Mestieri
traduttriceLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
IndiaData di partenza
2007Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Tra le esperienze più significative che Brigitte e Sergio vivono durante il loro soggiorno in India nel 2007 c’è l’incontro con i malati di lebbra, malattia molto diffusa nel Paese ancora oggi.
5 Agosto. La nostra giornata inizia alle 11. Aspettiamo Dileep: la cerimonia deve iniziare alle 11. Arriva una macchina lussuosa con un autista sconosciuto e Muthu, uno dello staff. Saliamo. In macchina c’è il lampeggiatore della polizia. Arriviamo all’orfanotrofio: ci accoglie il ministro Sri Gollipalli Surya Rao, il migliore amico di Dileep, con suo fratello, sua moglie e giornalisti, fotografi, cameraman. Non c’è un solo bambino. Tutti sono gentilissimi con noi. Si fa un’intervista in Telugu al ministro e a Dileep e poi risaliamo nella stessa macchina (è quella del ministro!) con lui. Due camionette di polizia davanti, 2 dietro, Per strada tutti si fermano, ci lasciano passare. Sembra irreale. Arriviamo all’Auditorium, à già semipieno. Tutti i nostri bambini sono lì, seduti per terra davanti, vestiti a festa. Tanti ci salutano. Noi siamo con le varie autorità: arrivano altri ministri. Uno ad uno vengono presentati e salgono sul palco. Poi tocca a noi. E ci sediamo tutti ad un lungo tavolo. Ognuno prende la parola con lunghissimi discorsi ora in telugu ora in inglese ma anche in inglese non capiamo quasi niente. Il mio inglese non è fantastico e l’accento indiano è terribile. Abbiamo tutti ricevuto le ghirlande di fiori ma questa volta, abbiamo fatto come gli altri e ce le siamo tolte subito per poggiarle sul tavolo. Ma ora tocca a noi. Mettono al centro del palco due troni rosso ed argento sui quali ci fanno sedere. Ci mettono delle corone di fiori, ci danno ad ognuno un mazzetto di fiori e ci versano petali sulla testa. I discorsi proseguono: ognuno dei 15-17 persone presenti deve prendere la parola. Sono dalla parte del palco dove stanno i bambini sotto, sono tutti incredibilmente bravi e disciplinati. Mentre gli uomini politici parlano, comincio a lanciare i miei fiori ai bambini e li conquisto tutti, persino i più timidi e restii si avvicinano strisciando per non farsi vedere, a ricevere i fiori. Poverini, ci hanno lanciato fiori per onorarci, ora tocca a noi onorarli! Le bambine più grandi si mettono i fiori nei capelli, sono così graziose! Poi tocca a Sergio prendere la parola: legge il suo discorso, mentre dopo di lui, io mi lancio a braccio e poi torniamo ai nostri posti. L’auditorium è gremito: arrivano i lebbrosi che la polizia respinge. Ma Dileep prende il microfono, chiede di lasciarli entrare, li fa sedere in prima fila. Ci consegnano il trofeo: un timone di legno, con la sagoma dell’India, un cuore con le nostre foto, e una targa con i nostri nomi ma anche quello dell’Associazione Renata di Francia e della chiesa. Sulle pareti dell’auditorium, dei grandi pannelli con i nomi di tutti. A sinistra í membri della chiesa, a destra i soci di Renata di Francia. Dileep consegna a Sergio una medaglia d’oro con i nostri nomi incisi. Poi dobbiamo eseguire un rituale di accensione di una lampada ad olio. Arrivano dei pacchi sulla tavola: sari e vestiti nuovi. Ad uno ad uno salgono i lebbrosi sul palco e consegnamo loro i vestiti nuovi: i loro occhi brillano dalla gioia e con le loro mani monche, ci salutano con tanto affetto. Poi è la volta dei poveri che con tanta dignità vengono a ricevere i vestiti anche loro. E’ tutto molto commovente. La cerimonia dura fino alle 14.30 poi tutti se ne vanno. Arrivano per salutarci i genitori di Dileep, poi sua sorella e suo cognato ed infine Anupama e Sundhar. Sono così felice per lui che alcuni della sua famiglia siano venuti! Finalmente riconoscono ufficialmente ciò che egli fa. Sono tutti gentili con noi. Poi si ritorna all’orfanotrofio, tutti i bambini e tutti i lebbrosi vengono stipati all’inverosimile su taxi che altro non sono che Api Piaggio gialle. Noi partiamo per ultimi con Dileep e alcuni dello staff, stipati anche noi nella macchina dell’orfanotrofio. Quando arriviamo, c’è tutta la polizia in cortile che sta mangiando, poi è il turno del ministro e delle autorità presenti; quando tutti sono andati via, diamo il cibo ai bambini, tutti seduti per terra in cortile. Grande ciottole di riso con 2 0 3 salse diversi. Poi mangiamo noi “in famiglia”. Mangio all’indiana, con le mani, e tutti ridono. Anupama viene in mio soccorso per mescolare il riso con le varie salse. C’è fegato che non mi piace, carne, gamberetti, pesce. Tutto è piccantissimo ma squisito. Servito su grandi foglie di banano e troppo abbondante. Non riusciamo a finire né Sergio né io. C’è dello yogurt per finire. Freschissimo, non zuccherato. Ci vuole proprio con la bocca infuocata che ci ritroviamo! Il padre di Dileep ci invita a pranzo a casa sua per