Mestieri
giornalistaLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
IraqData di partenza
2003Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)È appena scoppiata la seconda guerra in Iraq. Siamo nel marzo del 2003 e Marinella Correggia, giornalista e pacifista che fino all’ultimo minuto aveva manifestato e sperato in una interruzione dell’escalation, decide di partire subito da Roma verso Baghdad. se vuoi approfondire questa storia acquista il libro
La guerra impossibile è regolarmente cominciata alle cinque di mattina ora locale, durante il primo sonno di chi era appena tornato a casa dal sit in davanti all’ambasciata americana, magari pensando “per stanotte è andata, niente bombe”. A pochi minuti dalla partenza una bomba o un missile sono esplosi a Baghdad ferendo sette fra bambini e adulti: le primissime vittime civili. L’inizio del terrore: colpire gente innocente nel quadro, dicono, della guerra al terrorismo; o forse, dicono, per liberarla; o forse, dicono, per liberare il mondo da un pericolo armato; o forse, non dicono, per prendere prigioniera un’altra area geologico-politica.
Al cadere delle prime bombe in Iraq, quando tutto è perduto, decido di partire, con un visto fortunosamente ottenuto e un rincrescimento: non ci sarà una “brigata di pace” italiana a Baghdad, con altri gruppi là presenti. Potrò dare una mano a Simona che parte con il Ponte, per le attività umanitarie, ma il mio focus è l’azione pacifista, in extremis. Non so quale. O una testimonianza. Una condivisione.
Comunico la decisione a pochi, ed è sufficiente per ricevere qualche critica. “La solita presunzione occidentale, ci sei cascata anche tu. Credi di andare là per tirarli su di morale, o addirittura per fare da deterrente alle bombe, con altre poche decine di stranieri? Gli iracheni se ne andrebbero se potessero; è quasi un insulto che tu vada là.
Alla fin fine, comunque, parto perché non riesco a non partire; sarebbe una tortura stare qua, lontana da chi tante volte mi ha accolta durante la campagna (inutile) contro l’embargo: gli iracheni, semplicemente. E’ alla fine un’esigenza personale, anche se non privata. Condividere l’epicentro del bisogno.
Il viaggio
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