Mestieri
impiegataLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
BelgioData di partenza
1932Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)“In una famiglia numerosa come la nostra ci voleva una che sapesse cucire e anche confezionare vestiti, e hanno puntato su di me”. È il motivo per cui a 14 anni Norma viene iscritta a una scuola professionale di cucito in Belgio.
Mio padre ci teneva che imparazzi anche l’Italiano e sono stata dirottata a Charleroi alla scuola Italiana per ragazzi che vivono all’estero, passava un pulmino al mattino e ci riportava alla sera. Il momento più atteso della giornata era l’ora di pranzo e poi la ricreazione. La zia Angelina assieme a una sua amica facevano le cuoche e quando passavo nei paraggi mi passavano spesso qualcosa di buono. Quello che mi ha stupito di più entrando in classe è che eravamo maschi e femmine (sono convinta che se mia madre l’avesse saputo non mi ci avrebbe mandato). Il maestro era un bel giovane e spiegava bene le lezioni ma io capivo poco non avendo fatto le elementari alla scuola Italiana.
Quell’estate ce hanno portato in colonia al mare in Italia. Abbiamo viaggiato tutta la notte e al mattino guardando dal finestrino del treno ho visto scritto Genova Principe noi si doveva proseguire per Livorno e Tirrenia. Quello che mi ha stupito di più in stazione è che la maggioranza della gente era abbronzata e che tutte o quasi portavano gli occhiali scuri. In Belgio nessuno portava gli occhiali da sole e nemmeno erano abbronzati, se mai si vedevano quelli che lavoravano in miniera che anche se si lavavano bene rimanevano scuri di carbone. Come il treno è uscito dalla stazione, per la prima volta ho visto il mare e incantata sono stata al finestrino per quasi tutto il viaggio. E stata una bellissima vacanza. E venuta anche la principessa Maria Josè a farci visita e prima di tornare in Belgio siamo andate a visitare Roma. Ci hanno anche portate alle Terme di Caracalla e lì è venuto Mussolini a salutarci. Dopo l’anno che ho frequentato alla scuola Italiana e avevo forse 13-14 anni mi hanno inscritta a una scuola di cucito (mica mi hanno chiesto se mi piaceva) però in una famiglia numerosa come la nostra ci voleva una che sapesse cucire e anche confezionare vestiti, e hanno puntato su di me anche perché Jolanda e Adriana erano ancora troppo piccole. Era una scuola professionale che durava 3 anni. Ci andavo anche volentieri e ho subito famigliarizzato con le alunne, tranne una che mi ha offeso chiamandomi (sale macaroni) che voleva dire (Sporchi (italiani) e io ho risposto (Pommedeterre pourrie) patate marce picchiandola di brutto che hanno dovuto dividerci. Qualche giorno dopo ero a passeggio con la zia Rosi e in lontananza ho visto quella ragazza con i suoi genitori, ho fatto una corsa, l’ho raggiunta le ho tirato i capelli e anche picchiata, e tranquilla sono tornata dalla zia che mi ha detto «Seto mata a darghe a quella buteleta» e le ho detto che l’ho picchiata perché mi aveva offeso.
Il viaggio
Mestieri
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