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PerùPeriodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Antonio Ratini, cooperante allo sviluppo attivo in Perù negli anni ’80, racconta i successi ottenuti con la sua attività ma anche le critiche ricevute all’interno del suo stesso ambiente per i progetti, spesso innovativi, portati avanti nel corso della sua attività.
La mia piccola, ma estremamente intensa esperienza fatta in Perù, mi aveva messo in contatto con organizzazioni di base, forze popolari, sindacali ed etnie depositarie di culture e saperi ancestrali che evidenziavano l’articolazione e la complessità della realtà in cui mi muovevo.
Le contraddizioni, emergenti e non, che si esprimevano tanto a livello di base che nei distinti livelli di organizzazione (in termini sia sindacali che di organizzazione del lavoro) evidenziavano forme e metodi di lotta nonchè le articolate evoluzioni del pensiero, che si potevano osservare sia nel Perù del passato che in quello presente. La dinamicità politica e sociale mi affascinava, l’umiltà e le crisi professionali e personali, con le quali mi approssimavo al confronto senza annullarmi, erano estremamente costruttive. Tutto questo cercavo di ricodificarlo e renderlo trasmissibile presso la ONG appartenente, presso le altre ONG, presso gli amici. Non era semplice. Il progetto Matachico aveva ricevuto critiche “generiche” alle quale risposi con un articolo pubblicato su “Volontariato nella Cooperazione Internazionale” dal Titolo “Agricoltura: sviluppo autocentrato e sviluppo autodeterminato” nel maggio del 1984. Alcuni mi accusarono di salti nel buio e di avventurismo quando proposi le organizzazioni di base popolari (che nel caso specifico delle Comunità Contadine peruviane hanno anche riconoscimento giuridico e politico dallo Stato) come soggetti della cooperazione facendo coincidere in esse ciò che noi, “Operatori allo Sviluppo”, intendiamo come “controparte” e come “beneficiari”. Altri mi accusarono inoltre di utopie incongruenti quando parlavo di “processi autocentranti” nei progetti di sviluppo. Furono sette mesi intensi di ricerche, di riflessioni e di azioni costanti, in breve, di crescita. Tornai in Perù nel 1984 questa volta come volontario nel progetto, precedentemente elaborato nella Comunità Contadina di Catacaos, la più antica e la più grande del Perù, una realtà stabile, forte, difficile. Questo mi ha permesso di approfondire un processo di compenetrazione ed osmosi che si sviluppò in una crescita costante che si è estesa oltre i limiti istituzionali del progetto ed i tempi da esso imposti. Fu un progetto che a mio parere raggiunse tutti gli obiettivi, generali e specifici, con una efficacia evidente, una efficienza rafforzata anche da una grande partecipazione popolare ed una sostenibilità riscontrabile dal fatto che a tre anni dalla fine del progetto, i processi messi in atto dall’intervento proseguono e si sono ampliati senza ulteriori interventi esterni. Il progetto evidenziò tematiche, creò precedenti che entrarono poi in dibattiti a livello nazionale. In questi due anni si affinarono decisamente le mie capacità progettuali, di gestione ed analisi.
Il viaggio
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