Mestieri
macchinistaLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
Stati Uniti d'AmericaData di partenza
1996Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)È l’ora della partenza per Andrea e per i suoi figli: l’imbarco da Roma li porterà negli Stati Uniti, dove ad attenderli c’è il cugino Mario, scienziato che collabora con la Nasa ad un lancio satellitare nello spazio.
Lunedì 19 febbraio 1996
La nostra avventura ha inizio alle 4.48 del 19 febbraio 1996, all’ora in cui Enrico, Simone ed io prendiamo il treno 367 per raggiungere Roma Termini. Benché questo sia un treno della notte, riusciamo a trovare posto in uno scompartimento dove possiamo sistemare i nostri voluminosi bagagli, senza troppi problemi. C’è calma a bordo, eppure siamo in procinto di affrontare un lungo viaggio, ma non abbiamo ancora smaltito i postumi della nottata. Per qualcuno di noi tre è stata davvero insonne, ma l’euforia e l’ansia per ciò che ci aspetta hanno vinto sul sonno. Fra noi nasce qualche discussione sulla questione del fuso orario: Simone non ha ancora ben capito come funzioni, mentre Enrico si assume l’incarico di portare l’orologio che ci segnalerà l’ora italiana per tutto il tempo in cui saremo negli Stati Uniti. Nelle due ore di viaggio in treno, Enrico ed io troviamo il modo di recuperare un po’ del sonno perduto, fidandoci della sorveglianza di Simone. Il treno arriva in perfetto orario a Roma Termini e questa inaspettata puntualità ci consente di prendere l’immediata coincidenza con il treno diretto per Fiumicino Aeroporto. Mi pare che la struttura aeroportuale italiana sia funzionale ed alle 8,40 siamo teoricamente pronti per l’imbarco, anche in virtù del fatto che le operazioni del check in sono state abbastanza veloci. Infatti, noi siamo i primi al momento dell’apertura degli sportelli della TWA: prima di consegnare le prenotazioni ed i biglietti, siamo avvicinati da una hostess della compagnia aerea che ci chiede alcune informazioni sulla meta del nostro viaggio, sul contenuto dei nostri bagagli ed altre notizie che riguardano la sicurezza. Poi appone un tagliandino sul nostro bagaglio a mano, intimandoci di non abbandonarlo mai e di non accettare nulla da estranei. Il passo successivo è il primo controllo dei biglietti e andiamo incontro al primo intoppo. i nostri tre posti non sono contigui. Il disservizio viene prontamente risolto, senza che io abbia neppure il tempo di protestare. Mi informo da due carabinieri sulle procedure previste per le macchine fotografiche e questi ci indirizzano all’Ufficio doganale. Qui trovo uno di quei funzionari che pare uscito da un film sulla satira di costume: mi fa compilare un modulo nel quale devo dichiarare la quantità del materiale in mio possesso, mi chiede se ho scontrini fiscali o garanzie, minacciandomi controlli al momento del rientro in Italia. Per farlo contento gli dico che provvederò… E’ poi la volta del controllo del bagaglio a mano, che viene fatto passare attraverso un rivelatore, e quindi è finalmente possibile accedere all’aerostazione vera e propria. Dunque, qui siamo ancora a Roma, più precisamente all’Aeroporto “Leonardo da Vinci”, ma a me pare di entra, e in un grande centro commerciale: prima di vedere un solo aereo, si trovano infatti negozi di ogni genere, quali librerie, bar, duty free. Attendo con una cena impazienza di vedere la famosa coltelleria dell’Aeroporto di New York della quale ci ha parlato Mario….
Il viaggio
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