui nessuno ha esigenze diverse dalle vostre. Nel pomeriggio, ancora fra nebbia e tempo autunnale, Celso mi ha accompagnato a salutare il “Chif’ qui del posto. Per lui, come per gli altri che ho salutato ieri appena arrivato sono semplicemente il ‘new father’ venuto qui per alcuni mesi. Celso gli legge una lettera della mamma in risposta ad una sua lettera. Ci parla delle disgrazie che hanno colpito in quest’anno la sua numerosa famiglia (venti mogli circa, e un numero incalcolabile di figli). E infine ci da l’appuntamento per il mercato, che è l’unico posto dove la gente si incontra. Non hanno altro ‘interesse sociale’. La prossima puntata di questo originale diario non so a chi la scriverò, ma certamente potete ringraziare Dio perché non sarà a voi… e così potrete mangiare più in santa pace. Scendendo verso Douala, ho recitato da parte mia quella famosa Ave Maria che ho chiesto a voi. Per chi sarà? Al ritorno la risposta, se…
Il viaggio
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sacerdoteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
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1980Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Gli altri racconti di Angelo Daddio
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