Mestieri
commessoLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
EtiopiaData di partenza
1936Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Nel febbraio del 1936, mentre la guerra tra l’Italia fascista e l’Impero d’Etiopia è in corso, il soldato Olimpio Pasquinelli arriva a Massaua, in Eritrea, tappa di avvicinamento alla zona delle operazioni militari.
11 febbraio 1936, da bordo del “Liguria” Ore sette e trenta: pure stamane il cielo è coperto, il mare è calmo, non tira vento come ieri, perciò oggi fa molto caldo; in giornata avvisteremo la costa Africana, per ora scorgiamo qualche isola. Nel pomeriggio alle ore diciassette entriamo nel porto di Massaua e gettiamo le ancore. In questo porto un gran da fare: molti piroscafi carichi di materiale bellico e d’ogni altro genere sono accostati alla banchina come noi, ed altri che aspettano il loro turno a largo per avvicinarsi alla banchina e scaricare il loro carico. I facchini indigeni lavorano notte e giorno per scaricare questi piroscafi che arrivano continuamente e col caldo che fa qui a Massaua non so come resistano. La città non ho potuto vederla, sul porto c’è una banchina ove accostano i piroscafi che devono scaricare. Lunghissima, di fronte, c’è una fila di case tutte bianche (il bianco riceve meno calore che altri colori) dove ci sono uffici e caffè e una bella e diritta strada asfaltata; per quanto ho potuto vedere, molte case a Massaua sono di legno, con delle verande sulla facciata dove gli abitanti alla sera ci si mettono sdraiati per respirare un po’ d’aria fresca che non c’è, molti ho visto che mettono addirittura il letto sotto la veranda ma chissà se riescono a dormire. Alla sera, ore diciotto, sbarchiamo, non vi dico la sudata ho fatto per portare giù il mio equipaggiamento che a dire il vero era assai pesante, ma col clima di qui ogni peso diventa tre volte maggiore di quello che è in realtà, tanto l’aria è soffocante. Sulla banchina ci inquadrano e stiamo qui fermi fino alle ventidue, ora in cui un’autocolonna di grossi autotreni ci caricano e si parte per l’interno. Tutta la notte abbiamo viaggiato e per di più sempre sotto l’acqua, viene giù così fitta e con tanta violenza che in pochi minuti siamo tutti inzuppati, a metà strada si fa una sosta, non so cosa ci sia qui, è ancora notte, ho visto un po’ d’alberi in qua e là e una capanna, poco dopo degli ascari (soldati indigeni) ci portano del the che distribuiscono un po’ a tutti, poi partiamo; intanto ha smesso di piovere, però siamo tutti bagnati e non fa piacere sentirsi la roba che fa ghiaccio e così si marcia tutta la notte.
12 febbraio 1936, dall’autocolonna Stamane cielo mezzo coperto, alle ore nove arriviamo a Addì In questo tratto, per quanto mi è dato vedere, il terreno è mezzo sabbioso, poca vegetazione e molto ciottoloso. Addì Ugrì è un paese piccolino ma graziosetto, dà l’impressione per un po’ di trovarci a casa nostra. Le vie sono alberate a alberi del pepe e sono polverosissime, quando passa una macchina ci vuole la maschera per respirare; intanto siamo fuori paese e, trovato un po’ di terreno pianeggiante, ci fermiamo. Nel pomeriggio piantiamo le tende e qui restiamo per il resto della sera perché non ci è permesso uscire dall’accampamento.
13 febbraio 1936, Addì Ugrì Cielo sereno, pure qui fa molto caldo: sotto le tende non ci riesce di starci, poi noi lo sentiamo molto di più il caldo perché siamo appena arrivati in colonia e bisogna che ci abituiamo a questo clima, allora per quanto caldo non darà più fastidio come ora; per fortuna si sta levando un venticello frescolino che ci aiuterà a passare meglio la prima giornata in terra Africana. Questa sera ci è concesso di uscire: andiamo in paese, comperiamo del pane e qualcos’altro, perché quello che ci hanno dato in compagnia oggi non era mangiabile (piccolo, ammuffito e pieno di animali morti e vivi). Intanto giunge notizia che a circa sessanta chilometri da qui è accaduto un fatto raccapricciante. Una banda di armati abissini ha assalito il cantiere Gondrand facendo massacro di molti nostri operai, si dice settanta.
Il viaggio
Mestieri
commessoLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
EtiopiaData di partenza
1936Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Gli altri racconti di Olimpio Pasquinelli
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