Triste Buenos Aires

A bordo del Mosella, 9 aprile 1928

Non so se sia bello, lo spettacolo del Rìo de la Plata; di questo fiume immenso, color caffellatte, si vede solo la riva che costeggiamo.

Ed ecco una serie di case alte, dure, di cui molte finiscono in punta, come campanili, o sormontate da cupoline; ecco la metropoli del nuovo mondo; ecco la terra promessa di questi nostri tempi troppo avari di poesia: Buenos Aires.

Buenos Aires, 17 aprile 1928

Subito, dopo il centro di case alte, incomincia la serie infinita delle casette di solo pianterreno. I grattacieli sono un bluff.

Vista dall’alto, per esempio dalla terrazza di uno dei sedicenti grattacieli, questa città pare un immenso cimitero, dove la monotonia delle tombe anonime -Le casette ad un piano- è interrotta ogni tanto dai vanitosi mausolei delle famiglie più ricche.

E di un cimitero ha l’allegria.

Per le strade si vedono poche donne: le professioniste del marciapiede in Calle Corrientes, e le signore in Calle Florida, all’ora del passeggio, verso sera; poi, solo uomini.