Mestieri
macchinistaLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
Stati Uniti d'AmericaData di partenza
1996Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)È finalmente giunto il gran giorno, Andrea e i figli assistono al lancio nello spazio dello shuttle Columbia, un’impresa alla quale ha contribuito significativamente il cugino Mario, scienziato aerospaziale.
Giovedì 22 febbraio 1996
Siamo arrivati finalmente al grande giorno del lancio e la mattina incomincia assai presto, perché Mario dovrà essere a disposizione della NASA fin dalle 9. Appena si presenta per la colazione, Marina se la prende subito con il fratello che non è mattiniero come lei e con il fatto che, pur essendo arrivato la sera prima prendendo alloggio all’Hilton, lui non si è fatto ancora vivo. Marina ha preso l’impegno di far colazione con Fabio e Lorraine, ma loro non hanno intenzione di scendere presto. Noi, invece, facciamo la nostra colazione con Mario all’Holliday Inn. Gli chiedo se lui ha portato con sé il motto che è stato di buon auspicio per il lancio dei SEDS e Mario mi dice di averlo in borsa, anzi vorrebbe che lo tenessi io per appenderlo da qualche parte. Mi rifiuto, dicendogli che è bene che sia lui a trovargli un posticino, quando sarà all’interno della sala di controllo del lancio. Non appena arrivati all’Hilton, Mario ci lascia assai presto, non appena arriva il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare con il seguito, al quale Mario viene immediatamente presentato: insieme andranno dall’Ambasciatore Italiano e noi non lo rivedremo più per tutto il resto della giornata. Marina si dimostra sempre molto premurosa nei confronti del padre, ma non conoscendo nessuno dell’ASI, ovviamente non è in grado di riconoscere chi lo sta boicottando. E all’interno dell’ASI ci sono ancora parecchie persone: per me, anche la sig. Ercoli. Finalmente scende Fabio e a me fa subito un’ottima impressione; si sforza a parlare Italiano con me, ma si sente che è Americano al cento per cento. E’ molto ben curato nel vestire anche quando indossa i jeans e mi sembra fuori posto fra il padre e la sorella. Ho l’impressione, del resto molto superficiale, perché per conoscere le persone è necessario poterle frequentare più a lungo, che i drastici giudizi di Marina siano dettati da una punta di invidia e di gelosia. Dopo un po’ scende anche Lorraine che a me pare uscita da una miniatura del Settecento, tanto sembra raffinata nel modo di comportarsi. Non mi appare di una gran bellezza come invece sembrava nelle foto del suo matrimonio, ma con Marina non c’è paragone. Direi che dimostra di essere più anziana di Fabio, ma non mi informo sulla sua età. Mi pare che quando glielo ho chiesto, neppure Mario se lo ricordasse precisione. Non riesco a comunicare molto con Lorraine, perché non parla una parola d’Italiano e di fronte all’esuberanza di Marina, preferisce starsene in silenzio. Lo stesso modo di stare a tavola durante la colazione, dimostra le diverse personalità delle cognate: una è compita nei modi, mentre l’altra è decisa e talvolta maldestra come il padre. Durante la colazione. che viene servita in uno splendido padiglione con vista sull’Oceano, avviene l’atteso scambio delle foto e Marina mi mostra quelle dei figli e del marito durante il loro viaggio in Scozia per le nozze del cognato. I figli di Marina non sono tanto belli, però sembrano i spi; ho modo di intravedere anche la casa di Fabio che ha tutta l’aria di essere una specie di ranch. Alle 11 ci lasciamo perché noi dobbiamo prendere un autobus diverso dal loro. Simone ed Enrico non possono accedere alla postazione prevista dall’ASI in quanto sono minori e la NASA non vuole la presenza di bambini per motivi di sicurezza. Sembra che nella fase di accensione dei motori, nell’ambiente si sprigioni un gas che rimane vicino al suolo e potrebbe costituire pericolo qualora fosse inalato. Io però non sono tranquillo, perché non mi sono piaciute certe manovre della Signora Ercoli ed ho il timore di aver fatto tanti chilometri per poi vedere il lancio in televisione. Intanto non si riesce a sapere con chi dovremo andare, ci dovremo inserire in un gruppo dell’ESA, ma lì nessuno sa niente. Incomincio ad innervosirmi perché il tempo passa, vediamo partire vari bus di invitati e noi rimaniamo a terra. Mi vengono alla mente certi piccoli difetti organizzativi (né io né i ragazzi abbiamo avuto la registrazione al desk, non ci hanno consegnato le targhe di riconoscimento che mi sono dovuto appropriare, quando ho saputo che saremmo dovuti andare con l’ESA) che mi fanno temere il peggio. Sto valutando come reagire nel caso in cui non riuscissi a imbarcarmi in qualche autobus, e non so davvero come comportarmi per evitare di danneggiare Mario. Mi tranquillizzo quando si fanno vivi altri