Mestieri
traduttriceLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
IndiaData di partenza
2007Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)È arrivato il momento di tornare in Italia, per Brigitte e Sergio. L’addio alle persone che li hanno accompagnati per giorni in India avviene in un’atmosfera di forte commozione, ma non manca il senso di sollievo per le libertà riacquisite.
Oggi è il nostro ultimo giorno in India, e siamo nell’aeroporto di Hyderabad, in attesa del volo di notte che ci riporterà a casa. Dileep è venuto a prenderci presto in albergo. Avevamo preparato tutti i nostri bagagli ieri sera, molto più leggeri che all’andata. Ci rimaneva solo da pagare il conto dell’albergo, pattuito in anticipo, e due caffè ogni mattina. Sorpresa: il caffè costava quanto l’albergo o quasi! Abbiamo preferito riderne! Almeno era buonissimo!!! Siamo arrivati all’orfanotrofio e tutti i bambini erano pronti, impeccabili nei vestiti nuovi. Molto affettuosi, molto più del solito, ci abbracciavano continuamente. Prema non mi lasciava. Abbiamo fatto le ultime foto nel cortile, poi è arrivata un sacco di gente, a salutarci. Persone che mi ricordavo appena di avere visto ma che erano qui con tutta la loro famiglia, per augurarci buon ritorno. Ero un po’ frastornata, ricordo in particolare un giovane papà tenerissimo con la sua bimba di 8-10 mesi. C’erano la maestra e suo marito, Saritha e tutta la sua famiglia, il giornalista, Deva Krupamma, l’anziana cuoca che viene ad aiutare quando c’è tanta gente. Tutti hanno mangiato in cortile, seduti per terra come al solito. Sergio ed io non abbiamo potuto ingoiare niente nonostante le insistenze di Dileep. Poi sono arrivati 3-4 o più taxi, e tutti sono stati stipati, bambini ed adulti, ma prima, ci era stata consegnata una collana di fiori profumatissimi come all’arrivo. Siamo partiti per ultimi con la macchina di Dileep, stipati anche noi con Muthu, Gotham, Chinnu e Ajju. Dileep guidava questa volta. Siamo arrivati alla stazione, brulicante come un formicaio, e siamo andati sul binario. Era attorno a mezzogiorno, c’era caldissimo… Sergio ed io abbiamo tolto le ghirlande e le abbiamo messe rispettivamente al collo di Prema e BulliBabu che ne sono stati molto imbarazzati e l’hanno tolta subito per restituircela. Involontariamente, creavamo una differenza fra i bambini. E’ arrivata la stampa, la televisione… Era una meraviglia tutti questi bambini impeccabili, con vestiti coloratissimi. Si stringevano a noi. Vedevamo passare i treni per e da Guntur. Stipati all’inverosimile, lunghissimi, senza porte, che non si fermavano in stazione ma andavano a passo d’uomo, La gente saliva, scendeva…Alcuni scendevano dal primo vagone, compravano cibo e poi risalivano sull’ultimo. Abbiamo aspettato un’ora e poi finalmente il nostro treno è arrivato .Dileep e Muthu ci hanno fatto salire così in fretta che non abbiamo potuto abbracciare i bambini! L’unica persona che ho veramente salutata è stata Bhagyamma, in orfanotrofio, che mi ha a lungo abbracciata, stranissimo gesto d’affetto in India. Installati ai nostri posti, abbiamo finalmente capito chi ci accompagnava. Oltre agli immancabili Gotham e Muthu, c’era Saritha e la sua bambina, Mrudullah, ed una signora anziana, che ho poi saputo, era la zia di Saritha. Ed abbiamo nuovamente aspettato un tempo infinito fermi in stazione. Tutti i bambini erano tornati all’orfanotrofio accompagnati dagli adulti che li avevano portati. Dileep era tristissimo. Lui che normalmente rideva, scherzava, cantava sempre era terribilmente dispiaciuto che fosse già tutto finito. Il viaggio in treno è stato molto lungo- almeno 7 ore. Lo scompartimento era gelido, come ovunque ci sia aria condizionata. Per fortuna, avevo tenuto a portata di mano delle maglie per l’arrivo a Francoforte. Abbiamo visto finalmente tutto il paesaggio indiano dell’Andhra Pradesh. Molte colline vicino a Vijayawada che non si vedono dall’autostrada. Per