Mestieri
insegnanteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
CamerunData di partenza
1991Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Nel 1997 Isabella Paci torna in Camerun e può ammirare la fase operativa del progetto di cooperazione allo sviluppo per il quale ha prestato il suo lavoro volontario a partire dall’inizio degli anni Novanta.
Due anni dopo. La grande costruzione è in via di conclusione. È stato costruito tutto, mancano le rifiniture, tutto è in funzione.
Ho trascorso vari lunghi periodi in quell’angolo di Africa, per alcuni anni. L’ultima volta che mi sono recata sul posto con la mia cara amica Anna con la quale ero già stata varie volte, era perché si inaugurava la cosa per la quale avevamo lavorato chi tanto (Anna) chi solo un po’(io). Non parlo di chi ha dato l’anima e il corpo., mon Père. Tutta la vita si svolge ora in città perché la cosa è stata costruita proprio in centro. Io ho una bella stanza due volte più grande di quella che avevo quando ero sulla collina.
Non posso più dire ” parva sed apta mihi” Non sono più addetta ai salari, c’è ora un vero e proprio ufficio fornito di computers e di esperti ragionieri. I ragazzi sono alloggiati in vere camerate. L’edificio si sviluppa in vari piani. Non si fa altro che salire e scendere. Dal piano cucine, mensa al piano camerate, docce , al piano aule . In alto lavanderie, stiratura, cucitura … Riprendo la mia attività riguardante l’alimentazione degli allievi che sono un centinaio. • C’è una nuova ragazza senza figli, è giovane, deve imparare la cucina italiana, molto apprezzata dai sempre numerosi ospiti di passaggio. Ma ci sono anche i volontari, ormai in pensione, che a loro spese vengono a prestare la loro opera di esperti operai, elettricisti… Mon Père vuole mettere i pannelli solari per ottenere acqua calda a basso costo. Sono venuti in tre , sempre dal Veneto, e si danno da fare. Ci sono le cuoche per i ragazzi. Maltifigoi non c’è più. Ha finito il suo corso con gli altri ragazzi del nord. Ma pare che le cose lassù non vadano come si sperava. Mon Père non è contento. E’ difficile mettere su un atelier se non trovi chi te lo finanzia. Non c’è più Agnes né Dorothée che non se la sono sentita di trasferirsi in città. Anche Antoinette non c’è più. Purtroppo. Mon Père ci racconta che è finita all’ospedale per un certo disturbo non ben identificato. È morta. Ho provato una stretta al cuore. Era quella più indifesa con tutti í suoi figli, il marito inetto e la sua volontà di farcela.
Certo l’edificio è molto bello, ma devo dire che preferivo la collina. Qua fa molto più caldo, e l’aria è certamente più inquinata per la polvere che si solleva dalle strade non tutte asfaltate. Continuo a fare la turista. Fotografo due ragazzini: una bimba con un enorme sacco in verticale in testa tenuto in perfetto equilibrio mentre le mani sono occupate a tenere una scatola dí cartone, il maschietto invece a stento riesce a sorreggere sempre in testa un modesto sacco con tutte e due le mani. Le suore italiane ci sono sempre e stanno lavorando sempre molto bene. Il contributo di suore brasiliane, indiane, linfa nuova, permette loro di tenere in piedi le attività e di aprire nuovi spazi per possibili vocazioni.
Non c’è più Vincent , che ha finito il suo periodo d’ingaggio, non c’è più Gabriele che ha visto prima in pericolo il suo progetto poi riprendere anche se faticosamente.
Il viaggio
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