Mestieri
impiegataLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
BelgioData di partenza
1932Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Prima un incidente domestico: la casa in cui Norma abita in Belgio, con la famiglia, prende fuoco. Poi la tragedia collettiva: la Germania nazista invade il paese violandone la neutralità. Due eventi catastrofici che spingono Norma e i suoi a tornare in Italia, nel 1940, chiudendo questa lunga parentesi migratoria della loro vita..
Un mattino mentre eravamo tutte pronte per andare a scuola e Ilva a lavorare, in cucina qualcosa è incominciato a prendere fuoco e il papà ha detto a tutte noi di portare dei secchi d’acqua per spegnere il fuoco e così abbiamo fatto la catena, ma il fuoco non si spegneva anzi si allargava sempre più e incominciava a lambire le scale di legno che portavano alle camere. Ilva era già salita e buttava giù sulla strada vestiti coperte e anche materassi. A un certo punto la mamma chiede dov’è Franco che nella confusione generale non c’era. Realizzando che il piccolo era ancora a letto il papà si è messo qualcosa in testa e passando tra le fiamme è salito di corsa le scale e subito dopo è ricomparso con il piccolo avvolto in una coperta. poco dopo la scala crollava e tutta la casa è stata divorata dalle fiamme. Rivedo ancora il papà che ho sempre conosciuto con capelli e baffi bianchi e che ora erano tutti abbrustoliti (capelli e baffi) e aveva anche la faccia tutta rossa. Non sò chi ha preso in mano la situazione ma noi figli siamo andate tutte in casa di amici. Ilva era dalla sua amica Bianche, io e Jolanda dalla mia amica Zita che aveva un fratello piccolo che si chiamava Bernardo ed erano italiani di Padova. Non ricordo che fine abbiano fatto gli altri componenti della famiglia, ho però saputo in seguito che il comune ha messo a disposizione dei miei una bella casa vuota non lontana dalla nostra, e la famiglia si è ricomposta con l’aiuto di tutte le persone della strado che generosamente ci hanno aiutati. Noi sorelle siamo andate a curiosare nella casa bruciata per vedere se potevamo recuperare almeno i giocattoli ma purtroppo le nostre bambole erano tutte carbonizzate. Anche i coniglietti che erano nelle gabiette adossate al muro esterno sono morti e al papà è dispiaciuto molto perché li accudiva con amore.
Maggio 1940 La Germania dichiara guerra alla Francia. Ma il Belgio era neutrale
Quel mattino Jolanda esce per andare a scuola e torna agitata dicendo che le truppe tedesche passavano sulla strada principale. La mamma è andata subito a Charleroi per avere dei permessi, e tornando a casa ci ha radunate tutte e con molta serietà ci ha detto che avevamo una ora di tempo per preparare le valigie e che si tornava in Italia. Ilva era già al lavoro e sono andata a chiamarla. Il treno che abbiamo preso era l’ultimo che partiva per la Francia. Il papà rimaneva in attesa di tempi migliori, e anche perché aveva ormai parecchi clienti che compravano il vino da noi, lo faceva arrivare dall’Italia in damigiane e assieme a tutti noi figli si imbuttigliava. Adriana portava le bottiglie vuote che il papà riempiva di vino, Franco metteva i tappi nella macchina e una di noi si prendeva le bottiglie piene e si mettevano sul grande tavolo. Finito di imbottigliare ci si sedeva attorno al tavolo e si metteva l’etichetta e la gabietta sul tappo. Mentre noi si lavorava, la mamma preparava il (fogasin) ciambella, e così noi eravamo contenti. Il treno era quasi vuoto e la mamma ci raccomandava di stare sempre tutti uniti e controllare sempre le nostre valigie che erano tante, più la borsa blù che la mamma non mollava mai perché c’erano tutti i documenti, più i soldi. A proposito di soldi, visto che nel nostro scompartimento non c’era nessuno, la mamma faceva dei gomitoli con la lana e ci metteva dentro i soldi. Arrivati a Parigi nella notte ci hanno scortato nei rifugi sotterranei perché c’era lallarme . Durante tutto il viaggio sembrava che gli aerei ci seguissero e avevamo paura. L’indomani abbiamo ripreso il treno per l’Italia e arrivati a Torino sembrava un altro mondo, la gente era più normale e non agitata come in Francia e in Belgio. Prima di arrivare a Milano la mamma ci ha detto che si sarebbe fermata un giorno in quella città perché ci abitava una sua cugina Maria perché le voleva parlare. Ci ha anche detto «chi gira le spole a Milan gira le spole al pan» frase che non ho più dimenticato. Dunque noi abbiamo proseguito per Verona e Villafranca.
Il viaggio
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