Paesi di emigrazione
IsraeleData di partenza
1965Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)In un crescendo di entusiasmo e di passione religiosa, Assunta descrive il passaggio da Nazareth verso Gerusalemme, tappe cruciali di un viaggio in Terra Santa intrapreso nel 1965 e che non dimenticherà mai per tutta la vita.
Lasciamo con vero rimpianto Nazareth: tutto ciò che la città e soprattutto i suoi dintorni hanno suscitato nel nostro animo non sarà facilmente dimenticabile. In un comodo e moderno pullman iniziamo il viaggio verso Gerusalemme, percorrendo la piana di Esdrelon ubertosa e benissimo coltivata ed irrigata. Prima di giungere a Tel Aviv, si attraversano per chilometri e chilometri coltivazioni di agrumi, di cotone, di olivi, di banane, coltivazioni che hanno fatto delle campagne israeliane un immenso giardino: Tel Aviv è una bella e moderna città, di tipo occidentale: molti ricchi ebrei residenti in ogni parte del mondo hanno costrutto qui lussuose dimore che conferiscono all’ambiente un tono di eleganza e di signorilità. La capitale del nuovo Stato di Israele è in continua espansione; la parte vecchia della città, chiamata Gialla, racchiude quartieri tipica mente orientali ed è ricca di ricordi biblici interessantissimi.
Lasciata la più grande città dello Stato di Israele, proseguiamo in direzione di Gerusalemme, pregustando già l’impressione che certamente ne riporteremo; avvicinandoci alla meta, rileggiamo durante il viaggio i versi del Tasso e quando superiamo l’ultima collina e la città di apre al nostro sguardo, proviamo una intensa commozione nel ripetere le parole: “Ecco apparir Gerusalemme si vede, ecco additar Gerusalemme si scorge”, comprendendo l’emozione profonda, l’entusiasmo e la soddisfazione che dovettero riempire il cuore dei Crociati alla vista della Città Santa. Consideriamo quali immensi sacrifici richiedesse la partecipazione alle Crociate e la appartenenza a quelle milizie che si prefiggevano la liberazione del Sepolcro di Cristo, sacrifici che riterremmo oggi insostenibili e che, purtroppo, non conseguirono i nobili scopi che li animavano. Oggi la città è tagliata in due da un confine quanto mai assurdo: la parte israeliana è moderna e piena di dinamismo. La parte giordana conserva un carattere tipicamente orientale ed è permeata dai Misteri della Redenzione che ebbero qui il loro compimento: dopo il pranzo andiamo ad Ain Karem (patria di S. Giovanni Battista) e visitiamo la Basilica che ricorda l’incontro tra la Madre di Gesù e S. Elisabetta, madre del Precursore. Sul piazzale antistante la chiesa, lungo il muro di cinta, alcune lapidi marmoree riportano scolpito il “Magnificat” in tutte le lingue del mondo. L’Inno che la S. Vergine elevò a Dio in quella occasione e che nessun cuore umano poteva concepire più alto per umiltà e grandezza, costituisce un monumento perenne di elevazione e l’idea di riportarlo inciso sulla pietra perché ogni visitatore potesse ripeterlo nella propria lingua, è stata un’idea quanto mai opportuna e che suscita vera e profonda commozione. La Basilica è molto bella, come tutte le chiese che in Palestina ricordano i grandi eventi connessi con la Redenzione ed il Magnificat cantato tra le sue mura rende vivo e palpitante lo slancio che pose sulle labbra della Madre di Dio le profetiche parole. La prodigiosa duplice maternità che forma l’origine dello storico incontro dette all’umanità “il più grande tra i nati di donna” e che doveva essere la “voce” man data da Dio per invitare gli uomini a “preparare le vie del Signore”; mentre colei che tutte le generazioni chiameranno beata, portò nel mondo quella luce di redenzione che avrebbe costituito nei secoli il punto di incontro e il segno di contraddizione.
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