Mestieri
Corpo forestaleLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
UgandaData di partenza
2002Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Costruire una falegnameria, un’officina e completare alcuni alloggi. Sono gli obiettivi ai quali si dedicherà Giuseppe Giorni durante la sua permanenza nella sperduta missione di Kyamuhunga, condotta dai padri comboniani in Uganda.
Sabato 26 gennaio 2002.
Per tutta la mattina mi sono goduto le comodità che mi venivano offerte. Il pranzo è stato a base delle specialità ugandesi. Il pomeriggio visita alle sorgenti del Nilo. Per entrare bisogna fare una lunga contrattazione per stabilire il prezzo di ingresso che si aggira in poche centinaia di lire a testa. Per strada incontravamo, donne con uno spettacolare senso dell’equilibrio, che trasportavano sulla testa stagne piene d’acqua ed un bambino legato sulla schiena. Non tutte desiderano essere fotografate me ne ero accorto anche il primo giorno che sono arrivato. Il motivo, pensano che gli vengano sottratti spiriti buoni e immessi spiriti cattivi. Per questo bisogna sempre chiedere prima di fotografare. Finalmente ho visto un vecchio, il primo e per giunta chiedeva l’elemosina con tanta dignità facendo pena per come era ridotto. Uno di noi ha detto di non dargli nulla suscitando in me una reazione, ma se siamo venuti qui per aiutarli. L’immagine di questa degnissima persona mi rimarrà in mente per come si è comportato, accettando 1000 scellini, poco più di mille lire, guardandomi con espressione di gioia e di ringraziamento infinito, benedicendomi. Trascinandosi sui piedi scalzi, si è allontanato come per dire, sono contento così, non ho bisogno di altro.
Domenica 27 gennaio 2002.
E’ impossibile poter descrivere le paure, emozioni, sensazioni di oggi. I 400 km che distano da Kampala a Kyamuhunga sono stati percorsi con un fuoristrada e tutto è andato bene. Solo di notte, ha detto il padre, sarebbe pericoloso percorrerla. Lui, quando parte, no non lo dice a nessuno, c’è il rischio di una imboscata per rubarti quello che hai. La Polizia non esiste per le strade in nessuna parte dell’Uganda al di fuori della città di Kampala. E’ stata tolta per il motivo che era troppo corrotta. Strada facendo dove era sicuro fermarsi, abbiamo comperato delle provviste. In un villaggio chiamato Kitowo al confine della vicina Tanzania dove è stata scoperta per la prima volta la malattia AIDS in Uganda, abbiamo avuto un po’ di paura, la strada era bloccata, si trattava di una lite tra alcuni abitanti del luogo. Non capivi il motivo per cui litigavano perché parlavano in dialetto. In Uganda esistono 17 lingue ufficiali più i dialetti. Nella missione dove andiamo noi parlano la lingua runyakore. Il sensazionale l’abbiamo provato quando siamo entrati nella giurisdizione dove opera il Comboniano. Gente che correva ai margini della strada salutandoci agitando le mani. Ogni tanto ci fermavamo per abbracciare questa gente. E’ indescrivibile il calore umano di queste persone. Dato anche dal fatto che il padre era assente da quasi tre mesi. Nella missione esiste già una scuola una chiesa un ospedale. I lavori da fare sono di finire una falegnameria e un’officina e completare alcuni alloggi. C’è da lavorare! Attualmente i nostri alloggi si trovano a dieci km circa ancora più all’interno, in una missione più piccola che si chiama Bitoma.
Lunedì 28 gennaio 2002
Sveglia alle 6,30 Messa alle 7 colazione e poi via con il fuoristrada a percorrere circa 12 km. di strada ancora più all’interno. Questa strada è l’orgoglio di padre Franco, lui l’ha costruita con i soldi delle missioni, un contributo della provincia e la mano d’opera locale. Ora il suo desiderio è di poterla sistemare con un mezzo meccanico in dotazione alla missione di padre Jon a Kampala. Nella campagna vengono coltivate in ordine banane da cuocere, the, ananas, banane da frutto e caffè. Per la strada abbiamo visto tanti di quei bambini da non immaginarsi, da tutte le parti uscivano a salutarci. Molte volte ci siamo fermati per salutare con la stretta di mano. Testimoni tre trentini ho fatto il mio testamento, se dovessi morire in questa zona, mi devono seppellire nel posto costruendo una cappella con il mio nome. Padre Franco mi ha chiesto quello che dovevano scrivere nella cappella ed io non ho saputo rispondere e allora ho detto: quello che volete voi. Ho aggiunto però che tutti i miei risparmi liquidi fossero devoluti alla missione.
Il viaggio
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diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
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2002Periodo storico
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