Mestieri
commercianteLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media inferiorePaesi di emigrazione
ZimbabweData di partenza
2011Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Il viaggio in Zimbabwe per Paolo Meloni e gli altri membri impegnati come lui in un progetto di cooperazione allo sviluppo, è anche l’occasione per visitare il paese e alcune infrastrutture chiave, per capire in che condizioni vive la popolazione locale.
Lunedì 18 Maggio (ottavo giorno) ci rechiamo all’ospedale di Sanyati. E’ un ospedale Battista creato dagli Inglesi che serve un’area molto vasta composta da piccoli villaggi, formati a volte da pochissime capanne, dove la popolazione vive arrangiandosi con qualche prodotto della terra e allevando qualche animale, tipo caprette e galline (quelle non mancano di sicuro!). Anche il paese di Sanyati si può definire una bidonville. Le case sono fatiscenti, si trova qualche piccolo negozio, qualche rivendita di materiale edile ed esiste anche un piccolo “posto di polizia locale”dove siamo stati accompagnati dal direttore dell’ospedale per essere registrati, controllo passaporti, sulla situazione del posto di polizia; preferisco non parlarne, per decenza. Il percorso per Sanyati è il seguente: Gweru Kadoma, centoquattro chilometri di strada dissestata; Kadoma – Sanyati, cento chilometri di strada praticamente inesistente, (un vero biliardo), una buca ogni metro, ma quando dico buca intendo voragini, che, se non le eviti, rischi di finire li dentro il viaggio!
La velocità media oscilla intorno ai trenta chilometri orari, tant’è che, chi vi transita, alla fine preferisce viaggiare ai lati, nelle strade in mezzo alle campagne.
La strada Kadoma – Sanyati è stata realizzata almeno cento anni fa dagli Inglesi ed è andata sempre più deteriorandosi: l’asfalto rimasto infatti è di appena due metri sempre con buche, mentre ai lati ci sono solo pietre. Noi però ci dobbiamo recare all’ospedale e siccome questa strada è “quello che passa il convento” l’affrontiamo coraggiosamente! Circa venti chilometri prima di Sanyati, incontriamo un giovane in bicicletta che ci ferma e ci chiede se possiamo dare un passaggio alla moglie incinta, ormai prossima al parto, insieme ad altri due bambini Salgono a bordo, .però sia la donna che i bambini non parlano inglese e quindi non riusciamo a comunicare. Quando però i bambini ci sorridono perché offriamo loro dei biscotti, noi ci sentiamo veramente felici per esserci resi utili. Il marito ci segue in bicicletta. Non sappiamo se la moglie si reca in ospedale per partorire o solo per una visita. Arriviamo all’ospedale di pomeriggio e dopo una certa attesa, conosciamo il direttore dell’ospedale, una persona gentilissima, che si prodiga per trovarci degli alloggi. Massimo con Anna, vanno a dormire a casa del direttore, una casa accogliente, ma calda e buia alla sera per mancanza di corrente, intorno un cortile con tanti animali da pollaio, galline, galli, tacchini; oche e mi pare di ricordare anche qualche capretto, insomma fra le tante case intorno all’ospedale, una delle migliori, purtroppo i servizi igienici lasciano sempre a desiderare, insomma in bagno non si è mai soli. Augusto ed Elisa, sono alloggiati a casa del cappellano dell’ospedale, qui si vede subito che la casa è più povera e anche la loro camera lascia a desiderare, il letto è dotato di zanzariera proveniente dall’alto, ma anche qui il problema è: usarla o non usarla. Credo che non la useranno. Francesca invece è alloggiata a casa della capo infermiera, una persona molto affabile, non ho visto l’interno della casa. Tutte le case, sono molto semplici e hanno intorno un cortile con un recinto e un “cancello”. Si fa per dire.