il resto, un immensa pianura molto fertile dove si alternano risaie a campi di cotone, di okra, di tabacco. Molte piantagioni di banani, di cocco. Moltissime soste in moltissime stazioni. Uno o due occidentali sono saliti all’avvicinarsi a Hyderabad. Rapidamente, tutti i nostri accompagnatori avevano cambiato scompartimento: troppo freddo per loro ed erano andati in seconda classe. Sopportano meglio il caldo che il freddo. Anche Dileep era andato e veniva di tanto in tanto a chiacchierare, ma tutti a maniche corte non sopportavano quel freddo! Siamo arrivati ad Hyderabad, ed era notte. Questo brusco imbrunire in un attimo ci sorprendeva sempre! Se la stazione di Tenali- 150.000 abitanti, brulicava, che dire di quella di Hyderabad 3.500.000 abitanti!. Ci siamo fermati in gruppetto finché Dileep è tornato con i coolies, e li un uomo mingherlino, denutrito, si è messo sulla testa una valigia di 20 kg circa, e pensavo che l’altro coolie avrebbe preso la seconda. Invece, ha messo la seconda valigia sulla prima, altri 20 kg, poiché non avevamo più bagaglio a mano! E con quel peso sulla testa e noi tutti dietro, ci ha accompagnati all’uscita, salendo e scendendo scale, infilandosi fra la gente che si scostava ad un grido di Dileep…
Eravamo una volta di più sbalorditi. Ad Hyderabad, ho rivisto la signora indiana che mi aveva colpita a Tenali: chiarissimi occhi azzurri in una faccia tipicamente indiana con capelli nerissimi e pelle scurissima! Finora, avevo solo visto gli occhi verdi di Mounika. E’ così impressionante! Fuori dalla stazione, in un caos inverosimile di taxi, macchine, clacson, passeggeri… Parcheggiata sul marciapiede, ci aspettava la macchina del ministro, con targa del ministero, il che significa: tutti i diritti! il codice della strada non esiste per le macchine ufficiali. Ci siamo seduti, Sergio ed io più in fondo. Tra di noi, Gotham che si è attaccato a noi con una forza che non gli conoscevo e che ci baciava alternativamente il braccio. Davanti Saritha e la bimba, sua Zia e Muthu, e vicino all’autista che era niente meno che il fratello di Dileep stavolta, Dileep. Abbiamo fatto un grandissimo giro in Hyderabad. Man mano che ci avviciniamo al centro perde il suo aspetto indiano e ci troviamo su ampi viali con negozi lussuosi, banche dappertutto, ristoranti… Dileep ci propone di mangiare qualcosa, accettiamo. Si ferma ad un bancomat: brutto segno, tutto deve essere più caro ad Hyderabad. Parlottano lui e suo fratello, ed andiamo in un posto bellissimo, dove il fratello lascia la macchina ad un autista in livrea che la parcheggia nel sotterraneo mentre saliamo al primo piano di un ristorante così lussuoso e raffinato da sembrare europeo, o americano. All’ingresso, un enorme personaggio, appena uscito da una fiaba, vestito come Taras Bulba, così immobile da sembrare una statua e che si diverte a spaventare a morte i bambini inchinandosi a loro quando passano! Per la prima volta Dileep ci propone della noce di betel che lui mastica in continuazione. Sergio rifiuta, accetto di assaggiare… per sputarla subito! Già non mi piace perché colora la bocca di rosso, ma poi il gusto è terribile! Sapremo poi che è leggermente anfetaminico, e che tutti gli indiani la masticano per non sentire la fame o la stanchezza… Il ristorante è abbastanza affollato, ma c’è un tavolo per noi. Moquette rossa e oro dappertutto, uno stuolo di camerieri in livrea, dei bagni occidentali dopo 3 settimane di turche! Una pulizia da manuale. Sicuramente sogniamo, questa non è l’India, siamo già a Francoforte o a Venezia! Il cibo è più o meno sempre la stessa cosa, riso, pulka, curry di tutti i tipi, ma offerto in piatti raffinati, fa tutt’un altra impressione! E’ piccante all’inverosimile, abbiamo la bocca in fuoco, beviamo litri d’acqua senza calmare l’arsura. Due parole di Dileep al cameriere e ci viene portata una ciottola di riso freddissimo mescolato a yogurt e leggermente acidulo: è miracoloso!
