Mestieri
Corpo forestaleLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
UgandaData di partenza
2002Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Tra i molti bambini poveri che popolano la missione di Kyamuhunga, ce ne è uno di nome Fransisco al quale Giuseppe Giorni si affeziona particolarmente. L’incontro con questo bimbo, con la madre, e con il resto della popolazione locale rappresenta per Giuseppe l’aspetto più luminoso di un’esperienza nella quale intravede però anche qualche ombra.
Martedì 29 gennaio 2002.
Alla missione dormiamo in piccole camerette il bagno è all’esterno ma dentro il muro di recinzione. L’acqua che adoperiamo per bere è quella piovana, deve essere fatta bollire per 10 minuti, quindi filtrata e miscelata con succo di frutta. Il vitto consiste in banane cotte che sostituiscono il pane, patate, piselli, fagioli riso certamente non cucinati alla nostra maniera. Che differenza fra gli stessi missionari, da padre Jon si apparecchia e si mangia all’occidentale, mentre da padre Franco si mangia all’africana. Dopo la prima settimana ha aggiunto la pasta asciutta al menù.
Mercoledì 30 gennaio 2002.
Il padre si raccomanda di non dare nulla ai bambini che vengono alla missione. Io questa mattina, dopo la messa, al chierichetto senza che mi chiedesse nulla gli ho dato un paio di jeans nuovi che erano di mio figlio. Era così contento che brillava dalla gioia e dopo pochi minuti è ritornato con un coniglio in mano per donarmelo. Oggi stesso lo abbiamo mangiato. Ho notato che i bambini più svegli sembrano anche i medo poveri dall’aspetto e sono quelli che chiedono di più. La gente più povera vive in capanne fatte di fango e canne e percorrono chilometri per procurarsi acqua e legna, mentre quelli più abbienti, hanno le capanne con il tetto in lamiera. Di cosa vivono non lo so, naturalmente le banane cotte sono il loro pane quotidiano, alcuni strappano con i denti la canna da zucchero, la masticano e poi la sputano. Mangiano qualche patata dolce, qualche spiga di granturco. Ogni tanto per chi ce l’ha un coniglio o una gallina o qualche uovo. Con grande sorpresa dato l’orario ore 15,30 sento provenire dalla chiesa canti e suoni di tamburi, entro e vedo una cinquantina di persone soprattutto mamme e bambini che pregavano cantando. Poi è arrivato padre Franco che ha celebrato la messa. Pur essendo giorno feriale molte donne erano vestite decentemente ed alcune di loro sedute sulle panche provvedevano ad allattare i bambini. Dagli atteggiamenti del padre, mentre celebrava, ho capito che non sopportava sentire piangere i bambini e forse per questo loro provvedono a farli poppare durante la messa. Tutti gli occhi ti sono addosso, mi sento io fuori dalla normalità anche se queste persone le amo le amavo anche prima di venire qua, ma ora che sento il loro calore, è tutta un’altra cosa. Questa mattina durante la messa, mi sembrava che un bambino sentisse freddo, l’ho preso e lo ho abbracciato ed a stento ho trattenuto le lacrime. Anche se la mattina presto è freschino, durante il giorno fa molto caldo, siamo in piena estate, le piogge sono scarse in questo periodo. Il padre ci chiede di risparmiare acqua, io non ho fatto ancora una doccia. Con molta riservatezza ho distribuito caramelle ai bambini che sbucano da ogni angolo e precipitano a nugoli verso chi offre una caramella, sembrano i piccioni di piazza del Campo a Siena.
Giovedì 31 gennaio 2002.
Il vangelo dice non giudicare, starò a vedere, ma dopo quello che ho notato ieri alla messa ho cambiato opinione … mi viene da riflettere anche su altre constatazioni. Io sono contento di come mi sto comportando, osservo molto e parlo poco soprattutto cerco di non essere l’ingenuo che sono. Fra poco più di tre ore potrò riabbracciare quel bambino lo vedo già in chiesa, li in prima fila tutto minutino che muove in continuazione le braccine strofinando le manine in mezzo alle gambe per scaldarsi, da come si comporta sembra un vecchino. E’ così dolce e timido come del resto lo sono tutti però ha un qualcosa in più per cui è diventato il mio preferito. Anche questa mattina puntualmente è arrivato, e’ ancora buio, non so con chi viene non so se ha i genitori, intanto io me lo abbraccio e me lo godo e lui è contento. All’uscita dalla messa l’ho preso per la manina e ci siamo nascosti per non farci vedere dagli altri; oltre alle solite caramelle gli ho dato dei pantaloni e lui tutto emozionato ripeteva in continuazione, grazie grazie in italiano. Mi sento soddisfatto oggi assieme a due operai ho ultimato il mio primo lavoro, sono contento perché è venuto bene, intanto il termometro continua a salire, siamo a trenta gradi all’ombra.
Venerdì 01 febbraio 2002.
Fra pochi minuti cominceranno a cantare i galli, sta per sorgere un nuovo giorno, una nuova esperienza di vita. I canti degli animali selvatici notturni mi piacciono poco perché emettono rumori strani, alle volte mi da l’impressione di sentire come se fossero persone che parlano. Con il padre parliamo sempre delle stesse cose, cioè lavori da finire, progetti da iniziare, è lui che tiene banco e questi sono i suoi argomenti. Ieri sera a cena era in vena di parlare anche di altro. Io gli ho domandato che i tetti in lamiera che si vedono anche da molto lontano perché con il sole luccicano non gli sembra che stonino in questa bella campagna, secondo lui no quando è arrivato qui non esistevano capanne rettangolari con tetti in lamiera, la gente non si riparava nemmeno dalla pioggia perché quando vengono i forti acquazzoni ci pioveva dentro. Queste costruzioni sono al 50% circa secondo la tradizione locale, mentre per il rimanente 50% hanno il tetto in lamiera. Dentro sono divise da un ingresso per l’accoglienza, una camera per i bambini ed una per i genitori, alle volte esiste anche un piccolo ripostiglio. I letti sono fatti di cannucce. Quando un figlio si sposa costruiscono una capanna vicino alla propria se ne hanno la disponibilità.
Sabato 02 febbraio 2002.
La giornata inizia poco bene, mi sono beccato un bel raffreddore, ci voleva dopo che mi è passata l’infezione del dito. Ieri sera dissi al padre che sudavo tanto anche senza fare nulla e sentivo caldo, mi misurai la febbre, il termometro rimase a 35/5, il padre disse che era debolezza, lo credo bene. Io non so se lui lo fa per sacrificio, per tirchiaggine, per le scomodità, il fatto è che da quando siamo qui abbiamo mangiato soprattutto patate, ceci banane cotte riso tutto senza condimento. Mi domando almeno l’ananas ce lo potrebbe dare dato che è un frutto del luogo. Penso se noi europei dovessimo mangiare quello che mangiano qui, camperemmo molto meno. Io li vedo sempre con una spiga di mais in mano o un pezzo di canna da zucchero. Dato che questa notte non ho dormito non mi sentivo in condizioni di andare con loro a lavorare alla missione di Kyamuhunga, sono rimasto alla missione di Bitoma. Questa mattina non sono andato alla messa, il mio amore era li ad aspettarmi come al solito, mi hanno detto. So che si chiama Fransisco, ha sei anni una madre e tre fratelli più grandi e abita non molto distante dalla missione. Oggi a tavola Aldo ha detto al padre che vuole tornare in Italia in anticipo a costo di ripagare di nuovo il biglietto, staremo a vedere cosa succede, non ha tutti i torti.
Il viaggio
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2002Periodo storico
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