Mestieri
crocerossinaLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
LibanoData di partenza
1982Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Alla vigilia del ritorno in Italia, dopo aver prestato servizio in un ospedale da campo in Libano nel 1982, Ada Vita traccia un bilancio dell’esperienza appena vissuta.
Si avvicina anche per me il momento dello scadere dell’incarico.
A seguito delle insistenze delle tre II.VV. che ritengono terminato il loro impegno e che vogliono essere sicure ed avere conferma della data di partenza, mi reco presso il Comando del Contingente nel tentativo di parlare con la Segretaria Nazionale ed addetta all’emergenza, Sorella Peretti. Per ben quattro ore rimango in attesa della comunicazione, alla fine, grazie al Tenente Quaranta, che trasmette la richiesta al Gen. Giannattasio dello S.M. raggiungo l’intento. Il Sottocapo di S.M., con molta gentilezza, subito ci conferma che, in un quarto d’ora, Sorella Peretti sarà presente in Via XX Settembre ( da Via Toscana sede dell’Ispettorato), per poter usufruire del telefono militare ( credo via satellite ). Da Sorella Peretti ho la conferma che le tre Infermiere Volontarie possono partire con il primo aereo e sarà imminente l’arrivo di altre cinque II.VV; mi comunica inoltre che verso la fine del mese è previsto il mio rientro. Lentamente comincio a preparare tutta la documentazione e le pratiche necessarie per il cambio e per compilare le consegne. Devo scrivere una relazione, se pur breve, riguardante il periodo di mia permanenza, fare un elenco del materiale che lascio in carico alla nuova Capo Gruppo ecc. Ma le consegne rimangono solo sui fogli; a causa della disponibilità degli ‘aerei, parto prima dell’arrivo del mio cambio.
I giorni della mia permanenza in Beirut, pur molto pesanti e difficoltosi, rimarranno sempre nel mio ricordo.
Sono state giornate particolarmente gravose specialmente per il mio incarico, primo con un Gruppo d’Infermiere Volontarie della CRI all’estero. Non mi è stato difficile lavorare con i militari, forse perché parte della mia attività in Beirut poteva anche essere paragonata a quella che per tanti anni ho svolto nel mio impiego civile: lavoravo presso il Comando Trasmissioni del IV Corpo d’Armata di Bolzano.
Dal Direttore dell’Ospedale da Campo mi erano stati richiesti dei compiti sempre nell’ambito sanitario, che posso paragonare all’ attività svolta nel mio Ufficio a Bolzano, ossia la compilazione di elenchi, dati statistici e Mod. relativi ai ricoveri ed alle malattie ecc..
Maggiori difficoltà ho trovato invece nel gestire il Gruppo delle Sorelle, forse perché alcune, abbastanza giovani, affrontavano istintivamente e con troppa autonomia i loro compiti.
Mi rammento ancora l’impegno e la fatica che ho fatto per convincerle a desistere da una loro decisione: era notte ed era appena avvenuto un grave bombardamento alla Bekaa; alcune Sorelle volevano uscire dal nostro appartamento ed andare al Campo per suggerire ai medici di portarle con le ambulanze sui luoghi degli avvenimenti. Non è nostro compito; se avessero avuto bisogno di noi ci avrebbero chiamato.
Una o due settimana dopo il nostro arrivo osservo in una delle camere delle Sorelle, vicino ad un paio di brande e sopra a delle cassette facenti funzione di comodino dei strani quadri riproducenti persone locali. Non chiesi loro la provenienza ritenendo li avessero acquistati durante una di quelle uscite autorizzate e organizzate dal Comando, con turni settimanali. Qualche giorno dopo, tramite il custode vengo a saper che il rappresentante (non ne conosco il nome ) del’Emiro, proprietario dell’edificio dove siamo alloggiati, vuole parlare con me. Questo Signore, durante un controllo alla villetta, si accorge che all’ultimo piano, dove erano accatastati gli oggetti che avevano portato su ( diciamo in soffitta ) per lasciar liberi i locali per noi , mancavano alcuni ritratti dei loro ” Antenati ” . Facendo il giro delle stanze abitate dai Carabinieri, dagli Ufficiali Medici e da noi, il rappresentante dell’Emiro trova che un paio di questi quadri erano stati posti sulle cassette — comodino vicino alla branda nella stanza di due Sorelle.
E’ una bambinata ma certamente io, molto confusa, ho dovuto chiedere scusa e far rimettere tutto al loro posto questi quadri non avremmo potuto senz’altro portarli in Italia Ritengo che queste esuberanze siano state una loro reazione al difficile momento che stavamo vivendo e che si può dedurre dal quel minimo di descrizioni contenute in questi miei ricordi.
Rimarrà nel mio ricordo anche l’attenzione che le Suore dell’Ospedale militare libanese hanno avuto nei nostri riguardi ed in particolare verso di me.
Nuova dell’ambiente, mi sono state vicine per l’approvvigionamento necessario per preparare la prima colazione che desideravo offrire personalmente alle mie Sorelle al momento della sveglia . Mi hanno guidato con consigli quando, anche se ero sempre obbligata a muovermi con la scorta, dovevo raggiungere I’ Ospedale Gaza per i palestinesi o l’Ospedale militare libanese. Al Riz ( credo Clinica Privata ) invece facevamo dei turni per assistere i nostri militari là ricoverati quando, feriti, non potevano essere operati nella tenda. dell’ Ospedale da Campo. Suor Letizia, italiana, Superiora delle Suore Infermiere presso l’Ospedale dei militari libanesi, mi ha accompagnato, nei primi giorni del mio arrivo, con la sua macchina ( per orientarmi nella Zona ) sia al Centro, ancora animato e elegante sia tra le rovine del porto, del lungomare, della Piazza dei Martiri ecc. In questo caso la scorta era composta da soldati libanesi. I militari libanesi erano anche addetti ai vari controlli su tutti i percorsi, sia in città che nei dintorni. Molto ravvicinate erano le postazioni con 4 o 5 militari libanesi; postazioni costruite con piccole ” protezioni ” in legno o con dei sacchi di juta ecc. I controlli erano frequenti; se l’autista di quella determinata macchina non si faceva, riconoscere erano pronti a sparare, perché due militari erano posizionati subito dopo il controllo — davanti alla macchina fermata che doveva essere munita di” passi” o doveva essere militare ( libanese o delle Forze Nato). Le nostre macchine , quasi tutte blindate, targate E:I: – con il tricolore o con altri contrassegni ( es: San :Marco ) avevano il libero passaggio ed erano riconosciute immediatamente.
Il viaggio
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