Io e Francis veniamo accompagnati in una struttura di proprietà dell’ospedale, che sicuramente in origine non era malvagia, ma che ora, è in stato di abbandono. Un salone situato all’ingresso con un divano rosso a 3 posti (ma forse era rosso in origine), una cucina, in stato di abbandono, un bagno “so,so,” ( come dicono gli inglesi) e due camere da letto, una per me e una per Francis. Il primo impatto è stato di sconforto; sulla mia branda c’erano almeno 6 materassi provenienti dall’ospedale, di cui forse uno era (SI o NO) degno di essere chiamato materasso, ma siccome siamo in missione non si può certo pretendere di alloggiare alla Hilton Hotel, e allora con un po’ di coraggio elimino quelli peggiori con animaletti compresi (per la cronaca, credo che qui gli acari facciano una brutta fine, perché nei materassi c’è vita) e li metto sopra il divano rosso situato nel salone, dopo aver tolto delle lenzuola che erano sopra il divano con la scritta “SANYATI HOSPITAL” ruvide, ma pulite; l’ospedale dispone di lavanderia propria, anche per queste lavatrici industriali, le chiese Battiste Italiane, hanno contribuito all’acquisto, nella lavanderia c’era una sola macchina per cucire Singer a tavolino, molto vecchia, comunque per farla breve riesco a preparare il letto e anche l’autista in qualche modo riesce a farsi il letto. Ci vengono consegnate delle candele, ormai sono le sei e il buio avanza, per fortuna ho con me una bombola di bbT e irroro ogni angolo della camera, anche perchè i vetri alle finestre sono rotti e così anche le zanzariere. Per quanto riguarda il gabinetto, non se ne parla nemmeno di fare una doccia, ti devi lavare alla belle e meglio. Per cena siamo tutti invitati a casa del direttore e anche qui, ceniamo a lume di candela e dopo aver pregato e fatto il rito del lavaggio delle mani, ci alziamo e ci serviamo il cibo, e per evitare ripetizioni, non elenco il menù che già conoscete. Dopo cena ognuno ritorna al proprio alloggio, regolarmente nel buio più totale, sicuramente l’autista conosceva già il posto, perché ci spostava con il pulmino da una casa all’altra con sicurezza, comunque, siccome siamo stanchi, il sonno non tarda ad arrivare, ma verso le 4 un gallo comincia il suo canto e così addio al riposo notturno; tutto il locale era circondato di pennuti, e avevo voglia di gridargli, ” ( in italiano letteralmente ” ti ritiri di lì” ma il gallo giustamente era a casa sua e non ne voleva sentire di smettere, anzi correndo emetteva il suo chicchirichì più forte che mai, ma Francis l’autista dormiva profondamente. Arriviamo a martedì 19. ci riuniamo tutti a casa del direttore e facciamo colazione, poi si va alla cappella dell’ospedale, dopo si comincia la visita ai vari reparti. Immaginate che l’ospedale Battista di Sanyati a parte il piccolo contributo del governo, se non fosse sovvenzionato da privati o dalle chiese battiste (come la Chiesa Battista Italiana), potrebbe chiudere per mancanza di fondi! Nell’ospedale c’è un solo medico e quando arriviamo noi è anche assente. E’ andato in SUDAFRICA. Ci sono i responsabili dei vari reparti: capo infermiere, capo ostetricia, capo farmaceutico, responsabile reparto radiografie, cappellano della chiesa interna all’ospedale. Dentro un ospedale, in Africa, diventa un problema insormontabile quando si guasta un macchinario. Non c’è, né il personale capace di ripararlo, né i fondi per poter acquistare i pezzi necessari da sostituire a quelli rotti. Un esempio per tutti: ci portano a vedere una macchina radiografica abbastanza buona per l’Africa ma inutilizzabile, in quanto il gruppo alimentatore si è bruciato, probabilmente anche a causa delle continue interruzioni della corrente . Per questo motivo non c’è nessuna possibilità di fare una radiografia per una utenza di circa sessantamila persone (solo Sanyati ha una popolazione di circa diciottomila ). Da un censimento redatto dall’ospedale, esattamente, il paese di Sanyati ha una popolazione di 18.316, compresi i bambini sotto un anno 513, sotto i 5 anni 2.546, donne in età fertile 4.664, donne incinta 812, prossime al parto 566, popolazione dai 5 ai 14 anni, 4.580, persone sopra 15 anni 11,192. Vi rendete conto di quanto quest’ospedale sia importante per queste persone, e vi rendete conto che quest’ospedale ha un solo dottore, ecco perché è importante che medici volontari si rechino in Zimbabwe, presso l’ospedale di Sanyati, ma mi rendo conto quali difficoltà, quale burocrazia c’è da affrontare per poter fare il medico volontario a Sanyati. Io mi auguro che le cose migliorino, che lo stato dello Zimbabwe si sensibilizzi e migliori la vita della popolazione che sembra rassegnata a questo tran-tran.
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