due dell’ASI che dovranno stare insieme a noi, perché anche per loro rientra in ballo il discorso della presenza di un minore: penso che l’unione farà la forza, se saremo in due a dover protestare, nel caso che non potessimo assistere al lancio. Dopo una lunga attesa, riusciamo finalmente ad imbarcarci in un bus ed incomincia così il viaggio verso la Static Test Road. Negli Stati Uniti, o per lo meno, in questa regione della Florida, il lancio dello shuttle rimane un motivo di grandissima attrazione. Infatti, migliaia di auto si incolonnano lungo l’autostrada per avviarsi verso i siti osservativi più interessanti e, mano a mano che ci avviciniamo al Kennedy Space Center, vediamo interi nuclei familiari accampati ovunque a fare il pic nic e con le macchine fotografiche puntate in direzione del Columbia. Al nostro sito osservativo è già presente una grande folla; ci sono parecchi anziani e handicappati, ma la gente non gradisce i posti riservati nella tribuna, preferendo accamparsi su una collinetta poco distante, dalla quale si scorge in lontananza la sagoma del Columbia, sperduta nella palude. E’ anche presente un baracchino nel quale si vendono gadget di ogni genere, ma al nostro arrivo le buste filateliche che mi interessavano molto sono già andate esaurite da un pezzo. Enrico e Simone pensano agli approvvigionamenti alimentari e, visto che si dovrà attendere fino a due ore per via della finestra di lancio, è bene tarlo a pancia piena. Ovviamente la fila la fanno entrambi, ma a chiedere è Enrico che non si tira mai indietro in queste occasioni. I ragazzi ritornano con le bibite e due enormi sacchetti di pop corn che non riusciremo a finire. Il tempo meteorologico non è molto buono per l’osservazione del lancio per la presenza di foschia e nuvole, ma per noi è ugualmente un avvenimento eccezionale. Gli altoparlanti diffondono notizie sul lancio e il conto alla rovescia viene trasmesso con la viva voce della torre di controllo: apprendiamo che c’è qualche piccolo problema a bordo, ma è garantito che il lancio avverrà regolarmente alle 15,18. Ogni tanto la gente sottolinea con un applauso gli annunci che provengono dalla base. Fra gli spettatori, noto una famiglia indiana i cui componenti sono tutti vestiti secondo la tradizione del loro paese, intenta ad armeggiare intorno a un potente telescopio, ma gli spettatori sono di tutte le razze. Ci sono anche alcuni ufficiali dell’Aeronautica Italiana che fanno parte della delegazione dell’ESA, perché Cheli è un pilota dell’Aeronautica, anche se in questa missione partecipa come astronauta europeo. Alle 15,18, in perfetto orario sulla tabella di marcia, scorgiamo in lontananza una nuvola di fumo che segnala l’accensione dei motori di Columbia; lo shuttle si alza lentamente verso il cielo, con una fiammata ed un rombo di tuono che mano a mano aumenta di intensità. Simone riprende la scena con la telecamera, mentre io scatto a ripetizione con la macchina fotografica. Via via che Columbia sale verso il cielo, aumenta la mia commozione e non posso fare a meno di farmi scappare qualche lacrima di gioia per aver visto realizzato un mio grande sogno. Simone ed Enrico mi guardano perplessi e spero che fra tanti anni ricorderanno questo momento così emozionante per me e forse capiranno la mia reazione. Direi di non poter aggiungere altro per descrivere questa mia forte e grande emozione, mentre Columbia sale fra le grida di gioia e gli applausi della gente. Il ritorno all’albergo è problematico per via dell’intenso traffico, ma ho modo di notare anche in questa occasione l’efficienza di questo paese quando avverto che l’autista si mette in contatto con una centrale operativa che prontamente gli indica un percorso alternativo. Durante il viaggio, i nostri compagni di ventura esprimono la propria soddisfazione, sono tutti emiliani tifosi di Cheli e quindi è facile capire i loro discorsi. Più compassati sono gli Svizzeri che hanno la propria spilla di riconoscimento in aggiunta a quella che ci ha dato la NASA come ospiti al lancio. Una signora accanto a me mi chiede se noi siamo lì per Guidoni e quando gli dico di Mario, capisco che lei non sa davvero chi sia. Non appena ritornati all’Holiday Inn, ci telefona Marina che è abbastanza preoccupata perché non ha più avuto notizie del padre. Le ricerche telefoniche si rivelano infruttuose, ma, secondo il mio parere, non c’è troppo da preoccuparsi, in quanto lui in questo momento è certamente la Star rimasta a terra. Frattanto il canale televisivo della NASA ripassa le immagini del lancio e ci aggiorna sulla missione minuto per minuto. Finalmente la NASA ci riconsegna Mario e noi tutti ci prepariamo per il ricevimento ufficiale.
Il viaggio
Mestieri
macchinistaLivello di scolarizzazione
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