Mestieri
casalingaLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
SvizzeraData di partenza
1944Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Dopo alcuni mesi caratterizzati da un confino “dolce” in diverse località della Svizzera, con la fine della Seconda guerra mondiale e la liberazione dell’Italia, la famiglia ebrea dei Luzzati, che era stata costretta a fuggire a causa delle persecuzioni fasciste, può finalmente fare il suo ritorno in Italia.
Ad uno ad uno conobbi tutti i ragazzi e le ragazze del campo, ve ne erano di italiani, iugoslavi e polacchi, tutti gentili e simpatici. Io intanto avevo cambiato lavoro ed ero passata all’office servivo a tavola, apparecchiavo, sparecchiavo ecc. C’era l’uso di ballare il sabato sera e la domenica fino alle undici, al piano una signora jugoslava, e io facevo bellamente tappezzeria: poi Jone e Alda si occuparono di me per migliorare un po’ il mio aspetto, mi insegnarono a pettinarmi, a vestirmi un po’ meglio e la vita prese il suo ritmo, i giorni passavano, passavano le settimane, agosto settembre.. andammo in congedo io a Montreux, la Mamma a Lugano: io andai all’albergo dove stavano i Luzzati, i Misrachi e gli Errera, ma fui quasi sempre invitata a pranzo e a cena dalla zia Claudina, da Nella Fubini, dai Treves, dopo quattro giorni di euforia il ritorno al campo era triste, e lo fu sempre dopo i congedi, ma presto ci si riabituava al tran tran, intanto avevo fatto delle amicizie, con Jone, che sarebbe in seguito diventata mia cognata, con una ragazza bulgara, che si chiamava Greta Baruch, e con molti altri; intanto Fausto nel mese di ottobre era venuto a stabilirsi anche lui a Finhaut, dove era già venuto alcune volte in congedo, Bianca ebbe la liberazione per Ginevra, dove andò ad abitare con la famiglia, andammo a salutarli a Losanna, dove ci fermammo una giornata e potemmo così visitare questa bellissima città. Fummo invitati a casa di Lele, che viveva con Livio Zeller, in una casetta composta da due camere ed una cucinetta, così piccola da non potersi neppure muovere, ma con tutte le pareti ornate dai suoi quadri nel più grande disordine la camera di Lele, ordinatissima quella di Zeller. Ci offrirono un pranzetto molto buono, e non vollero a nessun costo essere aiutati: mangiammo una buona minestra di orzo, pallottoline di carne con patatine fritte e frutta.. Ci raccontarono che avevano già ricevuto 80 persone diverse, tante volte. Nel pomeriggio facemmo qualche spesa e poi alle quattro andammo alla stazione e salutammo Bianca in transito per Ginevra; verso le 6 tornammo a Montreux dove finì il nostro congedo. A Montreux stavamo sempre molto bene accolti con grande gentilezza e invitati da tutti, a colazione e a pranzo, ora dall’uno ora dall’altro dei nostri parenti. La vita scorreva tranquilla mese dopo mese, seguivamo appassionatamente le vicende della guerra, e quando i tedeschi perdevano vivevamo giorni interi nella speranza di una prossima fine che ci permettesse di tornarcene a casa, me ecco che dopo pochi giorni avveniva un periodo di relativa calma e riorganizzazione, che ci ributtava nell’apatia dell’idea che questa guerra non sarebbe mai finita invece finì… alla fine di aprile, e precisamente il 25 aprile 1945.
Luglio 1945, Ritorno in patria. Ci lasciarono partire il 20 luglio, su un convoglio insieme a molti altri italiani. Dopo aver attraversato tutta la Svizzera passammo il confine a Como accolti da due ali di folla acclamanti. Eravamo molto contenti, ma confusi; ci fu molto di aiuto Andrea Cammeo,fratello di Ione, che essendo riuscito a partire con il primo convoglio subito dopo il 25 aprile era già ambientato in Italia ed era venuto ad incontrarci a Como.
Il viaggio
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