Mestieri
scienziatoLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
RussiaData di partenza
1960Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Altra tappa in Georgia per il malariologo Gabriele Gramiccia, questa volta a Sukhumi, bella località balneare sulle sponde del Mar Nero, località cara a Stalin finché era in vita, che era solito trascorrervi le vacanze estive. Gabriele ci arriva nel 1960, durante un lungo viaggio a tappe per verificare il funzionamento delle strutture sanitarie locali.
13 luglio
Arrivo a Sukumi, celebre stazione balneare sul Mar Nero alle 5.22 del mattino. Mai visto una stazione cosi’ “torta nuziale”. Stalin ci veniva sresso e aveva qui la sua dacha. Ricevuti dal capo del Sanepid, andiamo all’albergo Intourist. Vogliamo la “suite di lusso” ? No: allora stanza di terza classe senza bagno, ma con la promessa di cambiarci la stanza nel corso della mattinata. Grande terrazza sullo splendido golfo con alte montagne visibili intorno; dormo per due ore. Br.-Ch. che é uscito, torna e mi legge la Pravda. Ci sono le interpretazioni più partigianamente distorte delle “sommosse fasciste” in Italia e dell’atteggiamento “provocatorio della difesa” dei belgi nel Congo, dove essi cercano di dimostrare che gli africani non possono ancora governarsi da soli. C’è poi il patto di mutua difesa con Cuba. Un’atmosfera di propaganda diabolica per un popolo che non può ricevere altre notizie. Il timore di questo regime entra nelle vene attraverso le espressioni di questa propaganda, per chi é in grado di vedere i fatti anche sotto altri aspetti. Alle 11 siamo invitati a colazione nel nostro albergo dal vice-ministro della Sanità della Repubblica autonoma di Abghaz, una simpatica donna sulla trentina, e altri dottori. Trota al burro; strano che manchi il caviale. Per il bellissimo lungo mare illuminato dal sole e dai fiori, visita al Sanepid e discussioni sul lavoro. La malaria colpiva un terzo della popolazione di 400.000 persone; quest’anno si sono avuti in tutto due casi. Poi andiamo a vedere la casa di allevamento delle scimmie di Sukumi. Uno splendido parco, gabbie e grandi spazi liberi circondati da alte mura. Delle biologhe in camice bianco con grande cappellone a tesa circolare e frangie, bianco, per lo più graziose e disinvolte, portano in giro i molti visitatori. Ci sono oltre 1.000 scimmie di varie specie, e ci sono laboratori di vari tipi. Si studiano specialmente gli effetti delle radiazioni sulle scimmie. Sono stati anche ottenuti incroci tra macacchi e babbuini. La vice-ministro ci accompagna.’ Dopo una breve sosta nel suo ufficio dove Stalin ancora impera, un lungo viaggio in macchina lungo la costa, tra fattorie, campi, piantagioni di thé, fino a Ochamchisi per vedere una brigata antimalarica al lavoro. La brigata non si trova, ma visitiamo il sanepid. Settantasei persone (sette medici) per la salute di 610.000 abitanti, più i medici e il personale di 37 dispensati, uno dei quali visitiamo. Lavoro ottimo di prevenzione, nonostante tutta quella gente e varie duplicazioni di attività, e documentazione eccellente. Quindi siamo invitati a cena in un ristorante sul mare, sulla spiaggia ghiaiosa. Tra l’altro, polenta con mozzarella, e varie carni e un vino rosso tipo aleatico, delizioso. Soliti brindisi a catena; la vice-ministro arrossisce quando brindo alla più simpatica ministra della sanità che io abbia mai incontrato; solita fraternità, pace e comprensione tra i popoli, che quasi farebbe dimenticare la Pravda e i suoi articoli del mattino. Le docce calde e fredde si sono in effetti succedute incessantemente dal nostro arrivo. Al ritorno accompagno Br.-Chi e Albert sulla spiagria di Sukumi (ciotoli) a fare il bagno a mare. Il sole tramonta dietro le montagne e i colori sono splendidi. Varie navi da diporto sono ancorate nel porticciuolo, tra cui una grande rumena: le ragazze di Georgia sono di almeno un terzo meno abbondanti delle azerbajane, ma hanno tutte la pancia. A questo proposito ripenso ai dubbi che mi sorgono quando devo chiamare una cameriera al ristorante. Mi hanno detto di chiamarle tutte “dievudì-ka” (signorina), ma tante hanno una pancia cosi’ grossa, che non so mai se sono gravide di sette mesi o naturali, e mi sento comunque imbarazzato a chiamarle in quel modo. “Non fa niente – mi dicono – fa loro piacere lo stesso di essere chiamate sirnorina”. Dopo il bagno, è già notte, alla ricerca di un posto dove prendere una tazza di thè; è difficile trovarne uno. Durante la ricerca, presso il porto, notiamo una folla, che si accalca: ci avviciniamo. C’è al centro un gruppetto di 4-5 turisti francesi, e il pubblico sovietico li accerchia di curiosità. Dopo il thè, ritorno all’albergo, un bagno e una lettera. Bisogna dormire, che domani si ricomincia alle 7 e mezzo.
Il viaggio
Mestieri
scienziatoLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
RussiaData di partenza
1960Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Gli altri racconti di Gabriele Gramiccia
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