Mestieri
casalingaLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
SvizzeraData di partenza
1944Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Dopo aver trascorso la quarantena a Balerna, Adriana e i suoi familiari si ricongiungono a Lugano, dove la vita ritrova una parvenza di quella normalità che era stata smarrita dopo la fuga dalle persecuzioni naziste.
Lasciammo la Casa d’Italia di Bellinzona la mattina alle otto, ed attraversammo la città morendo dietro alle vetrina piene di ghiottonerie che ormai da anni in Italia non avevamo più visto. Alla stazione di Bellinzona ritrovammo Fausto e gli altri uomini, che però fecero il viaggio in un altro vagone; il viaggio fu abbastanza breve ed arrivammo a Balerna alle prime ore del pomeriggio; scendemmo in una piccola stazione dove c’era una samaritana ad aspettarci; dalla stazione al campo camminammo un quarto d’ora sotto un sole cocente, e quando entrammo nel giardino del luogo dove eravamo diretti vedemmo due file di internati che ci aspettavano tra i quali riconoscemmo Vittorio e Ettore.
Ci fecero entrare in una saletta dove fecero l’appello e ci diedero in consegna due coperte un piatto con relativa tazza, cucchiaio e forchetta e coltello, poi ci assegnarono le camere; per riguardo a Ettore, che era raccomandato ci diedero una camera abbastanza bella e da soli, tre quella di Bianca e quella di Ettore; Deliettina era ammalata, e stava proprio maluccio, quindi era di cattivo umore e non mi fece grandi feste. Cominciammo così il periodo della cosiddetta quarantena, che non fu un periodo molto buono sopratutto perché soffrivamo la fame, inoltre non sapevamo ancora che destinazione avremmo avuto dopo ed io mi tormentai tutto il tempo per la paura di essere separata dai miei e mandata chissà dove c’erano molti ragazzi giovani e a volte si giocava tutti insieme, ma erano per lo più grandi quasi tutti militari scappati dall’Italia per non fare il militare sotto i tedeschi (ricordo che tra gli altri c’era il famoso giornalista sportivo Gianni Brera). Molti, tra cui. Fausto giocavano a bridge, fecero tornei di ping pong, ma io ero isolata e in complesso non vedevo l’ora di andare via da lì. Un giorno ricevetti una lettera molto affettuosa da Alda che mi faceva sapere di essere in un campo di lavoro, Finhaut, con i suoi genitori, che stava molto bene, ma che si annoiava molto e sarebbe stata contenta se io avessi potuto essere mandata con lei. L’idea mi piaceva molto anche perché forse avrebbe potuto venire lì anche la Mamma, ed in ogni caso mi sarei trovata con Edvige e Alda e non sarei stata sola. Però fintanto che eravamo nel campo di quarantena non potevamo fare domande di trasferimento, perciò non restava che aspettare. Bianca aveva fatto amicizia con una signora di Bologna molto carina, Liliana Muggia, che aveva trovato il modo di fare la doccia anche quando era proibito, così cercavamo di farla di nascosto, sperando di non farci prendere, ma una giorno mentre io e mia Mamma facevamo la doccia di nascosto, arrivò il sergente; cercammo di svignarcela sperando che non ci avesse riconosciuto, ed o, mentre la mamma andava in camera andai a raccontare tutto alla signora Muggia, che si mise a ridere, ma ecco che sentimmo chiamare dall’altoparlante: Luzzati dal capitano. Cosicché andammo dal Capitano che ci fece una bella lavata di testa e la punizione di pulire per sei giorni i gabinetti, cosa che non ci sognammo di fare, ma che divenne lo spasso di tutto il campo. Intanto avevamo farne, perché le razioni erano molto limitate, e certe notti io a Fausto ci svegliavano con terribili giramenti di testa. Per fortuna ci aiutavano da fuori e ci mandavano dei pacchi, una volta Nella Fubini riuscì a farci avere dei coupons di pane nascosti in una bustina di bicarbonato, provammo una gran gioia, infatti eravamo affamati e ci giungeva dal cielo un chilo di pane! Ogni giorno chiedevamo se c’erano ordini di partenza, perché non ne potevamo più; Deliettina era magra e capricciosa, certo non stava bene. Finalmente Vittorio riuscì a farci partire per Lugano, e una sera, mentre eravamo a tavola annunciarono la partenza per il Majestic delle nostre due famiglie. Eravamo molto contenti perché essendo a Lugano potevamo consultarci con qualcuno e cercare una buona sistemazione. Alla stazione di Lugano trovammo i Terracini che furono molto gentili e ci accompagnarono fino al Majestic, che era un bellissimo albergo a 5 piani adibito ai rifugiati, come del resto molti altri alberghi, sia a Lugano che altrove. Ci assegnarono tre camere delle quali la nostra era la più bella con il bagno annesso e la vista sul lago. La sera si vedeva tutta la città illuminata e stavamo sul balcone finché ad una ad una le luci si spegnevano e si sentiva solo più lo sciabordio del lago era proprio bello e ci faceva particolarmente effetto perché in Italia c’era il coprifuoco e la sera era tutto buio. Il giorno dopo il nostro arrivo, vennero i Lattes cugini di Vittorio, da Locarno a salutarci, e ottenemmo il permesso di uscire senza accompagnamento, Lugano era una città molto carina, sul tipo delle nostre città, con bei negozi e un discreto movimento, potevamo uscire ogni volta che chiedevamo il permesso adducendo varie scuse: stavamo dunque assai bene
Il viaggio
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