Paesi di emigrazione
KenyaData di partenza
1979Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Mariuccia Ragaù, missionaria italiana in Kenya alla fine degli anni Settanta, racconta il suo primo approccio con l’Africa e, soprattutto, con le abitudini alimentari locali.
Nguviu, 28 marzo 1979
Agli amici del C.M.D. di Trieste
Carissimi, come sapete, siamo giunte, e così incominciò il nostro cammino. Domenica pomeriggio Maria si annoiava e Marialia, imbarcateci sulla Land Rover, ci ha portato a Kairuri a prelevare Moko, sacerdote novello, che celebrava là. Erano finite le danze esterne, ma dovevano servire il pranzo e così ci hanno invitate. Siamo entrate nella casetta vicina alla chiesa, dove, seduti in duplice fila attorno alla sala, c’erano un centinaio di invitati. E’ iniziato il rito della purificazione o, semplicemente, il lavacro di tutte le mani. Poi sono entrate alcune donne della VUSA (Azione Cattolica) con delle pentole nere nere ed è incominciata la distribuzione del “kithiri”, un pastone duro di mais, fagioli, patate, uova e banane che mettevano a cucchiaiate nella mani dei presenti. Occhi curiosi ci osservavano, soprattutto la fila dei bambini seduti davanti a noi. Ho mangiato lentamente per evitare il secondo giro ed uno, seduto vicino a me, gentilmente mi dava tutte le spiegazioni su ciò che mangiavo. Maria, approfittando della mia giacca a vento, con aria noncurante ha fatto sparire nella mie tasche ciò che il suo stomaco si rifiutava di accettare. Una donna incinta aspettava con il cucchiaio sospeso davanti a me per rifilarmi la seconda porzione. Insisteva col dirmi che dovevo diventare grossa come lei! Non era ancora finita. A questo punto sono entrate in scena due enormi “kenya” (=zucche secche) riempite di “ucuru” ed hanno iniziato a scuoterle con energia accompagnando i gesti con un ritmico canto per amalgamare il tutto: latte, miglio fermentato e banane. Sono passate con la ciotola, (metà zucca) e ho fatto tanta fatica a deglutire quella loro delizia. Lunedì mattina non c’era Dionisio, il nostro cuoco, e essendo andata Marialia a Nairobi con la suora di un’altra missione, ci siamo date da fare per preparare il pranzo con quello che siamo riuscite a trovare. Ho pregato Maria di macinare un po’ di caffè e lei, preso il macinino, è uscita per stare all’aperto. Apre il piccolo cassetto del macinino e lì incomincia ad uscire un’intera tribù di “bacoleti” (=scarafaggi). Lascia la presa, rovescia il tutto, si allontana di qualche passo con la faccia stravolta, ma non si perde di coraggio. Schioda il fondo al macinino, toglie i nidi interni, controlla tra gli ingranaggi e va a ficcare il tutto nell’acqua corrente, mette ad asciugare al sole, alla fine tutto è pronto per preparare un caffè fresco. Questo è per il momento il nostro incontro con l’Africa. No, dimenticavo di dirvi che domenica mattina, girando a piedi per la missione, abbiamo discusso per mezz’ora in inglese con tre ragazzi.
Ieri siamo state con Piero a Kieni, Maria comincerà domani il suo servizio con la dottoressa Giulia Palau. Per il mio kikuyu ancora non si sa, perché la suora di Nairobi è troppo impegnata e nell’attesa che mi trovino un’altra sistemazione, ho incominciato a studiarlo per conto mio. Qua la convivenza è passabile. Ci avevano preparato anche una rosa ma ciascuna, il giorno del nostro arrivo. Sabato sera abbiamo celebrato l’eucaristia assieme a Giampaolo, la liturgia della Parola non poteva essere più appropriata: il “fiat” di Maria. Leggere nella nostra vita, cogliere nei semplici fatti e gesti di ogni giorno qual è la volontà di Dio non è sempre facile. In questo mio trovarmi tra fratelli africani hanno contribuito tante cose al di fuori della mia volontà. Di mio c’è stata la disponibilità ad accogliere e vivere scelto di servire per amore, dal poter dire: “Eccomi, manda me!” senza sentirmi legata a niente e a nessuno. Ora vivo questa mia vita con la certezza di essere nel Suo volere. Vorrei essere capace di realizzare e vivere questo mio piccolo “fiat” con la disponibilità di Maria. Potete ricordarvi di chiedere anche voi questo per me? Chiudo con un grazie per i saluti calorosi della partenza. Buon lavoro e un abbraccio per tutti da
Mariuccia
Sappiamo vivere la novità eterna del Risorto! È questo il mio augurio pasquale.
Il viaggio
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