Ci sono tanti curry diversi, vegetali, con carne con gamberi… Saritha e sua zia sono completamente spaesate mentre Muthu e Gotham devono essere abituati, al seguito di Dileep, a passare dalla più profonda miseria a questa abbondanza e raffinatezza! Noi abbiamo forchette! È la prima volta che ne vedo una dal nostro arrivo! Ai tavoli vicini, la gente mangia indifferentemente con posate o con le mani. Dileep e suo fratello, con il cucchiaio. Parliamo poco. In macchina, Dileep cantava: dico a Sergio: deve essere dalla gioia di liberarsi di due impiastri come noi! E ridiamo: sentendoci ridere, ci chiede perché e glielo spiego. Ingoia un singhiozzo e dice che canta perché non può piangere. Non sia mai che un uomo indiano lasci trapelare un sentimento! E finalmente, è ora di andare all’aeroporto perché loro hanno il treno di notte per ritornare a Tenali e parte molto prima del nostro aereo. Arriviamo a Begumpet. Giù le valigie dal bagaglio, Gotham non mi lascia un secondo. Dobbiamo salutarci e non posso baciare questo bambinetto di 12 anni che non vuole lasciarmi partire. Com’è crudele la società indiana! Lo stringo a me più forte… posso abbracciare solo Saritha e sua zia. Diamo a Dileep tutte le rupie che ci restano, almeno per il mese prossimo è garantito il cibo per l’orfanotrofio. Mentre saluto il fratello e Muthu che si prosterna ringraziandoci mille volte, Dileep si lascia andare ed abbraccia Sergio. Poi mi stringe le mani supplicandomi di spedire un mail domani per dire se siamo ben arrivati, e con le lacrime agli occhi se ne va… e anche noi. Non mi giro anche se vorrei abbracciare ancora Gotham, se no mi metto a piangere anch’io. Ho tanto desiderato quest’istante in cui avrei rimesso piede all’aeroporto, e già rimpiango l’India… C’è una fila interminabile all’ingresso. Ma abbiamo tempo, ed acquisito pazienza. Però un poliziotto ci nota: siamo bianchi!- e ci fa risalire tutta la fila, passare da un’altra porta. In 5 minuti, il check- in è fatto, i bagagli consegnati e noi siamo pronti all’imbarco che avverrà tra due ore. Vogliamo comprare qualcosa di speciale per i “nostri” maschi, visto che a Tenali, non c’era proprio niente. Ma anche qui, la scelta si limita a cibo. Prendiamo qualche specialità piccante… completeremo a Francoforte. E soprattutto, ci comperiamo, come due ragazzini, un Mars! Dopo tre settimane senza un dolce, questo Mars è una delizia! Ci sono sei o sette europei che arrivano per lo più dal Giappone in sala d’attesa con noi. Arriva una giovane coppia indiana musulmana con un bimbo. La donna è completamente coperta. Mantello nero, velo nero, si vedono solo gli occhi. L’avevo già notata fuori dall’aeroporto. Si dirige subito in bagno… e esce in jeans e T-shirt, con i capelli sciolti! Si torna in occidente. Evviva la libertà!
Il viaggio
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