l’indomani. Abbiamo già così tanti inviti! Il 10, saremo dal ministro, poi dobbiamo visitare vari villaggi, invitati dalle donne che aiutano nell’orfanotrofio. Anche il giornalista ci ha invitati nel suo villaggio. Tutta la cerimonia era stata coperta dalla televisione e dai 7 giornali locali. Qui è più intimo: faccio io le foto. Dopo con Anupama, prepariamo i tavoli fuori per i lebbrosi e serviamo loro il pranzo. Sono così felici! Sono una ventina, più donne che uomini. Con le loro povere mani senza dita ci ringraziano commossi. Una donna non ha neanche un moncone di dita, non può mescolare il riso. Chiedo un cucchiaio per lei me Dileep mi dice che non può nemmeno reggerlo. Alla fine riesce in qualche modo a mangiare anche lei. Siamo molto toccati, Sergio ed io. Quando vanno via, si girano indietro cento volte per salutarci…
Ormai siamo riamasti in pochi nell’ufficio di Dileep, la ventola gira e gira ma la giornata è molto afosa. Si congedano anche Anupama e Sundhar e ci dicono che ci vediamo a pranzo l’indomani a casa dei genitori di Dileep. Devo ricordarmi di portare dall’albergo il gioiello che ho comprato per Anupama. Prima di andare via, si getta nelle mie braccia e mi abbraccia e mi bacia. Sono molto colpita da questo gesto: non c’è mai un gesto di tenerezza fra gli indiani! Dico a Dileep che adotto sua figlia e tutti ridono di gusto! Dileep è esausto: 20 giorni di lavoro e 20 notti senza sonno. La più lunga dormita, l’ha fatta in macchina, da Hyderabad a Tenali! Fa portare 3 brande fuori e ci sdraiamo, ma il suo cellulare suona in continuazione. I bambini stanno attorno a noi, impossibile riposare. Allora comincio a fotografare i bambini con il mio cellulare: sono entusiasti. Anand Vardoun è intelligentissimo, nonché molto furbo e curioso. In 2-3 foto, ha capito come funziona il telefonino ed è lì che ripete “scatto foto”. La cuoca, Soubhagya viene con noi e con i suoi due bimbi, Bannu e Abraham: sono le mascotte dell’orfanotrofio. Lei è vedova, qui ha trovato rifugio per lei e i suoi bambini e sta volentieri con noi, incoraggia i suoi piccoli a venire da noi. Faccio sentire tutte le suonerie a Bannu e Abraham che si divertono un mondo! Poi i bambini fanno il loro bucato, maschi e femmine, dagli 8 anni in su lavano in cortile il loro vestito della festa, poi cenano sempre con riso e salsina mentre noi chiacchieriamo. Sergio fa il nonno per Abraham (si pronuncia Abròm), e per telefono ci avvertono che stiamo passando alla telé. Peccato che non ci sia telé in orfanotrofio. Dileep è così contento del successo della cerimonia, dell’essere riuscito a mettere insieme i leader di ogni partito, tutte religioni mescolate per l’occasione: fra i VIP c’erano sia indù che musulmani e cristiani. Si presenta il pastore della chiesa che frequentano i bambini (Dileep va al primo culto alla domenica, nella chiesa luterana). Dopo, verso le 20.30 usciamo per cena con Joseph e Muthu. Facciamo innumerevoli soste nell’incredibile caos di Tenali: Dileep mi dice che se ho guidato a Tenali, posso guidare ovunque nel mondo e gli credo senza difficoltà! Ad ogni sosta, scende uno dei servi e Dileep ci riempie di regalini: una sporta di aranci con la buccia verde, un piccolo cartoccio di foglie di banano riempito di profumatissimo gelsomino, mele già tagliate in 4 di cui evitiamo accuratamente di mangiare la buccia, che, all’indiana, buttiamo fuori dal finestrino. Alle 21-21.30, la città è un vero formicaio! In una sosta, 3 bambine ci passano vicino. L’ultima si accorge che siamo bianchi e torna indietro per stringerci la mano.
Subito tornano indietro le altre due per salutarci. Tutti sono straordinariamente gentili! Finalmente arriviamo in albergo e Dileep ci fa portare la cena. Chiediamo qualcosa di leggero! Sono due specie di panini di sola mollica con due diverse salsine di cui una piccantissima. Buonissimo! Poi ci fa portare bottiglie d’acqua e Sprite. Non riusciamo a farlo smettere di regalarci qualcosa e ci sentiamo molto imbarazzati… Prima di uscire dall’orfanotrofio, avevamo pregato con i bambini: avevano anche cantato un cantico lunghissimo e molto poco armonioso per i nostri orecchi occidentali poi aveva pregato Dileep e poi io, in italiano ovviamente! Ho visto per la prima volta una Bibbia in telugu: bellissima! Questa scrittura sembra tutto un ricamo! Dopo cena, Dileep , Joseph e Muthu ci salutano: loro due non hanno cenato con noi, penso siano rimasti nel ristorante dell’albergo. Dileep ci raccomanda di farci la doccia, impresa quasi impossibile: c’è solo un filo d’acqua! E di lavare tutti i nostri vestiti perché abbiamo toccato i lebbrosi. Perciò ci spugniamo con acqua amuchinata e mettiamo a bagno tutti i nostri vestiti anch’essi in acqua e amuchina. Dileep ha una cura di noi incredibile. Grazie a Dio di averci permesso questa esperienza! Stentiamo veramente a dormire…
Il viaggio
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